E si ha il coraggio di criticare i “vuoti” di democrazia nelle Repubblica Popolare Cinese. Se vuoti esistono ne hanno diritto e dovere di critica chi ha sempre lottato perché la democrazia crei le sua fondamenta nei luoghi di lavoro, nelle fabbriche, nei pubblici servizi, nelle scuole, negli ospedali, nei quartieri, nelle campagne…nel vero coinvolgimento popolare ai problemi locali e nazionali…
La piattaforma Rousseau è un esempio dell’autoritarismo verso cui stiamo precipitando, con la spinta dei “democratici” per burla, degli “europeisti”, dei finti “sovranisti”. Un proposta dall’alto cui si deve rispondere con un sì o con un no. Un plebiscito Internet. Una cosa buona per molti. Toglie la fatica di pensare. L’elaborazione affidata ad un gruppo ristrettissimo di ducetti.
Il golpista Mario Monti, incoraggiato dal Napolitano, non disse forse che un pesante intralcio ad un’azione seria di governo era causato dal parlamento? “Un intralcio”?
Non è un inciucio quello tra PD e 5Stelle, tra Renzi/Zingaretti e Grillo/Casaleggio, perché i signorotti condividono non da ora ma da parecchio lo stesso spazio ideologico, quello imperiale, come definito in Europa, Franco-Germanico.
Al di là delle retoriche funzionali a coprire i differenti corpi elettorali, in entrambe le coppie risulta vincente l’ostilità contro l’intervento dello stato in economia, intervento che aveva garantito la crescita del Bel Paese, l’indifferenza verso la democrazia all’interno dei luoghi di lavoro, ormai pressoché estinta, “affidata” ai vari capetti “sindacali, la preoccupazione per il costo del lavoro (salari troppo alti e spese eccessive in contributi per i padroni), la predilezione per le privatizzazioni (poco importa se italiche o straniere), il cinismo contro tutto il mondo dell’emarginazione ( periferie urbane, il Meridione, migranti, senza casa, zingari…), la subordinazione ai diktat dell’oligarchia UE (significativo il voto comune per la presidenza della Commissione europea a favore della macellaia di Atene, la baronessa Ursula Von Der Leyen), l’avversione anticomunista, contro i Paesi che vogliono difendere la sovranità politica ed economica (Libia, Siria, Venezuela, Africa francofona…), la sottomissione alla NATO (missili nucleari a Ghedi, armi e militi italici nelle aree di crisi create dagli USA e provocatoriamente ai confini con la Russia, MUOS a Niscemi, sventramento bombarolo di aree della Sardegna…) che comporta, tra l’altro, rischi reali di coinvolgimento immediato in un conflitto nucleare.
Che gran parte della popolazione italiana non abbia avvertito all’istante in Beppe Grillo un borghese cinico dai tratti autoritari come si evince dal suo disprezzo per lo Ius soli, per i barconi nel Mediterraneo, per le sue invettive ferocemente antisindacali e anticomuniste, per il tentativo malriuscito di aderire all’Alde, gruppo di destra al Parlamento europeo, risulta un mistero, se non si tiene conto della caduta di conoscenza e di capacità critica di una fetta maggioritaria del popolo italiano, in questi ultimi trenta-quaranta anni. Giustamente, con sarcasmo, Paolo Virzì ha definito i simpatizzanti del Grillo “ quelli che andavano male a scuola”. Nel 1993 pare che Beppe fosse ospite del “Britannia” ove i Draghi, i Ciampi, i D’Alema ordivano le loro trame per far affondare un popolo che “aveva vissuto al di sopra delle sue possibilità e dei suoi meriti”. Forse aveva avuto l’incarico di costruire un binario morto per dirottare un popolo disgustato? Un’ ipotesi maliziosa? Forse. Ma il “divo” Giulio Andreotti ci ha insegnato che a pensar male si fa peccato ma che allo stesso tempo “ci si azzecca”
Salvini voleva le elezioni che lo avrebbero acclamato come Sindaco d’Italia ma – purtroppo per il Truce – non ha interpretato con successo dei segnali che parlavano di un avvicinamento dei pentastellati al PD. Evidente che in caso di crisi cui hanno contribuito il Mattarella e il pupo di Grillo, il Di Maio, i due futuri protagonisti della scena mediatica sarebbero convolati a fraudolenti nozze, per “salvare il Paese dall’aumento dell’IVA” proprio come sosteneva “quello di Bibbiano” il Renzi delle meraviglie.
