Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera in risposta al mio video sul “fenomeno” Greta https://www.linterferenza.info/in-evidenza/9177/
“Ho seguito il video di Marchi con attenzione, e sostanzialmente gli direi le stesse cose che già ho detto ad un mio amico l’altro giorno in una recente conversazione.
Non ho partecipato a discussioni pubbliche su Greta, non per disinteresse, ma perché trovo davvero imbarazzante questa generale e inconcludente isteria collettiva, che ottunde la ragione e che ormai puntualmente si manifesta ad ogni occasione di confronto su fb. Aggiungo allora solo queste brevi considerazioni sostanziali, anche se ci sarebbero altre questioni a latere da considerare, ma le tralascio per non appesantire troppo questa mia riflessione: è assolutamente condivisibile l’idea di Marchi, secondo cui il tema ambientale è strettamente collegato alla natura predatoria e devastatrice del sistema capitalista, e che questo ambientalismo è sostanzialmente compatibile al sistema che lo “sussume”, senza aver nulla di radicalmente rivoluzionario rispetto all’ordine sociale e politico costituito. Ma penso anche che da qualche parte bisogna pur partire, per cambiare almeno qualcosa di questo sistema distorto; lo stesso 68, quando nacque spontaneamente in America nel 66, reclamava una generica libertà di costumi, e solo dopo in Europa è diventato una utopia rivoluzionaria di sistema, strutturata in pensiero critico, grazie a pensatori del calibro di Sartre, Marcuse, ecc… Con questo non voglio certo dire che ci troviamo di fronte ad un nuovo ‘68, come ha scritto con troppa disinvoltura la Rangeri qualche giorno fa sul Manifesto, né tanto meno che Greta possa guidare questa rivolta come un leader rivoluzionario (che mi pare idea ridicola e che infatti i detrattori usano come argomento a sfavore) . Dico solo che questa protesta forse potrebbe aprire, nuovi scenari, se troverà la forza e l’intelligenza di costruirsi come progetto politico, con un pensiero adeguato che lo sostenga. Se si parte dal problema ambientale -che non è un “problema indotto”, a differenza di tanti altri falsi bisogni che il mercato ci presenta, ma purtroppo estremamente reale e urgente – è comunque un buon punto di partenza, secondo me, perché da una consapevolezza delle giovani generazioni sul problema climatico può anche seguire anche una maggior consapevolezza sulle cause politiche/economiche che lo hanno prodotto; penso insomma ad un processo di cambiamento che parta dal particolare per arrivare al generale. Non è detto che capiterà – e io penso che purtroppo non accadrà, almeno a breve, per mille motivi – ma potrebbe pure accadere. Quello che non bisogna assolutamente fare però, ne sono convinta, è scoraggiare la protesta di questi ragazzi, facendoli sentire dei bambocci idioti e manovrati; dobbiamo invece aiutarli invece a comprendere proprio quelle più ampie contraddizioni del sistema di cui parla Marchi. Vengo dunque al punto: il limite di questa analisi – come di altre circolate in questi giorni, che avrebbero individuato gli attori reali che si muovono dietro Greta – credo stia nel fatto che, dopo aver analizzato il problema, che naturalmente ha un immediato risvolto politico, non dà poi indicazioni concrete per risolverlo politicamente; e una politica senza una prassi, assomiglia più ad una conversazione da salotto, che ad un progetto di cambiamento. E allora, se tutto è organizzato a tavolino dal sistema per depotenziare il conflitto sociale e dall’industria “green” per fare profitti, cosa si fa?…Si buttano le borracce e si torna a comprare le bottigliette di plastica con la cannuccia, per fare dispetto a Greta e al grande capitale che la manipola, dimostrando così che non siamo manovrabili? Smontiamo i pannelli solari e ci scaldiamo con caldaie a gasolio per non farci fregare come quegli ingenui di nordeuropei, che usano energie alternative da decenni e vivono in città che stanno ai primi posti al mondo per qualità della vita? … È evidente che finché saremo dentro il sistema capitalistico e dentro le sue contraddizioni, qualunque cosa noi decidiamo di fare, ci sarà sempre qualcuno che si arricchirà (senza bisogno di pensare a complotti studiati a tavolino); finora quel qualcuno si è arricchito sfruttando energie fossili ed inquinanti, grazie alle quali ci ammaliamo e moriamo pure. Da oggi lo farà con la grande occasione della riconversione verde. Se lo farà a beneficio di tutti, o dei soli investitori, o a scapito di lavoratori sfruttati, dipenderà, come sempre, solo dalla politica, che deve assolutamente riconquistare quel ruolo regolatore, che ha avuto per un solo trentennio in tutta la storia del capitalismo occidentale. Per me questo rimane il punto centrale di ogni questione e in Italia sarebbe già una grande e auspicabile – ma forse, ahimé, difficilmente attuabile – rivoluzione. Invece vogliamo percorrere la strada alternativa della rivoluzione integrale di sistema (che mi par di capire sia la soluzione che piacerebbe a Marchi) e abbattere definitivamente il capitalismo con tutte le sue letali contraddizioni, abbiamo però il problema di dire CHIARAMENTE quale e come sarà il sistema alternativo, dato che il vecchio socialismo reale non ha funzionato così bene e che di certo non riscuoterebbe successo… E dunque, in attesa di avere idee chiare e soluzioni definitive, che al momento mi pare che nessuno abbia, io concentrerei l’attenzione sulle decisioni immediatamente praticabili a beneficio della nostra sopravvivenza, se non anche del pianeta, perché se anche fossero fondate scientificamente le tesi di quelli che negano la componente antropica dei cambiamenti climatici, diminuendo la quantità di CO2 prodotta dall’uomo, ne guadagneremmo comunque in salute e qualità della vita, se non in calo della temperatura terrestre. L’unica cosa che non va fatta, a mio giudizio, è stare a guardare queste proteste con la spocchia di certe presunte intelligenze superiori, atteggiamento che la nostra generazione non si può affatto permettere, dato che è quella che più di tutte ha contribuito a questo sfacelo ambientale, sociale e umano”.