Nel mondo neoliberale nato dal reflusso degli anni ’80, l’ideologia della soddisfazione del desiderio si accompagna a quella della libertà. L’appagamento del desiderio di massa – anche nelle sue forme più anarcoidi – sembrerebbe l’assunto di partenza e l’ambizione incondizionata d’una società retta da principi libertari che si è affrancata dai dispotismi totalitari di destra e di sinistra considerati tutto sommato equivalenti nel loro essere (secondo tale ideologia) liberticidi. In realtà, tutto ciò è nient’altro che menzogna e va denunciata in quanto tale.
In effetti, non esiste, né può esistere una libertà illimitata. La società retta dall’ideologia neoliberale non vuole ammetterlo (né può ammetterlo) poiché, se lo facesse, smentirebbe i suoi principi fondamentali, il primo dei quali vuole che si possa e si debba consumare “liberamente”. Dato che non può farlo, essa è costretta dunque a mentire. La menzogna è reiterata un numero infinito di volte, fino al punto in cui diventa coscienza collettiva. Nulla infatti vorrebbe essere più certo – nel mondo neo-liberale – della possibilità della libertà al fine del godimento del proprio desiderio. Parimenti, questo particolare modello sociale afferma l’autonomia di ciascun soggetto, ossia la possibilità accordata a quest’ultimo di essere “manager di se stesso” e di poter assumere, di conseguenza, tutte le iniziative individuali che si intendono adottare all’interno di un mondo “libero”. Come tutte le ideologie, anche quella neoliberale nasconde una realtà fattuale profondamente diversa. La menzogna non sta solamente nel fatto – pur presente – secondo cui, in una società di consumismo esasperato e compulsivo, scegliere rappresenta una mera illusione, vista la pressione continua dei media sulla necessità di consumare determinati prodotti imposti dal sistema. Oltre a questa menzogna, infatti, ve n’è un’altra – perfino più subdola e insidiosa – consistente nel non considerare affatto una questione decisiva, ossia che chi non ha “capitali di partenza” (i meno abbienti) si troverà inevitabilmente nell’impossibilità concreta di scegliere alcunché. Questi ultimi, cioè, non potranno che ridursi a pseudo identità, impotenti ed avulsi dai nuclei decisionali e abbandonati ad una solitudine nemica di se stessa e radice di tutte le patologie affettive e neurologiche che la società neoliberale si affretta poi a curare con psico-farmaci, droga, galera o psichiatria.
È totalmente falso che le classi subalterne possano essere “padrone del loro destino”. In realtà, persi nel proprio isolamento, i singoli che costituiscono tali classi diventano nemici di se stessi e di quelli come loro: per non morire, sono costretti ad ossequiare le regole del sistema congegnate ad arte per poter scaricare su di loro i costi della competizione feroce che ha invece un unico beneficiario: le oligarchie tecno-finanziarie, se non i capi delle organizzazioni criminali. Una società retta da principi neoliberali non considera più le persone in quanto portatrici di esperienze preziose nella loro unicità. Ciò che in tale società è importante, invece, è soltanto il ruolo sociale di singoli “operatori”. In altre parole, divengono fondamentali quegli elementi empirici che dell’individuo possono essere governati da un’App di marketing o da un dispositivo di gestione dati. In un mondo precario e insicuro, fondato su una competizione cinica e onnipervasiva, gli uomini delle classi non abbienti non potranno far altro che ammettere la loro sostituibilità, dichiarando nel contempo che gli unici criteri di inclusione sociale negli spazi patinati della città elettronica (ecity) sono quelli della produttività e dell’efficienza secondo modalità inesorabilmente stabilite dal sistema. In un orizzonte simile, l’intero universo dell’affettività cade sotto i colpi di giornate tese ai limiti del’isteria, mentre il chiasso del mondo va ad occupare lo spazio psichico dei soggetti, obliterando il contatto con se stessi – ciò che potrebbe costituire l’unica fonte della libertà e della scelta autonoma. Quando tutto questo sarà “naturalizzato” e reso indiscutibile dall’ideologia neoliberale, non potrà neppure essere visualizzato in quanto problema e forse neppure sarà più visto: allora, il processo di asservimento sarà completo e gli uomini non cercheranno più la propria identità ma soltanto la propria identificazione in un qualsiasi posto (per quanto mortifero sia) a loro assegnato dal sistema.
Fonte foto: www.bibliotecapleyades.net (da Google)