Roberto Cingolani ministro della Repubblica per la transizione energetica al Tg2 Post ha dichiarato:
“Il problema è capire se continuiamo a fare tre, quattro volte le guerre puniche nel corso di dodici anni di scuola o se casomai le facciamo una volta sola ma cominciamo a impartire un tipo di formazione un po’ più avanzata, più moderna a cominciare dalle lingue, dal digitale. Serve formare i giovani per le professioni del futuro, quelle di digital manager per la salute, per l’energia per esempio. Lavori che nemmeno esistono oggi. Cosa hanno studiato a scuola i miei figli? Le guerre puniche, come me che ho 56 anni ma che appartengo alla generazione carta e penna”.
Eliminare la storia, disciplina giudicata inutile dal sign. Cingolani, significa cancellare la condizione umana degli uomini e delle donne che ci hanno preceduto e che continuano a vivere con noi in un legame invisibile. Senza storia personale l’essere umano è poca cosa, è un corpo sotto i riflettori del dominio, senza pelle, e dunque senza difesa. Un popolo senza storia e memoria non solo banalmente può facilmente ripetere gli errori e gli orrori del passato, ma specialmente è colonizzabile. Senza storia pensata non si hanno paradigmi per capire il presente ed i suoi pericoli. Senza storia l’essere umano è senza identità patria e dunque, è esposto ad ogni genere di manipolazione. Nella visione tecnocratica di Cingolani l’essere umano è senza volto e vita interiore: un automa consegnato al servizio del mercato e del capitalismo globale. Non è ignoranza, ma una visione del mondo che si traduce in una concezione della scuola come laboratorio al servizio del mercato, in cui il servizio pubblico diviene il vassallo del padrone-mercato. La dichiarazione è organica all’azione politica in atto, si vuole modernizzare la scuola privatizzandola nella gestione ed eliminando il pensiero astratto. Il ministro dell’istruzione vorrebbe eliminare lo scritto di italiano dalla maturità e favorire le iscrizioni agli istituti tecnici, e ai corsi post-diploma. Sono iniziative che hanno l’intento di abbattere il sapere critico e creativo per sostituirlo con discipline utili al potere. Il messaggio che Cingolano ha lanciato è un invito a non studiare storia, ma di dedicarsi alle discipline utili. I buoni politici, come i buoni padri, dovrebbero donare messaggi positivi e non certo favorire la diserzione dallo studio, non secondario è il messaggio ai professori di storia dichiarati pubblicamente inutili, ed è il caso di dire “superati dalla storia”, questa è la percezione che si può trarre. Le pubbliche parole di un ministro hanno un valore che impatta sulle coscienze dei cittadini.
La barbarie alle porte
La visione antropologica del governo Draghi e dei suoi accoliti è chiara: bisogna ridimensionare ogni “azione interiore” per favorire un’umanità pronta al transumanesimo e negare la sua natura comunitaria e razionale. C’è da chiedersi: Cosa resta di un essere umano se è privato della storia? Probabilmente nulla, solo nuda viva che lavora per il PIL. Il regno delle passioni tristi si sta delineando con parole che solleticano l’utile e il lavoro, ma entrambe, sappiamo, sono in estinzione grazie alle tecnologie che non compensano la perdita delle professioni con le nuove. Chi conosce la storia sa bene che il problema della disoccupazione è legato, anche, alle tecnologie. L’affermazione secondo cui è inutile ripetere gli stessi contenuti e concetti è chiaramente scientista e positivista: il tempo della vita non conosce eguali ripetizioni, ma è capace di riposizionare i contenuti su strutture di consapevolezza che possono evolversi o involversi. L’obiettivo dell’istituzione scolastica è favorire la conoscenza di sé e della realtà mediante l’esperienza culturale condivisa. In tal maniera il tempo presente è pensato e ciò non può che essere causa di partecipazione sociale e politica al proprio tempo, ma evidentemente i distruttori della tradizione scolastica e dell’umanesimo hanno altri obiettivi. Se guardassero con gli occhi della mente il presente, si renderebbero conto che i nostri figli necessitano di umanesimo e comunità, di sola tecnologia non solo muoiono nello spirito, ma spesso anche nei corpi: non vi è tecnologia che possa donare il senso dell’esistenza. Siamo dinanzi ad uno degli innumerevoli episodi che confermano la barbarie che avanza. In conclusione ricordiamoci le parole di Jan Patočka:
“La situazione dell’uomo è qualcosa che si modifica se ne prendiamo coscienza. La situazione ingenua e la situazione cosciente sono due situazioni diverse. Quindi, la nostra realtà – e la nostra realtà è sempre in una situazione, – subisce un’alterazione se viene riflessa. Occorre naturalmente stabilire se la riflessione come tale implica eo ipso un cambiamento in meglio. Questo non va da sé. Ma, in ogni caso, la situazione riflessa, diversamente dalla situazione ingenua, è spiegata fino a un certo punto o, quantomeno, in via di spiegazione[1]”.
[1] Jan Patočka, Platone e l’Europa, introduzione 1. Situazione dell’uomo
Fonte foto: Agenzia Dire (da Google)