Se fino a ieri avevo qualche perplessità circa la premeditazione degli incidenti avvenuti ieri a Roma provocati da un gruppo di squadristi neofascisti, queste sono svanite nell’arco di meno di ventiquattrore. E’ stato sufficiente rileggere le dinamiche dei suddetti incidenti e soprattutto la reazione di tutto il sistema mediatico per capire che non siamo di fronte ad un fatto casuale. E se anche lo fosse non cambierebbe l’uso strumentale che ne è stato fatto dal sistema mediatico-politico.
Conosco Roma come le mie tasche, è assolutamente impossibile e impensabile che un gruppo di qualche centinaio di persone proveniente da Piazza del Popolo possa arrivare alla sede della CGIL senza essere notato dalla polizia. Semplicemente, non è realistico. Non è realistico che la sede della CGIL sia stata lasciata senza neanche un blindato o almeno un paio di camionette di sorveglianza (stanno normalmente di guardia anche davanti alle ambasciate), non è realistico che questi teppisti siano stati lasciati liberi di inscenare la loro gazzarra pressochè indisturbati per lungo tempo ed è ancora più irrealistico che abbiano potuto bloccare il Muro Torto sempre da Piazza del Popolo, da dove si sono poi diretti verso Corso d’Italia dove c’è appunto la sede della Camera del Lavoro. Le vie di uscita per defluire dalla piazza dovevano e potevano essere altre. Non entro nel merito perché questo post non vuole essere un trattato su come gestire “tecnicamente” la piazza ma non c’è dubbio che quanto avvenuto poteva tranquillamente essere evitato.
Se, dunque, la questura (e quindi il governo) lo avesse veramente voluto, i fascisti non avrebbero avuto la possibilità di fare alcunchè. Semplicemente, li hanno lasciati fare. Perché?
Oggi tutte le televisioni e tutti i giornali hanno suonato all’unisono lo stesso spartito: il ritorno del fascismo. Nella trasmissione domenicale della Annunziata un coro salmodiante a voci unificate ha visto il segretario della CGIL, Landini, il leader di Forza Italia, Tajani e il direttore di Repubblica (ex La Stampa), Molinari (uomo della Fiat-FCA) sintonizzati sulle stesse note.
La musica è sempre la stessa. Si agita lo spauracchio per aggregare consenso intorno al blocco politico dominante. Ora, secondo la narrazione mediatica dominante, saremmo di fronte al pericolo di un ritorno in forze del fascismo, di una destabilizzazione del sistema ad opera di alcuni gruppuscoli neofascisti, in realtà manovalanza spicciola da sempre usata al bisogno, la funzione che i fascisti hanno storicamente e concretamente sempre svolto in ogni contesto e latitudine, al di là dei loro proclami ideologici.
Ma questa è una tesi priva di ogni fondamento. L’attuale sistema non ha più necessità e nessun interesse – per lo meno in questa epoca storica – all’instaurazione di regimi di tipo fascista, intesi nel senso tradizionale e storico. La sua riproduzione e soprattutto la costruzione e l’aggregazione del consenso è affidata a ben altre tecniche, dinamiche e processi di condizionamento e manipolazione culturale e ideologica. Società complesse come quelle occidentali contemporanee non potrebbero essere governate da regimi fascisti tradizionali. Anche una eventuale svolta autoritaria sarebbe attuata con ben altri meccanismi e in effetti questo processo è già parzialmente in atto. Diverso sarebbe, ovviamente, laddove ipoteticamente si verificasse un vero processo rivoluzionario, una rottura radicale del patto e della pace sociale. Solo in casi estremi come questo lo stato (in quanto strumento delle classi dominanti) tornerebbe a svolgere il suo ruolo tradizionale, senza mai dimenticare che il nostro paese è membro della NATO, con tutto ciò che ne consegue.
Ora il sistema politico si ricompatta intorno alla figura salvifica del premier rispolverando ipocritamente ancora una volta l’antifascismo di maniera. Sindacati, Confindustria, partiti, media, tutti allineati e coperti sotto la bandiera della lotta al fascismo. Mio padre, vecchio comandante partigiano, inorridirebbe, se fosse ancora in vita, di fronte a questo vergognoso scempio della resistenza e dell’antifascismo, lui che lo ha praticato, armi in pugno, e non nei salotti mediatici.
Trovo francamente stupefacente che moltissimi ancora non riescano a capire queste elementari dinamiche di manipolazione e riproduzione del sistema, tanto scontate per quanto antiche e collaudate. Eppure ci ricascano, sempre, puntualmente.
Nel frattempo lo sciopero generale di domani, indetto dalle organizzazioni sindacali di base contro le politiche del governo, è stato completamente oscurato, perché non si parla d’altro se non della kermesse nazionale che si terrà sabato prossimo a Roma indetta dalla triplice sindacale e sostenuta da tutte le forze politiche. Un primissimo risultato è già stato raggiunto. Ne seguiranno altri.
Fonte foto: La Stampa (da Google)