L’imperialismo israeliano, con le sue politiche aggressive, ha spinto i movimenti nazionalisti ed i governi patriottici mediorientali ad avvicinarsi alla Repubblica Islamica dell’Iran. L’antimperialismo sciita, contrariamente alle previsioni dello Stato profondo americano-sionista, ha inferto ai clienti di Tel Aviv diverse sconfitte strategiche rilanciando la Rivoluzione degli Oppressi dell’Imam Khomeini. Israele è in difficoltà.
L’Arabia Saudita non avrà la sua “Striscia di Gaza” nello Yemen ed un movimento popolare, ben addestrato ed ideologicamente motivato, ha dimostrato di poter respingere un esercito di mercenari. L’attacco dei resistenti nel cuore industriale della monarchia wahabita ha indubbia rilevanza militare; il giornalista israeliano Nir Dvori gli riconosce “grande efficacia ed efficienza, entrambi i tipi di armamenti hanno infatti accuratamente centrato il proprio bersaglio” 1. Llo stesso Dvori prosegue rilevando, malgrado gli sproloqui guerrafondai di Netanyahu, come l’intelligence militare yemenita mostri una eccezionale capacità “sia nell’identificare e selezionare gli obiettivi sia nello scegliere la rotta dell’attacco”. La politica antimissilistica è costata allo Stato profondo americano-sionista denaro e figuracce. La credibilità del complesso militar-industriale, dinanzi alla rinnovata forza dell’Asse Teheran – Damasco – Hezbollah, è fortemente compromessa.
Tel Aviv deve far fronte al fallimento del “capitalismo religioso” edificato dai rabbini a suon di azioni lobbistiche, si tratta di problemi concreti che la borghesia dello “stato per soli ebrei” non riesce a fronteggiare. Militarmente, quanto meno nella guerra di terza generazione, l’Iran gli è superiore; per questo motivo i sionisti vogliono spingere gli USA ad attaccare l’Asse della Resistenza, per suo conto. Il presidente Trump sostenitore della guerra commerciale, ma non dell’aggressione diretta, ha allontanato John Bolton temendo (cito Gilad Atzmon) “una pesante azione di lobbying ad operazioni di falsa bandiera”. L’imperialismo economico, per gli stessi socialdemocratici, è una alternativa “morbida”, ma dalla breve durata. Quando i sostenitori dell’imperialismo militare ritorneranno egemoni (cosa per nulla scontata), la guerra di quarta generazione potrebbe incassare il ritorno degli “vecchi” eserciti regolari.
Se la Resistenza palestinese dovesse riprendere coraggio, per l’IDF e i soldati colonizzatori le cose potrebbero mettersi davvero male. Il generale Gantz ha dimostrato di essere un “criminale di guerra e colonialista” e con tutta probabilità spingerà lo Stato ebraico in un buco nero diplomatico. Scrive l’analista Ali Abunimah: “I sanguinari precedenti e la difesa del colonialismo da parte di Gantz forniscono anche un metro di giudizio con il quale misurare il presunto sostegno dell’Unione Europea ai diritti umani” 2. Il mondo non si ferma agli USA, all’UE, a Israele e all’Arabia Saudita; Israele poteva diventare un paese di confine verso l’Eurasia, contrariamente, abbracciando il sionismo e l’imperialismo del ventunesimo secolo si è trasformato in uno stato pirata. Col sionismo non si discute.
Il monopolio occidentale sugli armamenti ad alta precisione è evaporato. Il sociologo Gilad Atzmon, ebreo antisionista, constata che Tel Aviv sta fallendo nel folle progetto di edificare il Grande Israele:
“Israele ha usato i miliardi di dollari spesi dai contribuenti statunitensi per costruire un sistema anti-missile obsoleto che, nella migliore delle ipotesi, potrebbe essere efficace contro i missili V2 tedeschi del 1940. Ancora una volta Israele si è preparato per la guerra sbagliata. Israele è totalmente impreparato a gestire il caos che ha provocato in Medio Oriente. Una mente razionale si aspetterebbe che Israele ripensasse le sue tattiche e cercasse la pace con i suoi vicini e con l’Iran. Ma, a quanto pare, Netanyahu intende seguire lo stesso percorso bellicoso e da falco che ha fatto della storia ebraica un tragico continuum’’ 3
Israele può auto-riformarsi? Rileggiamo: “a quanto pare, Netanyahu intende seguire lo stesso percorso bellicoso da falco che ha fatto della storia ebraica un tragico continuum”. Lo stesso discorso vale per Gantz; la storia politica israeliana è tutt’uno con quella del neoconservatorismo angloamericano. Disastrosa.
Conclude l’ottimo Atzmon: “Se il sionismo era la promessa per introdurre un nuovo paradigma e di emancipare gli ebrei dal loro destino, lo Stato ebraico è lì per garantire che il destino ebraico rimanga sempre lo stesso.
Israele ed Occidente non hanno i mezzi per contrastare la tecnologia iraniana
Gantz criminale di guerra e colonialista
https://www.ossin.org/israele/2553-iran-israele-e-il-destino