A chi serve Ipazia?


Qualche tempo fa avevo dedicato un articolo, pubblicato su L’Interferenza (consultabile a questo link: https://www.linterferenza.info/attpol/la-pseudo-pedagogia-orwelliana-neoliberale/) ai molti, e furbi, contrassegni editoriali che ormai pullulano nei libri di testo scolastici; strumenti che si pretendono funzionali agli apprendimenti degli studenti ma che, in realtà, sono a questo scopo del tutto inutili, se non controproducenti. Servono, invece, a rendere i libri di testo conformi ai canoni ideologici correnti. Fornisco ora un aggiornamento. Non poteva infatti mancare la “parità di genere”, dicitura stampata direttamente sulla copertina come etichetta garantita e qualificante del libro di testo e certificante, si intende, il suo essere al passo con i tempi. Mi è capitato di notarlo di recente su un manuale di filosofia, purtroppo non ricordo quale, portato da un rappresentante. All’interno, fuori dalla scansione della trattazione manualistica consolidata, un dossier ben etichettato con il contrassegno della “parità di genere” era dedicato alla figura di Ipazia. Soltanto che gli estensori mettevano subito le mani avanti, affermando che le notizie su Ipazia sono scarse e pertanto non si può dire molto di certo sul suo pensiero. E quindi, che facciamo? Vuoi parlare di Ipazia oppure no? Forse vuoi parlarne quel poco che basta per mettere il sigillo editoriale richiesto dalla moda del momento. A me sta benissimo includere Ipazia, grande scienzata e filosofa, nella grande Storia della filosofia. Ma allora lo si faccia davvero, prendendosi la responsabilità di fornire un’interpretazione! La scarsità delle fonti grava su tutto il pensiero presocratico. Lo stesso filone interpretativo maggiore della storia della filosofia è costruito su canoni consolidati eppure deboli nelle fondamenta viste le molte incertezze che lasciano spazio a interpretazioni diverse. Perché mai Ipazia dovrebbe fare eccezione, perché mettere le mani avanti proprio per Ipazia? E soprattutto, perché la stacchi in un furbo francobollo a parte che strizza l’occhio all’ideologia corrente, invece di integrarla direttamente nella grande storia della filosofia, se davvero sei convinto che sia stata importante? Vuoi trattarla ma non troppo. Vuoi metterla in mostra.  La verità è che Ipazia serve a TE per fare la marchetta, ma poi non ti vuoi sbilanciare. Ecco un esempio di come il politicamente corretto sia molto ipocrita. 

3 commenti per “A chi serve Ipazia?

  1. Giulio larosa
    11 Luglio 2024 at 7:31

    Un’ altra favola del politicamente corretto questo e il mito di Ipazia una miliardaria snob schiavista giustamente odiata dai poveri che la uccisero essendo finita xcaso imbottigliata nella folla cittadina inferocita. Del suo sommo pensiero non esiste traccia o documento. Era una stimata intellettuale. Anche Montanelli lo era e anche quella stronza di Oriana Fallaci che ha scribacchiato robetta x reazionari.

    • Pier Paolo Caserta
      4 Agosto 2024 at 16:44

      Certamente la vicenda di Ipazia va compresa alla luce dei profondi e drammatici rivolgimenti sociali del mondo tardo-antico. E non c’è dubbio che sia figura sistematicamente strumentalizzata dalla narrazione femminista e politicamente corretta. Eppure, come ho brevemente scritto, in questo caso non mi sembra solo questo il punto. Anche Eraclito ha un profilo profondamente elitario, ma a nessuno potrebbe mai passare per la testa di non riconoscergli il posto che gli spetta nella storia della filosofia. Mi starebbe anche bene, allora, la proposta di inserirvi Ipazia, come base di discussione, a patto che questa proposta venisse presentata in modo intellettualmente onesto. Che ci si assumesse, quindi, la responsabilità di fornire un’interpretazione, di motivare appunto le ragioni della proposta di inclusione nella grande storia della filosofia, invece di intestarsi furbescamente Ipazia per fare la solita marchetta delle pari opportunità.

  2. Nino
    11 Luglio 2024 at 13:51

    La parità di genere si vabbè ma con riserva!
    Non si sa mai dovessero cambiare gli orientamenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Dichiaro di essere al corrente che i commenti agli articoli della testata devono rispettare il principio di continenza verbale, ovvero l'assenza di espressioni offensive o lesive dell'altrui dignità, e di assumermi la piena responsabilità di ciò che scrivo.