Queste sopra sono le parole testuali di un post pubblicato su facebook pochi giorni fa da una delle storiche e più importanti ideologhe del femminismo nostrano, Ida Dominijanni, subito dopo l’assassinio di Giulia Cecchettin.
Rispondendo ad un utente che le chiedeva “Armate?” soggiungeva “Sì, col coltello fra i denti, visto che ci scannano con le coltellate. Deve scattare il messaggio “chi la fa l’aspetti”. A seguire diversi commenti (oltre a qualche centinaio di like) che definire agghiaccianti è un eufemismo.
Siamo di fronte ad una forma di violento securitarismo ultrarepressivo e liberticida che non differisce in nulla dal tradizionale securitarismo della vecchia destra repressiva, reazionaria e liberticida. E’ soltanto l’altra faccia della medaglia. Partendo da contenuti diversi si arriva allo stesso obiettivo.
Come sappiamo, la vetero destra reazionaria e fascistoide oltre ad invocare la restrizione delle libertà, dei diritti e delle garanzie a tutela dei cittadini (e molto spesso la pena di morte), auspicava un modello di società nel quale ci si può anche far giustizia da soli – meglio ancora dando la possibilità a tutti di possedere delle armi da fuoco (negli USA è normale oltre che legale e infatti vediamo i risultati…) – e dove il diritto alla legittima difesa assumeva confini estremamente ampi. Il bersaglio di questa concezione e di queste politiche era fondamentalmente la conflittualità sociale e politica e i comportamenti considerati asociali. A farne le spese erano dunque le fasce sociali più disagiate ed emarginate e, naturalmente, il dissenso politico.
Il femminismo attuale è imbevuto della stessa logica repressiva e securitaria, cambiano solo i destinatari, in questo caso i maschi eterosessuali. Anche il metodo è lo stesso. La destra reazionaria utilizzava fatti di cronaca nera o anche politica per rilanciare puntualmente le sue campagne securitarie e liberticide. Il femminismo fa lo stesso, come avvenuto nel caso di Giulia Cecchettin, la cui tragica fine è stata biecamente strumentalizzata per riproporre la campagna di criminalizzazione del genere maschile e rilanciare politiche altrettanto repressive e liberticide.
Il paradosso è che la Sinistra – alla quale Ida Dominijanni da sempre appartiene essendo una delle storiche e più prestigiose (?!) firme del quotidiano sedicente “comunista” Il Manifesto – non solo si è sempre battuta per le garanzie e per i diritti di libertà ma anche per tenere in considerazione le famose attenuanti di vario genere (sociali, familiari, ambientali, psicologiche) che possono determinare un evento delittuoso.
Come possiamo vedere, quando c’è di mezzo la “violenza di genere”, tutta la tematica “garantista” viene mandata a farsi benedire e la “sinistra” (in realtà tutto il sistema mediatico-politico, compresa la destra di governo attuale) diventa tale e quale alla vetero destra reazionaria e forse ancor più forcaiola.
Una bella contraddizione, si direbbe, se la logica, la coerenza e il buon senso non fossero già stati gettati da tempo alle ortiche.
P.S. Solo per la cronaca. Ida Dominijanni è una di quelle che ha sostenuto Hillary Clinton alle elezioni presidenziali americane perchè, cito testualmente:” l’America delle donne che nella prima donna alla Casa Bianca vedono la dimostrazione che non ci sono limiti al desiderio di qualunque donna”…
Fonte foto: PiazzaPulita (da Google)