Chiamata alla responsabilità politica


Siamo arrivati alla fine della fase estiva che segna anche un po’ la fine della prima fase di questo anno.Settembre non è solo il momento della ripresa preautunnale,ma anche una occasione naturale di riflessione su noi stessi, anche sugli altri, di chi ci vive attorno principalmente, amici e non amici che siano.Per me poi è il momento di una riflessione sull’Italia, che mi appare ormai irriconoscibile nel suo carattere nazionale, che quando è vivo lo è per la bellezza dei suoi valori morali e la ricchezza della sua identità culturale.

Per venire al dato politico, diciamo subito che il quadro politico di insieme è drammatico. Il governo Meloni e il centrodestra dominano incontrastati su una opposizione di sinistra incapace di costituire e dunque di rappresentare una piattaforma politica seria e alternativa alle logiche neoliberiste e puramente economiciste dei poteri di Bruxelles. L’adesione all’europeismo in una gran parte dell’opinione pubblica cresce progressivamente in un modo sempre più sostanziale. E’ divenuta ormai una normalità la perdita da parte dell’Italia della sua sovranità statale e popolare, e dei due fondamentali corollari che ne discendono, della democrazia effettiva e della tutela dell’interesse nazionale. Un voltafaccia spaventoso quello del centrodestra, che per quasi venti anni ha giurato e spergiurato fedeltà a quei due grandi e nobili concetti che sono la patria e l’Italia. Vigliacchi. Per noi si tratta di un danno incalcolabile e di una colpa che non perdoneremo mai e poi mai. Non ripetiamo ancora il contrasto stridente che sussiste tra i valori fondativi dell’U.E e i principi politici per noi irrinunciabili della sovranità popolare, della autodeterminazione dei popoli e dell’autogoverno libero delle nazioni (Preambolo e art.1 par.2 Statuto dell’ONU). E’ necessario invece vedere nei fatti come l’europeismo determini con le sue politiche di espansione imperialista, mascherate dall’imperativo discutibile di espandere la democrazia e di imporre nel mondo la legge degli scambi commerciali, la cancellazione della giustizia, della pace e del diritto naturale dei popoli alla libertà politica. Per fare questo, guardiamo alla politica estera, quell’ambito di attività dello stato, che deve impegnare un paese alla tutela del proprio interesse nazionale, mettendo allo  stesso tempo in gioco il proprio senso dell’onore. Mi riferisco alla guerra di Israele contro Hamas e la Palestina, rispetto al conflitto russo-ucraino, perché emblematico della più grande violenza e spietatezza dell’imperialismo statunitense ed europeista a danno del popolo palestinese. Dall’inizio del conflitto, il 7 settembre dell’anno scorso, l’Unione Europea ha sostenuto sempre, in modo costante, la seguente linea: l’attacco stragista di Hamas è l’unica vera causa del conflitto in atto e Israele ha il diritto di difendersi nel rispetto delle norme del diritto internazionale relative ai diritti umani. Adesso, è proprio sulla base di questi due principi che si fonda il discorso storicamente falso e criminale che lo stato di Israele  porta avanti, per legittimare il così detto conflitto mediorientale, finalizzato ormai palesemente alla distruzione di Gaza e della sua popolazione civile. E che questo sia lo scopo lo dicono le dichiarazioni dello stesso primo ministro Netanyahu e del ministro della difesa Gallant. Non si può più non denunciare, in linea di fatto, la convergenza tra la posizione dell’U.E. e quella del governo Meloni. A niente valgono, chiaramente, le dure dichiarazioni di condanna,puramente formali dell’U.E. e della Meloni stessa, al governo israeliano, che pure non sono mancate nel corso di questo anno. Mai abbiamo visto prendere delle misure serie e gravi nei confronti di Israele per imporgli la cessazione del suo operato di morte. Così come mai abbiamo visto da parte di U.S.A  e  U.E una volontà effettiva ed efficace di imporre allo stato di Israele la soluzione da tutti richiesta disperatamente, un percorso teso finalmente a creare uno stato palestinese. Mai abbiamo visto una sola volta U.S.A. ed U.E impegnarsi per il rispetto da parte di Israele delle innumerevoli risoluzioni dell’O.N.U. relative al diritto dei palestinesi ad uno stato indipendente e sovrano e alla rimozione degli insediamenti illegali di Israele nel territorio legittimo dell’Autorità Nazionale Palestinese. Ora, mi chiedo come si possa ancora parlare dell’U.E.nei termini di una istituzione di democrazia, di giustizia e di pace. Il modello europeista che ormai (quasi) tutti convince e al quale si sono tutti assuefatti è tragicamente questo.

La nostra area, che si vuole realmente di Sinistra, in contrasto col conformismo mentale,culturale ed ideologico della “sinistra” ufficiale oggi all’opposizione, si tiene sempre fuori dall’azione politica. Dal 2015 in avanti, la nostra area ha prodotto movimenti di protesta ma anche di riflessione e di analisi di grande spessore. Malgrado ciò, manca ancora oggi un nucleo organizzato, una proposta e, meno che mai, un percorso politico alternativo e credibile. E’ sorprendente come non si senta da parte dei più di noi, la necessità di creare le condizioni della nostra unità, di costituire un minimo di aggregazione politica. Condizione questa ancora lontana e che sola ci permetterebbe di uscire dalla inazione  e dalla esclusione dalle dinamiche reali della politica. Si impone oggi una questione di responsabilità che nessuno di noi deve eludere. Il rischio concreto a cui andiamo incontro, di questa dispersione e del nostro attendismo a tempo indefinito, è una nostra sconfitta che sul lungo periodo, potrebbe essere irrimediabile.

Fonte foto: da Google

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