Laura Betti nella sua “furia d’amore e di dolore” per Pier Paolo Pasolini scriveva che “poi ci fu un giorno in cui il sole si macchiò di sangue e tutti i giorni, da allora, si chiamarono 2.11.1975”.
In una mattinata piovosa del “giorno dei morti” dell’anno 1975, venne trovato all’Idroscalo di Ostia il corpo martoriato del “Poeta Corsaro” Pier Paolo Pasolini.
Molti “copioni” sono stati scritti sulla sua morte, ma come sono andate realmente le cose resta uno dei tanti, inestricabili, misteri italiani, anche se il suo gruppo di amici romani hanno sempre sostenuto la tesi della “morte politica”, anche perché Pasolini aveva dichiarato, quando stava scrivendo il romanzo “Petrolio”, poi rimasto incompiuto a causa della sua morte, ” farà rumore questo lavoro, farò nomi e cognomi, è il mio contributo al vero”.
Per anni però la stampa cosiddetta d’informazione e i rotocalchi d’intrattenimento, non esclusi quelli di vantate posizioni democratiche, antifasciste, e persino libertarie hanno avuto la “licenza di uccidere” Pier Paolo Pasolini, sedimentando fango e veleni intorno alla sua persona e alla sua esistenza, e troppo tardive e stonate sono poi risultate le commemorazioni di esponenti di primo piano del “Partito Comunista Italiano” come Aldo Tortorella e Gianni Borgna, piantando le loro bandiere di un rosso già annacquato, salendo sul palco delle orazioni funebri, allestito a Roma Campo de’ Fiori, nei pressi del “cinema Farnese, come sottolineava il linguista Tullio De Mauro.
Pier Paolo Pasolini intellettuale, saggista, scrittore, poeta, artista, militante comunista, a un certo punto del suo lavoro ha incontrato il cinema, anche se ha dichiarato di aver pensato sempre di fare del cinema, risalendo a certe “radici” e propensioni giovanili, ma per lo studioso Adelio Ferrero era “un approfondimento del discorso pasoliniano attraverso i mezzi espressivi del cinema”.
La sera del 2 novembre 2021, il grande schermo bianco della memoria al “Cinema Teatro Trieste” in Milano, si illuminerà con un “Alta Luminosità” sulla figura di Pier Paolo Pasolini. Il “Circolo Itinerante Proletario Georges Politzer” non ha potuto esimersi proprio per quella data di compiere un balzo mnemonico con un “sistema a marcia indietro”, avvalendosi dei contributi dello studioso Visconte Grisi e dello storico del cinema Bruno Contardi, si confronterà per cercare di comprendere perché quella stagione attraversata dal più illuminato intellettuale italiano del ‘900, così lontana temporaneamente, è oggi storicamente così vicina al nostro presente.
“Tutto può ancora succedere – aveva detto Pier Paolo Pasolini durante il montaggio di “Uccellacci e Uccellini” – il film può riuscire o può fallire” ma questa “favola ideo-comica” (così definita dallo stesso Pasolini), che abbiamo prescelto per l’iniziativa è a nostro modesto parere tutto altro che un film perfetto, ma ardito e temerario, fin già dall’inizio facendo cantare i titoli di testa da Domenico Modugno. Totò, in uno dei suoi ultimi film, ebbe una stima profonda per Pasolini, conquistato dalla sua cultura e ancor più dalla sua dolcezza e gli si affidò totalmente, mentre invece Ninetto Davoli era all’esordio e la direzione della fotografia era affidata a Tonino Delli Colli e “all’artista della luce” Mauro Bernardo, partigiano garibaldino, autore di uno dei più importanti libri sulla Resistenza Partigiana “Il Momento Buono” ma anche di “Girare con Pasolini”, dove ripercorre l’esperienza maturata con Pasolini durante le riprese del documentario “Comizi d’Amore” e di “Uccellacci e uccellini”.
“Ricordare Pasolini” è ricordare il suo respingere con violenza il silenzio, le accettazione delle cose come sono, la rinuncia a compromettersi, il desiderio disperato di combattere sempre, e che non ha mai dato la sensazione di essere in fuga, anzi all’attacco, amando il calcio interrottamente da “ala destra”, e “Sergio Citti depose sulla sua bara la maglia “numero undici”, e nessuno dei presenti considerò quel gesto fuori luogo”.
Stefano Contena Valsecchi
“Circolo Itinerante Proletario Georges Politzer”