Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
In questo periodo ferragostano, siamo in presenza di giorni ed ore concitate sul versante del Governo, del Parlamento, della politica. Chi non è protagonista, purtroppo, è l’insieme dei lavoratori, dei disoccupati, dei giovani che sempre meno si vedono rappresentati da queste piroette. Stessa sorte per i temi che dovrebbero far da guida a chi vuol governare il Paese: la predisposizione delle scelte economiche macro per l’Italia e quindi la legge di bilancio da varare entro dicembre. Così come, ancor prima, la scelta per far rappresentare la nazione nell’organo di governo europeo. Ma nulla di tutto ciò è emergenziale nel ricatto continuo che era nato sedici mesi fa tra Lega e Cinquestelle, che è continuato, e che tutt’ora non si ferma, come ha mostrato il confronto parlamentare con colpi di scena andato in onda ieri. Comunque,ci siamo, il fallimento del contratto, depotenziato nella definizione originaria di qualsiasi valenza politica e di “accordo”, tranne che – lapsus freudiano – poi il capo dei Cinquestelle, ora si cruccia e meraviglia del “tradimento” in 24 ore dell’alleato Lega! Ma se era solo contratto, non c’è tradimento politico no? Oppure era fasulla la premessa? Che, invece era molto, molto, molto politica l’alleanza di sedici mesi fa? Ma non è questo l’argomento che voglio sottoporre alla vostra attenzione. Semmai, vorrei provare a parlare di democrazia sostanziale. Come ha rilevato, recentemente, il compagno Francesco della Croce della segreteria nazionale del PCI, “Facciamo attenzione: la proporzionale è tale se contempla collegi elettorali ampli e se non ha soglie di sbarramento fatte ad hoc per escludere milioni di cittadini dalla rappresentanza. Insomma, la nostra proporzionale non può essere alla “tedesca”, dove vi sono molti piccoli collegi (determinando, così, una stortura significativa tra voti ai partiti e seggi corrispondenti) e dove vige uno sbarramento al 5% che, storicamente, fu introdotto in modo esplicito per murare l’ingresso nel parlamento al partito comunista tedesco ed in genere alle minoranze.”. Si, introduco il ragionamento del voto proporzionale, perché esso è la cartina di tornasole per capire se la Costituzione ha una valenza ed un rispetto da inverare, oppure se, americanizzando e rendendo un orpello solo tecnico l’esercizio del voto si intende perseguire il maggioritario che “taglia le ali”, il presidenzialismo che addormenta la critica e la partecipazione, la ricerca “fasulla dai tempi di Craxi ad oggi” della governabilità. Questa nettezza, contrapposta, di scelta è per sottolineare che siamo in presenza di vera scelta politica, di vero scontro teorico e ideale sul rispetto dei principi costituzionali nati dalla Resistenza, quindi non contrabbandabile per scelta tecnica, ancorchè dal solo risvolto economico. E veniamo alla proposta dei Cinquestelle: 345 parlamentari in meno… per risparmiare i soldi della casta. La motivazione è una falsità. Sono ben altre le spese che si possono tagliare, e più consistenti. Il punto vero è se si vuole attuare, “riattualizzare” il proporzionale puro oppure no. Che dice su questo tema il M5S? Venga ad un confronto e risponda. Ad esempio, noi Comunisti siamo portatori, pur nel rispetto dell’impianto Costituzionale, anche di una proposta innovativa, in verità già avanzata negli anni dai comunisti e mai divenuta oggetto di confronto di merito. Si tratta della abolizione di una delle due Camere. Ad esempio del Senato della Repubblica. Quanti sono i soldi a risparmio se invece che un numero di parlamentari, una intera Camera viene non più prevista. Quindi niente doppia lettura delle leggi, quindi niente doppioni di parecchie attività? Ce l’ha una propria opinione il M5S su questo tema? E su ciò che di prezioso lo sottende? Infatti una sola Camera dovrà necessariamente rappresentare davvero il Paese tutto. Anche la parte più piccola. Lo slogan (fino ad ora molto vuoto e giocato solo dentro casa cinquestelle tra 50.000 aficionados della piattaforma) uno vale uno, solo col proporzionale puro si può attuare. “ + Europa” degli ex radicali, sono a favore di questa scelta proporzionale che fece invocare al vecchio leone Pannella “il diritto di tribuna” perché almeno un eletto fosse garantito ad ogni piccola forza politica organizzata, oppure sotto l’ala protettiva del PD è per loro più facile fare spallucce su questi argomenti? E Renzi che si riscopre – abile tattico del primo mattino – risparmiatore dei soldi seguendo la proposta del M5S circa i 345 da tagliare (chissà se gli interessa davvero?), ma lo stesso quesito vale per il saltimbanco politico Salvini dopo l’intervento al Senato del 13 agosto con cui voleva esplicitare, più di quanto non si sappia dalle sue precedenti azioni e dal suo pensiero, se intende togliere di mezzo il “fastidioso” proporzionale e chiudere tutti i confronti in solo due schieramenti che 1, sono ambedue d’accordo sulla Nato; 2, ambedue