Un noto YouTuber che fa intrattenimento con la divulgazione
scientifica (quasi prettamente zoologica) ha recentemente pubblicato un video
nel quale, in modo totalmente estraneo al topic trattato, afferma che “di
uomini etero cis che dicono fregnacce maschiliste in giro ce ne sono gia
troppi” abbinando a tale affermazione uno spezzone di video nel quale il
famoso Generale Vannacci afferma che il patriarcato non esiste più.
La scenetta ed il suo significato sono abbastanza chiari: chi
mette in discussione la narrazione femminista è un Vannacci: ossia un
ignorantone, reazionario, omofobo, machista e destrorso.
Ma ad essersi pronunciati in contrasto con la narrazione
femminista e con la posizione che vede la società odierna definibile come
patriarcale, non è stato solo Vannacci: il professore e filologo Luciano Canfora così come il filosofo e
politico Massimo Cacciari , hanno entrambi
pubblicamente parlato di quanto sia sbagliato affermare che il modello
dominante sia oggi quello patriarcale, però, stranamente, non vengono mai
interpellati o citati da chi ha bisogno di screditare questa posizione.
Quando il popolo della sinistra politicamente corretta deve
promuovere la propria narrazione ideologica, ecco che l’incarnazione del
becerume politico corre in soccorso e diventa strumento per scomunicare
qualsiasi posizione contraria. Sarebbe piuttosto scomodo per lo youtuber e
divulgatore in questione (così come per qualsiasi altro personaggio altrettanto
schierato) ridicolizzare una tesi opposta mostrando un profilo come quello di
Canfora (o Cacciari) che difende quella stessa tesi. Ma con Vannacci è diverso,
con Vannacci si può tranquillamente dire che solo una categoria composta da mal
politicanti di scarsa affidabilità può sostenere certe tesi, difendendo così la
propria posizione in modo dogmatico e manicheo più che dialogico e scientifico.
Che poi la critica alla narrazione femminista ha oramai una
sua base bibliografica che grida vendetta: aldilà delle parole espresse da
Canfora e Cacciari, esiste una corrente letteraria con autori preparati,
argomenti solidi e dal respiro internazionale.
Si parla di una corrente politicamente trasversale che conta autori
provenienti da tradizioni differenti: ma pretendere dalla sinistra un livello di
approfondimento così alto in quella materia che la stessa sinistra ritiene alla
stregua della magia nera o dei testi eretici proibiti, sarebbe troppo.
Quel che invece accade (e che quindi bisogna aspettarsi da questa gente) è la totale
delegittimazione preventiva della critica che il loro avversario vuol porre, e
questa delegittimazione preventiva avviene anche tramite queste operazioni di
riduzionismo, ossia la riduzione di qualsiasi interlocutore critico ad un
modello di dubbia credibilità e di
facile biasimo (che in questo caso è il nostro famoso generale).
Questo escamotage non è certo prerogativa della sinistra, il metodo viene utilizzato in modo pretestuoso da tutta la politica (ormai tanto polarizzata quanto unita, e solo illusoriamente dicotomica e dialettica), ma non c’è dubbio che nell’ambito del dibattito, o meglio della richiesta di dibattito sulla narrazione femminista, il metodo in questione venga usato maggiormente e in modo più massiccio per delegittimare le istanze critiche e la richiesta di essere riconosciuti come interlocutori.
Fonte foto: Chi (da Google)