Chi ha buona memoria si ricorderà il dibattito patetico sui decimali del deficit. Il 2,6%, proposto dai cosiddetti ormai giallo-verdi, era subito sembrata ai vertici UE… All’Italia sarebbe servito un 3% per avere un piccolo balzo di crescita che le avrebbe consentito di ridurre il debito… Era sembrato ai nemici dell’Europa ( gli europeisti) che la sola presenza di Paolo Savona, assennato economista, per niente bolscevico, con le sue critiche alla fatiscente architettura della gabbia europeista, potesse essere interpretata come un assalto alla Bastiglia. Ci ha pensato, per conto della Merkel, il nostro Mattarella che ne ha impedito l’ingresso, a mio giudizio abusando dei suoi poteri, in quanto il suddetto Savona non risultava conforme alla linea politica dell’oligarchia europea e dei suoi maggiordomi locali.
Il Mattarella ha poi imposto come ministri suoi uomini che fossero fedeli a Bruxelles, creando inevitabili storture nella squadra di governo che già di par suo appariva scombinata, decretando di fatto il ridimensionamento politico dei 5Stelle che risultava così sprovvisto delle sue credenziali e del suo potenziale, mentre affidava all’irresponsabile Salvini il ministero degli interni, prevedendo -suppongo – il marasma che ne sarebbe venuto, non immaginando tuttavia quanto sarebbe risultata potenziata la figura di Salvini nell’immaginario popolare, ma intuendo con intelligenza che la schiena del Di Maio non era ben diritta e che i 5Stelle avrebbero, per salvare almeno in parte consensi perduti, fatto il “salto della quaglia” e sperimentare con un ardito “coup de theatre”, l’ingresso in un nuovo governo con l’”odiato” PD per il quale il Presidente della Repubblica aveva con tanta solerzia lavorato durante il regno di Matteo Salvini, detto il Truce.
Non ci voleva perciò la sfera di cristallo per ipotizzare che il governo 5Stelle/Lega avesse vita breve e che la parte avversa stesse costruendo un trappolone…che comunque non muterà le sorti del Bel Paese. se non nella retorica perbenista.
Che sia un governo di svolta ci vuole tanta faccia tosta. Svolta di che? Non c’è stato prima un governo di cambiamento? Un cambiamento di che? Conte premier con il governo del cambiamento e poi con il governo di svolta. Quindi, secondo logica si dovrebbe ritornare ad una forma di governo precedente rispetto al governo del cambiamento…quindi si ritorna, dato che precedentemente erano governi di continuità ( e non come dice ora il Conte “di novità”)…quindi si ritorna a Renzi. Dopo il cambiamento, la svolta e la novità, è “il momento del coraggio”. In effetti ha ragione Conte, l’avvocato del popolo. Ci vuole coraggio per mettere in scena questa ridicola e patetica pantomima, all’ombra delle tre Zarine che forse, per premiare questi italici buffoncelli , allineatisi con prontezza, non detteranno una legge “tutta lacrime e sangue” come avrebbe voluto quel buon uomo di Mario Monti…Si vocifera sulla manovra di trenta-trentadue miliardi una concessione di dieci miliardi che le Zarine dette anche, tra chi le conosce bene, macellaie di popoli, gentilmente adotteranno per non far capire subito alla martoriata popolazione, l’ennesima umiliazione, l’ennesima presa in giro, l’assoluto dominio, sancito ad Aquisgrana, del dominio Franco-Germanico.
Continuità, altro che svolta.
Bel Paese che vedrà sempre più scomparire la sua industria, la sua agricoltura, crescere in disoccupazione ed in ignoranza, abbassare le condizioni generali di salute e l’aspettativa di vita, correre il rischio di essere coinvolto in un conflitto nucleare, se non riesce ad uscire dalla tagliola mortale delle tre zarine, Angela, Ursula, Christine, dai trattati capestro firmati da politici italiani incapaci e complici.