Visite preventive e riabilitative, piu’ genericamente le cure in toto sono sovente miraggi per le classi sociali meno abbienti che non riescono ad accedere ai servizi pubblici e non hanno soldi per ricorrere a strutture private in convenzione con il SSN.
Leggiamo testualmente
In Italia è straniero circa 1 bambino su 10 da 0 a 18 anni. Dalla nascita all’adolescenza, gli indicatori di salute mostrano uno svantaggio rispetto ai loro coetanei italiani…… Le diseguaglianze di salute, su base sociale e geografica, riguardano purtroppo tutti i bambini nel nostro Paese e risultano particolarmente evidenti nel confronto Nord-Sud ed Isole, ma si amplificano nei bambini stranieri per effetto di barriere linguistiche, storie migratorie, condizioni sociali ed economiche, ostacoli burocratici e amministrativi. I bambini stranieri sono diseguali tra diseguali: hanno un rischio più che doppio di mortalità neonatale e infantile rispetto ai bambini italiani, sono molto più esposti al rischio di subire maltrattamenti (ancor più se femmine) e a condizioni di svantaggio socioeconomico che influiscono sul loro stato di salute.
Quanto emerso nel Congresso della Società Italiana di Pediatria conferma tutto ciò che abbiamo detto e scritto in questi anni: una parte crescente della popolazione vive in condizioni di precarietà economica, di estrema fragilità e marginalità sociale, le famiglie povere infatti hanno al loro interno bambini\e in età pre e scolare e tra i migranti disagi e povertà sono decisamente maggiori di quanto accada nei nuclei italiani in condizioni di povertà relativa ed assoluta.
Teniamo conto poi che da anni vengono rinviate bonifiche di siti inquinati per assenza di stanziamenti economici, sappiamo quanto le diffuse nocività incidano sulla salute pubblica. E non ci meraviglia che in Parlamento vogliano anche innalzare i limiti attualmente vigenti sui valori dell’inquinamento elettromagnetico inserendo emendamenti ad hoc in qualche decreto di legge in discussione in Parlamento.
Innumerevoli e fondate sono le preoccupazioni per la nostra salute e non solo per gli allarmi lanciati da associazioni e sindacati, realtà sociali che operano sui territori a tutela della cittadinanza.
Ogni qual volta si apre la discussione sulla sanità assistiamo ad una vergognosa merce di scambio tra investimenti reali a favore della salute pubblica e provvedimenti parziali a beneficio di qualche categoria del comparto sanità.
Come accade in campo militare, la tendenza del Governo potrebbe essere quella di favorire alcuni lavoratori (ad esempio le forze armate) con appositi istituti contrattuali e meccanismi rafforzati di welfare, lo stesso ragionamento potremmo fare anche in campo sanitario e a mo’ di esempio arrivano le richieste di alcune categorie che provano, in tempi di Legge di Bilancio, a portare a casa dei risultati solo per i loro assistiti.
Ma torniamo a parlare di sanità e delle problematiche di classe legate alle differenti prestazioni accessibili.
Molto è stato scritto sugli stili di vita sani ma dimentichiamo che una corretta alimentazione e una vita senza stress non sono ad appannaggio di tutti\e.
La povertà impedisce una dieta sana ed equilibrata, ad esempio acquistare verdure e frutta fresca o pesce che sulle tavole di numerose famiglie restano presenze assai sporadiche. L’incremento del tasso di sovrappeso e obesità non è solo frutto di cattiva alimentazione ma anche il segnale (preoccupante) di come le regole alimentari improntate al benessere necessitino di un certo potere di acquisto senza il quale non sarà possibile acquistare prodotti svariati che potremmo sintetizzare nella famosa dieta mediterranea, conosciamo poi quanto la obesità sia l’anticamera di problemi cardio vascolari, di circolazione e del diabete oltre alle carenze di ferro, di vitamine che creano ulteriori squilibri nella crescita.
Di questa situazione prende atto anche l’Istat (30° Rapporto annuale 2022), se la natalità italiana resta tra le più basse dei paesi Ue, i figli dei migranti costituiscono il 15% delle nascite e metà di questi vive in condizioni di precarietà relativa e assoluta al pari di un certo numero di famiglie italiane che risulta per altro in costante aumento dopo la cancellazione del Reddito di cittadinanza.
Dove poi i servizi pediatrici e sanitari pubblici sono più deboli minore è l’attenzione verso le problematiche della salute per gli under 18 italiani e migranti.
Le Diseguaglianze di salute sono quindi espressione delle disuguaglianze sociali e si manifestano ancor prima della nascita nei 9 mesi antecedenti, da qui il diffondersi di infezioni, malformazioni, asfissia, distress respiratorio. La mortalità neonatale nei nati di madri straniere è pari a 2,5 ogni mille nati vivi, contro 1,6 ogni mille nati vivi da madri italiane, quella infantile è del 3,7 per mille contro il 2,3 (Istat). D’altra parte, ben il 12,5% delle gravide straniere effettua il primo controllo ginecologico dopo l’undicesima settimana di gestazione contro il 2,2% delle italiane (Cedap, evento nascita anno 2020).
Un altro aspetto importante riguarda l’attività sportiva, chi non potrà permettersi l’iscrizione a una palestra o a qualche società dovrebbe almeno beneficiare di strutture pubbliche. Ma l’apertura di questi spazi rappresenta un problema economico e normativo insormontabile per le scuole (straordinari da pagare ai custodi e agli insegnanti di educazione fisica, assicurazioni, manutenzione degli impianti..) e per il fatto che le palestre sono assegnate, con appositi bandi comunali, a società dietro pagamento di un canone agevolato.
Rimandiamo alla lettura integrale dell’articolo (ad esempio sulla salute Cosiddetta psichica) per addentrarci in ulteriori considerazioni prima tra tutte la fiducia dei cittadini e delle cittadine verso la Sanità pubblica; nonostante anni di privatizzazioni, la stragrande maggioranza degli intervistati preferisce proprio la gestione diretta e pubblica della salute.
Presentazione standard di PowerPoint (quotidianosanita.it)
E dalla cittadinanza arriva una richiesta ineludibile al Parlamento, ossia finanziamenti maggiori per la sanità pubblica. Ad oggi il testo della Legge di Bilancio non c’è ancora se non in bozze oggetto di revisioni quotidiane per accogliere le istanze di lobby e centri di potere, ma se una sfida merita di essere lanciata nelle prossime settimane riguarda proprio gli stanziamenti per la salute pubblica e non solo per i rinnovi contrattuali del personale che sappiamo già essere sovvenzionati con cifre ridicole pari ad un terzo delle richieste avanzate anche dai sindacati rappresentativi.
Riapertura dei plessi ospedalieri e sanitari chiusi con la spending review, assunzioni, reinternalizzazione dei servizi affidati a cooperative ed interinali restano obiettivi non solo sindacali ma politici insieme al potenziamento della medicina di base e preventiva, della medicina del lavoro in un paese nel quale morti, infortuni sul lavoro e malattie professionali raggiungono cifre elevate.
Tradurre in obiettivi reali le aspettative della cittadinanza dovrebbe meritare uno sforzo collettivo e unitario a tutela della salute e della sanità pubblica senza dimenticare che nella rinegoziazione dei parametri Ue relativi al debito le spese per la sanità dovrebbero essere scorporate dal computo della spesa pubblica rappresentando, appunto, una priorità acclarata e ineludibile.
Fonte foto: Il Resto del Carlino (da Google)