Andrea Tarquini dalle pagine della “sua” Repubblica si interroga preoccupato sulla deriva “nazionalpopulista” e antieuropeista del recente voto in Turingia concretizzatasi nell’affermazione elettorale dell’AFD (Alternative fuer Deutschland) che ha ottenuto il 10% circa dei consensi.
Per parte nostra ci saremmo interrogati (e preoccupati) nel caso invece di un’affermazione della “Grosse Koalition”, cioè dell’alleanza che da diversi anni vede i conservatori della CDU, guidati dalla Merkel, governare assieme ai socialdemocratici dell’SPD.
Fortunatamente, rispetto a quanto accade ad esempio in Francia o in altri paesi europei (Inghilterra, Austria, Ungheria e naturalmente Italia…), in Germania è ancora presente una formazione di sinistra tutto sommato ancora credibile – la Linke – che ottiene un risultato straordinario con il 28% dei consensi, superando e più che raddoppiando gli ormai moribondi socialdemocratici della SPD ridotti a portaborse della supercancelliera. Che poi Tarquini se ne disinteressi bollando e riducendo la Linke a “erede della SED, cioè del partito-stato della dittatura tedesco-orientale caduta 25 anni fa)” è altro (ben misero) discorso.
“Solo un’alleanza Cdu-Spd a Erfurt, la capitale turingiana, come quella a livello federale (ma guarda un po’…) – prosegue Tarquini – potrebbe risparmiare ad Angela Merkel l’umiliazione di vedere per la prima volta insediarsi un governatore “profondo rosso” in uno dei sedici stati della Bundesrepublik”.
Un bel “problemone”, non c’è dubbio, che va ad aggiungersi alla preoccupazione per il voto euroscettico che ha premiato l’AFD, considerato dai “repubblichini”, cioè dagli editorialisti di Repubblica, il vero spauracchio.
I quali si guardano bene dall’interrogarsi sulle ragioni che hanno determinato questo risultato elettorale, cioè la debacle della “Grosse Koalition” e l’affermazione della Linke e dell’AFD, dando per scontate e a priori le “buone ragioni” democratiche, progressiste ed europeiste e bollando come reazionaria, xenofoba, populista e al meglio conservatrice ogni posizione critica nei confronti dell’Europa con capitale Berlino.
Tarquini è un ingrato, dovrebbe ringraziare, e caldamente, la Linke, se l’AFD resta “confinata” (si fa per dire…) al 10%. In assenza della prima infatti, l’ “Alternativa per la Germania” avrebbe ottenuto certamente molti più consensi. Ma questo Tarquini non può riconoscerlo altrimenti dovrebbe ringraziare anche il M5S (orrore! Per la logica dei “repubblichini” sarebbe molto meglio se il M5S fosse una forza politica in tutto e per tutto simile alla AFD tedesca o al FN francese…) che raccoglie il consenso di tante persone che, in assenza dello stesso, avrebbero finito probabilmente per premiare, loro malgrado, una eventuale formazione dichiaratamente di destra (la Lega Nord è una forza politica a carattere squisitamente regionale ed è questo che gli impedisce di crescere più di tanto).
Per quanto ci riguarda non possiamo invece che salutare con soddisfazione questo risultato che ci dice che proprio nel cuore della roccaforte “europeista” c’è ancora vita. Molta più di quanta non ce ne sia in Italia dove la “Grosse Koalition” alla amatriciana (Renzi e Berlusconi più Alfano) gode ancora di molti consensi, molti più di quanti certamente non ne meriti. E’ vero che la Merkel, a differenza di Renzi, non aveva promesso gli 80 euri in busta paga ma è altrettanto vero che in Germania i salari (e il loro potere d’acquisto) sono decisamente più robusti di quelli italiani. Del resto, servirà pure a qualcosa essere il paese guida dell’Unione Europea. Una parte, sia pur minima, dei dividendi, deve arrivare anche nelle tasche dei lavoratori tedeschi, altrimenti il patto sociale interno (che si fottano i lavoratori degli altri paesi dell’UE finchè in casa nostra ce la passiamo relativamente bene…) rischia di scricchiolare.
E invece, nonostante ciò, ha scricchiolato e sta scricchiolando. Per egoismo sociale (della serie:”Non ci basta essere il paese guida e goderne i vantaggi, vogliamo addirittura l’espulsione dei paesi dell’Europa mediterranea dall’Euro perché sono zavorra…”) ? Forse, anzi, in parte sarà anche così. Ma forse anche perché le politiche economiche deflazionistiche e recessive stanno provocando degli effetti e delle ricadute sociali anche nel “Grosse Bertha” dell’Unione Europea.
Auspichiamo un maggior coraggio e una maggior determinazione da parte della Linke, non solo sotto il profilo della critica radicale alle politiche economiche e sociali dell’attuale governo tedesco e dell’UE ma anche e soprattutto per aprire la discussione (oggi di fondamentale importanza) circa la collocazione internazionale e la politica estera sia della Germania che dell’Unione Europea.