C’è chi gioca con le cazzate e chi muore

Nessuno si domanda perché il padre di uno dei due bambini uccisi nell ‘investimento stradale compiuto da un SUV guidato da 4 rampolli dei clan mafiosi che dominano la zona del Ragusano, vuole andare via da Vittoria dopo la morte del Bambino?
La risposta é così semplice, e agghiacciante al tempo stesso.
Il padre di quel povero bambino non può certo rimanere in quella città, rimanendo costretto nel suo futuro a piegare la testa, e ‘portare rispetto” di fronte alle “famiglie” di quelli che gli hanno ucciso il figlio.
É così chiaro.
É un segno di come l’ Italia non sia un paese democratico, ma un luogo in cui la legalità é soffocata dai poteri criminali diffusi che si accordano con lo Stato e con un sistema politico che vive delle sue necessità di comoda sopravvivenza.
Pensare che persino la caserma dei carabinieri di Vittoria sta in affitto in uno stabile di proprietà dei clan.
A quel giornalista sotto scorta che ha denunciato la situazione drammatica di Vittoria dovrebbero dare il premio Nobel.
E invece quello rischia seriamente di essere ammazzato.
Mentre noi giochiamo con le cazzate.

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