Mentre tutti i media, e in particolare i talkshow sono occupati a trattare il caso Cospito (un anarchico attualmente detenuto in regime di 41 bis, capo di un gruppuscolo di estremisti a metà fra il punk rock e il “centro sociale”, trasformato dai media in una pericolosissima organizzazione terroristica finalizzata al rovesciamento dello stato) il Consiglio dei Ministri ha approvato, fra gli applausi, il DDL Calderoli sulla famigerata Autonomia Regionale Differenziata.
Il che significa – e non vuole essere una boutade – che lo stato unitario italiano fra poco non esisterà di fatto più e che la Costituzione sta per diventare carta straccia anche se, per la verità, lo è già diventata nel momento in cui siamo scesi in guerra in sostegno dell’Ucraina.
Che cosa è e cosa comporta in buona sostanza la Autonomia Regionale Differenziata?
Fino ad ora lo Stato ha riscosso le risorse (il denaro ottenuto con le tasse) in eccedenza di tutte le regioni per ridistribuirlo in modo equilibrato su tutte le regioni del Paese; ovvio che quelle più ricche hanno un surplus molto maggiore rispetto a quelle povere o più povere che molto spesso non ne hanno affatto. Questo surplus, ovviamente, in base alla stessa Costituzione (che prevede la redistribuzione delle risorse da parte dello Stato per quelle regioni con minore capacità fiscali), è andato a colmare, appunto, i “vuoti” delle regioni più povere, quelle non in grado di provvedere da sole ai vari servizi per i cittadini (sanità, scuola, trasporti ecc.). Con questo decreto, se verrà approvato dal Parlamento, questo meccanismo di redistribuzione delle risorse sarà cancellato. Non solo. Le regioni potranno chiedere allo Stato il trasferimento di competenza per ciò che riguarda sanità, scuola, trasporti, appunto, alle regioni. Di fatto è il vecchio sogno secessionista della Lega di Bossi che ritorna sotto altre spoglie.
Molto facile prevedere le conseguenze – che potrebbero essere drammatiche – di questo decreto. Le regioni ricche saranno sempre più ricche e avranno servizi sociali sempre più solidi ed efficienti, e le regioni più povere saranno sempre più povere e avranno ancora meno risorse di quante già ne hanno per provvedere ai servizi sociali essenziali quali sanità, scuole e trasporti.
Insomma un paese spaccato in due con la forbice fra ricchi e poveri e fra nord e sud che si allarga sempre di più. Naturalmente questo è il pegno che la “sovranista”, “patriottica” e “populista” Meloni, paga ad uno dei suoi alleati di governo, cioè la Lega, la quale, per quanto uscita indebolita dalle scorse elezioni è pur sempre determinante per mantenere a galla il governo.
Fonte foto: Quifinanza (da Google)