Non molti forse sanno che Achille Lauro – la “rockstar” (lo scrivo fra virgolette perché già definirlo tale è un’offesa nei confronti dei veri grandi musicisti pop-rock e anche della migliore musica leggera italiana) più in voga al momento assieme ai Maneskin e a Fedez – proviene da una famiglia ricca e borghese, soprattutto per parte di madre, appartenente ad una delle famiglie più altolocate e blasonate di Verona e in generale del Veneto. Il padre è invece un magistrato e un professore universitario.
Il “nostro”, in conflitto con il padre, ha invece sempre mantenuto un ottimo rapporto con la madre alla quale ha anche delegato la gestione della sua società, in pratica del suo denaro. A causa del suo cattivo rapporto con il padre se ne è andato di casa e in virtù della sua reale provenienza sociale ha potuto permettersi di giocare a fare il sottoproletario girovagando in alcuni quartieri periferici di Roma e naturalmente facendo ampio uso di droghe. Abbandonati gli studi molto presto (pare che non abbia neanche il diploma di scuola media superiore) ha potuto dedicarsi interamente alla sua “musica” (anche in questo caso lo scrivo fra virgolette per rispetto nei confronti della vera musica…).
Icona del “gender fluid” (la vera trovata che gli ha consentito di avere successo) e di una finta quanto innocua trasgressione, ospite fisso del Festival di Sanremo, non a caso è diventato uno dei personaggi-simbolo dell’attuale “cultura” e ideologia dominante.
Al punto tale da essere invitato all’ONU per partecipare all’iniziativa “GCMUNTALKS” (Global Citizens Model United Nations), al titolo “Le Arti per la Cittadinanza Globale”. In quella sede è intervenuto per parlare della musica “come arte che unisce le popolazioni e sull’importanza di investire nelle proprie passioni” e il suo progetto finalizzato a “stimolare i ragazzi ad immaginare il proprio futuro e a cimentarsi con linguaggi creativi e innovativi”.
Paradossale – ma solo apparentemente vista la totale inconsistenza del personaggio – che il suo nome d’arte (il suo vero nome è Lauro De Marinis) sia ispirato all’armatore monarchico e poi aderente al partito post-fascista MSI, Achille Lauro (così spiega Wikipedia…).
Non entro neanche nell’aspetto musicale e artistico per ragioni di decenza. Se penso, ad esempio, che un cantautore del calibro di Luigi Tenco fu a suo tempo stroncato dal Festival di Sanremo e in generale isolato dal mondo della musica, il successo di questo pupazzo mascherato suscita in me un sano disgusto.
Eppure, questo insignificante guitto che incarna il vuoto pneumatico dell’attuale “spirito del tempo” (per lo meno del mondo occidentale) è stato addirittura invitato ad intervenire al famoso Palazzo di vetro delle Nazioni Unite. E’, appunto, il segno dei tempi. Il suo successo è direttamente proporzionale al declino culturale e sociale del sistema che lo ha prodotto e premiato.
Non ci resta che aspettare che anche soggetti come Fedez o i Maneskin – credo sia solo questione di tempo – vengano convocati all’ONU per parlare, che so, di “fluidità di genere” o altri temi di fondamentale importanza per il destino dell’umanità.
Impegnarsi attivamente per arrestare questa deriva culturale, ideologica e sociale e per riscoprire quei valori positivi comunque prodotti dal mondo occidentale, sia pur sistematicamente traditi o peggio utilizzati in modo strumentale come falsa coscienza ideologica – libertà, eguaglianza, diritto, e naturalmente cultura, filosofia, letteratura ed arte – dovrebbe essere l’imperativo categorico di tutte le persone ragionevoli e provviste di un autentico spirito critico.
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