d’accordo sull’Europa/Euro a servizio del capitalismo; 3, ambedue sono d’accordo sulla conflittualità sostanziale contro la Cina (e la proposta rivoluzionaria ed epocale della Via della Seta, messa in campo per i prossimi cinquant’anni di pace) e contro l’autodeterminazione dei popoli (Cuba, Venezuela, Palestina etc); 4, ambedue sono per mettere i lavoratori ed il lavoro “solo” come servizio da aggiungere alla guida del capitalismo, degli imprenditori; 5, ambedue sono a favore delle politiche che si basano su meno stato e più privato… questo solo per dire le prime cinque cose fondamentali che vengono in mente in un confronto per la guida del Paese. Ecco, allora che alternativa sarebbe questa pensata da Renzi e dal PD (tutto) che immagina siano questi i temi a confronto? Appunto, americanate: che spingono il popolo, i cittadini, a disinteressarsi della politica e della partecipazione, e i pochi che partecipano, anche al voto, lo fanno tra due ricette pressochè fotocopia! Ecco perché è necessario, per la democrazia, per il rispetto della Costituzione, per non tradire noi stessi, che l’Italia abbia la possibilità – tramite il sistema proporzionale – di avere presenti, di conoscere, di far elevare al rango di confronto, proposte di politiche alternative per davvero: (ironicamente, molte delle parole sono state anche utilizzate e subito abbandonate o tradite post voto ora da Lega ora dai Cinquestelle e dal PD) A che serve la Nato? Possiamo essere fuori dalla Nato, tranquillamente e da subito! A che servono i danni che stiamo subendo (grazie al compact) dalla Ue e dall’Euro? Possiamo davvero fare l’Italexit! I Brics, e la Cina e la Russia sono davvero partner futuri con possibilità di sviluppo positivo della globalizzazione, non di quella dei mercati che finora abbiamo subito dagli Usa! Mettere il diritto al lavoro, il lavoro come risorsa umana ed economica, al centro di tutte le politiche dello Stato è la vera alternativa al moderno schiavismo a cui stiamo assistendo negli ultimi anni! Piani economici di programmazione industriale, agricola, della ricerca, della cultura, interventi per l’ampliamento del welfare, il sostegno ai giovani e agli ultimi della società, è alternativa vera allo sfinimento attuale a cui ci hanno portato i passi indietro del centrosinistra, e le scelte di Lega e Cinquestelle. Quindi, si prenda questa matita, si tracci un doppio elenco a confronto, e vediamo se la Lega, se i Cinquestelle, se il PD, mettendo i 345 posti da tagliare per nulla, e, a fronte, tutto quanto può essere “davvero risparmiato” alla fine della scelta di far vivere una concreta possibilità di alternativa e vediamo chi può negare: che il massimo di democrazia è il proporzionale; che il massimo di alternatività sono solo i programmi concreti; che tutto il resto, roboante o sfavillante, è solo una gigantesca menzogna, un gigantesco polverone! Ecco perché condividiamo le necessità richiamate nel comunicato dei sindacati unitari “Un piano straordinario di investimenti pubblici in infrastrutture, reti, manutenzione del territorio, a partire dal Mezzogiorno, con un chiaro sostegno ad una nuova economia verde e che il tutto sia scomputato dai vincoli del patto di stabilità; – una riforma fiscale fondata sul principio della progressività che riduca le tasse al lavoro dipendente e ai pensionati; – una vera lotta all’evasione fiscale e al lavoro nero; – il rinnovo dei contratti nazionali pubblici e privati e il riconoscimento del loro valore erga omnes, la detassazione degli aumenti salariali ed il superamento dei contratti pirata; – riforma della pubblica amministrazione e assunzione di personale in tutti i comparti pubblici a partire dalla sanità; – una nuova politica industriale che indirizzi i processi di innovazione, di crescita dimensionale delle imprese, garantisca il diritto permanente alla formazione e metta al centro la salute e la sicurezza sul lavoro; – una nuova politica della cultura e del turismo asse di crescita per un paese quale l’Italia; – una vera riforma delle pensioni che dia un futuro ai giovani, risponda ai bisogni delle donne e riconosca i lavori più disagiati.” Per questo mi piace concludere sempre citando Francesco della Croce: “Se si vuole intervenire sul bicameralismo si può fare recuperando una proposta storica: una sola Camera parlamentare – anche quindi con meno parlamentari componenti rispetto agli attuali – ma eletta con una legge elettorale proporzionale pura. Fare diversamente, realizzare il baratto tra meno parlamentari ed una proporzionale “crucca” genererebbe una nuova forma di stortura della rappresentanza, molto difficilmente emendabile in seguito a causa dell’intervento diretto sulla Costituzione.
Se “ognuno vale uno”, adesso è il momento di dimostrarlo nei confronti della più alta istituzione rappresentativa del Paese: legge elettorale proporzionale pura, all’italiana!”.
Maurizio Aversa (della segreteria del PCI del Lazio). L’articolo è del 14 agosto