L’attuale governo italiano ha di fatto secretato il grave caso di “reciproco sequestro-trattenimento”, nel quale sono coinvolti un cittadino iraniano ed una cittadina italiana, imprenditore l’uno, giornalista de Il Foglio l’altra (almeno “ufficialmente”). Mohammed Abedini Najafabadi, l’iraniano-svizzero, è stato fermato alla Malpensa lo scorso 16 dicembre, praticamente su mandato USA, dalla Corte federale di Boston, in maniera dai contorni di studio del caso da definire, soprattutto nel rispetto della Costituzione e delle nostre leggi. Infatti di questo caso se ne sta occupando la competente Corte d’appello di Milano, successivamente il caso spetterà al ministro di Giustizia, se procedere con la richiesta di estradizione USA.
Ora invece l’arresto della giornalista Cecilia Sala a
Teheran è successivo all’episodio italiano e non fa che rendere tutto più
complesso e di non facile soluzione.
Il nostro intento deve correttamente essere di doppio scopo: da una parte fare chiarezza sull’inizio dell’annunciato attacco all’Iran, reo di resistere ai piani espansionisti e criminali del governo israeliano di Netanyahu, in perfetta simbiosi con gli interessi USA e della procurata guerra mondiale a pezzi in corso, dall’ altra, nel rispetto della verità e della completa dissacrazione e decodificazione del mainstream, “de-santificare” la giornalista arrestata, pur rispettandone umanamente il dramma personale in cui si trova.
In tal senso ci attende una lotta impari contro la valanga
di bugie e strumentalizzazioni che si stanno riversando sul caso.
Lo stato iraniano, membro dei BRICS, alleato di Russia e Cina, difensore dei Palestinesi, sostenitore degli Hezbollah decimati e degli Houthi, sotto attacco ora in Yemen, è oggetto del prossimo attacco finale, con il quale, oltre al suo ridimensionamento strategico, l’attuale presidenza USA, assai vicina a Netanyahu, vuole regolare definitivamente i conti.
Se questo avverrà attraverso una nuova finta “rivoluzione colorata”, specialità della CIA, soffiando sul fuoco dei diritti civili, oppure qualcosa di più devastante, lo sapremo soltanto nelle prossime settimane.
Sulla scacchiera vi sono due pedine, vittime della situazione, al quale non può che andare la nostra paritetica empatia. Ma vi sono anche altre pedine sacrificabili e fanno parte della vera posta in gioco.
La servitù volontaria di un intero continente, l’Europa, nei confronti degli USA e di Israele, non ha pari nella storia del secondo dopoguerra e contrasta con i suoi legittimi interessi. Pedina quindi sacrificabile è il nostro Paese, il suo futuro, i giovani, i lavoratori, così come è stata pedina sacrificabile l’Ucraina, con centinaia di migliaia di morti ed una distruzione dalle sue fondamenta, per un sostanziale nulla di fatto ed un conflitto evitabile dopo un mese scarso o anche prima. Questo prima della Maidan del 2014, un altra rivoluzione colorata….altro che diritti umani e civili.
Dove stanno oggi i diritti civili in Siria?
E’ quindi nostro dovere non buttare il cervello all’ammasso e ragionare.
Ragionare sulle prossime strumentalizzazioni del mainstream
che vuole creare un enorme distrattivo sull’Iran e sulla sorte di Cecilia Sala.
In questa storia non vi sono eroi, ma tutte vittime ed un solo carnefice: gli USA, ISRAELE e la loro sporca guerra.
Una guerra dalla quale come Paese e Continente dovremmo intelligentemente e vitalmente fuggire, prima che sia troppo tardi.
Vogliamo stare in pace con tutti. L’Italia aveva fino a quaranta’anni fa un’ altra politica estera ed amici un pò ovunque.
Era l’italia dei Padri Costituzionali, della Ricostruzione,
delle conquiste Sociali e del Lavoro, anche dei diritti civili, senza
esasperazioni e divisioni.
Ma oggi purtroppo…..ce lo sogniamo lo spirito di
Sigonella.
Senza estremismo, bisogna ricompattare il Paese e tornare a quella saggia politica estera.
Alle ARMI bisogna PRIVILEGIARE FUTURO ED INVESTIMENTI LUNGIMIRANTI, PANE, SCUOLA, SANITA’ e RICERCA.
Fonte foto: RomaToday (da Google)