Le mobilitazioni di natura interclassista in Libano devono essere analizzate lucidamente al contrario di chi crea confusione con il chiaro intento di sviarle. Il neoliberismo, nel paese dei cedri, ha danneggiato fortemente i ceti popolari come ha spiegato molto bene Omar El Deeb del Partito Comunista Libanese:
“Il Libano è un Paese a reddito medio. Le risorse sono quelle che sono, e con risorse del genere come si potrebbe far funzionare l’economia? Il problema è che il livello di sfruttamento di classe è altissimo. L’1% più ricco in Libano è proprietario del 51% dei depositi bancari. Il che significa che buona parte della ricchezza è controllata da quell’1%. E se per esempio si considera il 10% più ricco, questo possiede ben il 78% dei depositi bancari. Innumerevoli dati statistici confermano quanta diseguaglianza ci sia da noi. Abbiamo un 35% di povertà e un’elevatissima emigrazione. Quasi un quarto dei libanesi risiede fuori dal Libano. Emigrano in Europa, Canada, Australia, Arabia Saudita, per guadagnare qualcosa e inviarlo alle famiglie. In ogni famiglia c’è in media un emigrato. È molto dura. E tutte queste situazioni si sono accumulate…’’ 1.
La gente non soltanto ha percepito gli effetti devastanti dell’economia finanziaria, strategia delle elite sociali dominanti per rallentare la de-globalizzazione mondiale, ma non tollera l’umiliazione sociale derivante dall’imperialismo economico del FMI. Gli Hezbollah, uno dei più importanti movimenti antimperialisti su scala internazionale, hanno riscattato la nazione libanese contro l’imperialismo americano-sionista, sia politicamente che militarmente, ma la struttura socioeconomica capitalista resta il problema maggiore. Capitalismo e confessionalismo (in Libano permane la Costituzione confessionale imposta dal colonialismo francese) camminano di pari passo.
Il leader degli Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha riconosciuto le istanze dei dimostranti vigilando sui massicci tentativi di manipolazione esterni provenienti da USA, Israele e Arabia Saudita. Il programma degli antimperialisti sciiti verte sull’anticorruzione, come ci ha spiegato Thierry Meyssan:
“I quattro partiti della coalizione governativa dovrebbero accettare. Prevede una riduzione del 50% dei mirabolanti compensi agli ex ministri ed ex deputati, la rimozione del segreto bancario per i loro conti e l’avvio di procedure giudiziarie contro chi si è arricchito a spese dello Stato. È lecito dubitare che questo programma possa essere applicato da Saad Hariri – il cui padre fu uno dei beneficiari dell’attuale sistema – niente però di comparabile ai fondi sottratti dall’ex primo ministro Fouad Siniora, fuggito tre giorni fa. Oltre alla lotta alla corruzione, le misure annunciate dal primo ministro riguardano tutti i settori della società, dai mutui per la casa alla soppressione del ministero dell’Informazione” 2. Tuttavia il problema rimarrà invariato senza una riforma della legge confessionale. Continua Meyssan: “Molti sono coloro che da diversi anni suggeriscono di rimettere il potere all’esercito, composto principalmente da soldati soprattutto sciiti e da ufficiali soprattutto cristiani, unica forza capace di rompere il sistema confessionale francese”.
Una posizione – anticonfessionale – che integra l’anticapitalismo dei comunisti libanesi: nazionalizzazione del settore bancario, anticorruzione e rafforzamento dell’economia produttiva per avere una classe operaia più forte. Malgrado le differenze politiche sottolineate da Omar El Deeb 3, il PCL dovrà mantenere l’ala militare sotto la protezione degli Hezbollah, organizzazione di gran lunga più influente anche a livello internazionale.
Gli USA falliscono il piano di destabilizzazione degli Hezbollah.
Il 25 ottobre il Ministero del Tesoro degli Stati Uniti ha lanciato il Counter-Hizballah Internationale Partnership (CHIP), ossia il Partenariato Internazionale contro lo Hezbollah, iniziativa a cui hanno aderito FMI e Banca Mondiale. La finanza, prona alla lobby israeliana ed al wahabismo, vuole così indebolire l’alternativa “socialista islamica”.
Secondo la Rete Voltaire: “la linea della “Riunione Ministeriale per promuovere un futuro di pace e sicurezza in Medio Oriente”, tenutasi a Varsavia il 14 e 15 febbraio 2019, e della successiva riunione in Bahrein del 21 ottobre, gli Stati Uniti vogliono tagliare le entrate non-iraniane dello Hezbollah. Una strategia che dovrebbe mettere alle corde lo Hezbollah e costringerlo a piegarsi all’Iran, fino a provocare una rottura con Teheran” 4. Questo andrebbe ad accentuare lo stesso conflitto fra gli antimperialisti persiani (ahmadinejadisti), i fedelissimi della Guida Suprema Khamenei e la borghesia del bazar. La lotta di classe si riflette, con modalità differenti, all’interno delle nazioni e degli stati “terzomondisti” comunque avversari del sistema capitalista e imperialista occidentale.
Gli USA ed Israele falliranno però nei loro intenti destabilizzatori:
– Gli Hezbollah vigilano sapientemente sul corretto svolgimento delle (legittime) manifestazioni. Il movimento della Resistenza islamica dovrà trovare un compromesso fra la globalizzazione della Rivoluzione degli Oppressi ed il rafforzamento dell’economia produttiva. Patriottismo ed internazionalismo sono complementari.
– La fazione antimperialista iraniana ha buone possibilità di prevalere sulla borghesia del bazar. Una rottura fra gli Hezbollah e Teheran è pura fantascienza.
– Il conflitto inter-borghese all’interno dello Stato sionista, fra non molto, si ripercuoterà all’interno del MOSSAD burocratizzandone ulteriormente le procedure. Lo “Stato per soli ebrei” sta diventando una macchina burocratica inefficiente e, citando Norman G. Finkelstein, “pazzoide”.
La strategia statunitense consiste nel rovinare l’economia dei paesi non “globalizzati”, provocando effetti collaterali sul sistema politico. Ciononostante, Washington ha perso l’egemonia politica e militare e i suoi alleati sono, per lo più, stati falliti. Le cosiddette “rivoluzioni colorate” (non prive di contraddizioni reali che hanno comunque spinto milioni di persone a sostenerle) rappresentano una pagina (triste) della storia passata.
1.
https://www.voltairenet.org/article208016.html
2.
https://www.resistenze.org/sito/te/po/ln/polnjl25-021962.htm
3.
Omar El Deeb (PCL) ha criticato la linea politica interna degli Hezbollah: ‘’Nasrallah, il segretario generale di Hezbollah, ha tenuto un discorso in televisione ieri. In Libano molti apprezzano Nasrallah come protagonista della resistenza, anche se non condividono la sua linea politica. E queste persone si aspettavano che dicesse «Ora cambieremo il governo, faremo riforme». Invece ha detto: «OK, cancelliamo le tasse ma il governo deve rimanere, altrimenti ci sarà il caos». Perciò la gente è rimasta delusa; perfino la sua base non era soddisfatta. L’atteggiamento era: teniamoci il governo, teniamoci il presidente. E questo ha fatto arrabbiare ancora di più la gente e ha fatto sì che molti altri si unissero alle manifestazioni – perfino sostenitori di Hezbollah’’.
4.
https://www.voltairenet.org/article208161.html