Francamente sono stufo di scrivere di sardine ma mi sento costretto ad intervenire data l’ingenuità culturale di giovani e di anziani che sono rimasti affascinati dal movimento di massa, interpretato come “finalmente i giovani in piazza”
Dico ingenuità culturale prima che politica. Perché un tale entusiasmo rivela vuoti di capacità interpretativa di cui già Umberto Eco si lamentava, per non parlare dei vuoti morali stigmatizzati da Leonardo Sciascia e da Pier Paolo Pasolini.
In breve: i sei punti “programmatici” del capo sardina Mattia Santori prescindono da analisi economica e politica, il che significa in modo lapalissiano, per chi ha fatto una buona terza media, l’accettazione del modello economico-finanziario esistente, fondato sulla totale subordinazione ai diktat della UE e della Nato e quindi sulla dissoluzione dell’economia, dell’occupazione, della dignità del lavoro, dello stato sociale, dell’ambiente.
In secondo luogo i sei punti, a chiare lettere, affermano, anzi “pretendono” comportamenti comunicativi improntati al più ferreo autoritarismo.
1) “Pretendiamo che chi è eletto vada nelle sedi istituzionali a fare politica invece che a fare campagna elettorale permanente”. Tale comandamento pensato contro l’esposizione mediatica devastante del truce Salvini, in effetti assieme al secondo comandamento “pretendiamo che chiunque ricopra la carica di ministro comunichi solamente su canali istituzionali”, a mio giudizio, solleva i politici dal confronto con il proprio elettorato, elevando la politica a luogo occulto, riservato ad esperti che non hanno più il sacro dovere di rispondere dei loro atti alla popolazione: chierici che rispondono ad altri chierici e basta. Immunità e irresponsabilità garantita per legge: un abominio
2) “Pretendiamo trasparenza nell’uso che la politica fa dei social network” assieme al quarto comandamento “pretendiamo che il mondo dell’informazione protegga, difenda e si avvicini il più possibile alla verità” costituisce il recupero del “ministero della verità” che aveva già fatto i suoi primi passi presso le oligarchie europee esacerbate dalle critiche contro il loro indecente operato. Era gia balenata l’idea che un gruppo esiguo di saggi controllasse, stigmatizzasse e censurasse il pensiero critico. L’idea che Orwell potesse risorgere gioiosamente se gridato da masse festanti al canto di “Bella ciao” non era di cattiva fattura intellettuale per far cadere degli sprovveduti in una trappola che, se fosse stata presentata dal Truce, avrebbe fatto digrignare loro i denti.
3)”Pretendiamo che la violenza, in ogni sua forma, venga esclusa dai toni e dai contenuti della politica”. Qui il “monstrum” giuridico. Equiparare la violenza fisica a quella verbale? Un obbrobrio per il sottoscritto e, cosa più importante, per la Magistratura democratica che interviene in modo deciso quando la violenza verbale è propedeutica a quella fisica o comunque ad una situazione di grave danno sociale, professionale della persona offesa.
Inoltre questo quinto comandamento porta un altro contributo alla censura nei social, nella stampa, nell’editoria…
Coloro che hanno creato da dietro le quinte le sardine che certo non ci hanno detto nulla sul colpo di stato in Bolivia, sugli eccidi continuati in Palestina, sulla repressione in Cile e invece si sono fatti corifei dei fatti di Hong Kong dove pacifici manifestanti armati di frecce e di armi, con in pugno le bandiere inglesi e americane, sono ora assistiti da esperti nazisti ucraini, possono essere ben soddisfatti. Un passo verso la conquista della Presidenza della Repubblica è stato fatto. Non so se basterà. Ma un altro colpo contro la democrazia è andato a segno. Come? Abbassando ulteriormente il livello di competenza critica di vaste masse popolari che simpatizzano per un movimento autoritario.
Questo testo non avrà lunga vita nel social. Bannato già due volte per le sardine, qualche altra sardina ne decreterà lo spam…cercherò di fare in fretta…prima che la mannaia…