Per capire la reale natura di una forza politica (o anche di un leader politico), dobbiamo fare una specie di gioco. E cioè pensare come si comporterebbe e cosa farebbe una determinata forza politica (o un determinato leader politico) se – ipotesi per assurdo – avesse il potere assoluto.
Le posizioni politiche che vengono ufficialmente assunte da questo o quel partito e dai loro rispettivi leader, sono infatti il risultato della mediazione fra la volontà, gli interessi (di classe) e i reali obiettivi di quel partito e di quel leader e la realtà, cioè dell’incontro (scontro) con altre volontà, altri obiettivi e altri interessi (di classe).
E questa è appunto ciò che chiamiamo dialettica. La quale, nel nostro contesto geo-storico-politico, assume la forma della democrazia liberale.
Il concetto di “volontà di potenza” di nietzschiana memoria non è sbagliato. La dialettica stessa è l’incontro/scontro fra polarità opposte che cercano di prevalere l’una sull’altra. La polarità politicamente e ideologicamente egemone in un dato contesto è quella che riesce a prevalere sull’altra o sulle altre. Naturalmente il livello di egemonia può avere tante e diverse gradazioni, in base alla capacità e alla forza di questa o quella polarità, e in base al contesto storico-politico determinato o che si viene a determinare. Questa capacità egemonica (“volontà di potenza”) potrebbe tradursi in un governo rappresentativo di una maggioranza politica parlamentare così come nel dominio assoluto di una parte politica e sociale, e quindi in una aperta dittatura.
Voglio però essere chiaro. Ciò che penso è che la democrazia è sempre il risultato di quella mediazione di cui sopra. Una mediazione necessaria laddove ci si trovi in presenza di un equilibrio di forze (anche diseguali fra loro in termini quantitativi e qualitativi, ma comunque sufficienti a garantire quell’equilibrio). Laddove quest’ultimo non ci fosse, chiunque – nessuno escluso – imporrebbe la sua volontà, cioè il suo dominio assoluto. E questo – come dicevo – vale per tutti in egual misura, comprese le forze politiche che si richiamano al liberalismo. Infatti, se queste ultime non avessero ostacoli di nessun genere (la dialettica di cui sopra), il loro dominio sarebbe pressochè assoluto e senza mediazioni. Esattamente come per quelle forze politiche che non fanno riferimento al pensiero liberale, siano esse di destra o di sinistra (sto semplificando fino all’inverosimile, me ne rendo conto, ma scrivere un articolo è anche e soprattutto questo). In parole ancora più povere, nessuno è veramente democratico e liberale per scelta, lo è perché costretto dalla presenza di altri punti di vista e di altre forze/volontà con cui è obbligato a misurarsi e a scontrarsi e che lo obbligano ad una mediazione.
Partendo da questo presupposto (che, certo, me ne rendo conto, non presuppone una visione ottimistica delle cose), il gioco che propongo di fare – come dicevo nell’incipit – al fine di capire la reale natura di una forza politica o di un leader politico, è quello di provare a pensare come agirebbero se avessero il potere assoluto, a partire, ovviamente, dalle posizioni che queste/i hanno assunto e assumono nel dibattito politico.
Facciamo una serie di esempi.
Salvini – sempre in estrema sintesi – parla di porti chiusi agli immigrati, chiusura delle frontiere, chiusura delle moschee, dei campi rom, legittima difesa, castrazione clinica per gli stupratori, flat tax, condoni fiscali, varie ed eventuali. Questo è ciò che lui può spingersi a dire nel contesto politico dato o meglio, è ciò che la sua forza reale lo mette nelle condizioni di poter dire qui ed ora.
Ma se Salvini avesse il potere assoluto, la mia opinione è che si spingerebbe ben oltre, direi molto, anzi moltissimo oltre quell’elenco di cui sopra. Il sistema che lui costruirebbe a sua immagine e somiglianza – se potesse esercitare quel potere assoluto di cui sopra – sarebbe un regime reazionario di estrema destra, visceralmente e violentemente antisocialista, antidemocratico e illiberale, ultraliberista, con l’impresa in un ruolo di assoluto dominio e il lavoro in una posizione di totale subordinazione, con pressochè assenza di sindacati, ultranazionalista, esclusivista, securitario, ultrarepressivo, intollerante, razzista, filo atlantico, filosionista, alleato di ferro delle peggiori dittature e naturalmente anche imperialista e colonialista. Un regime di cui lui, ovviamente, sarebbe il capo assoluto, con un sistema di leggi e una costituzione formale (e materiale) concepiti ad hoc per “eternizzare” il suo potere personale.
Un altro esempio pratico.
Se le banche, le lobby finanziarie, la loro “cricca” di burocrati al comando dell’UE e tutto l’apparato politico-mediatico al loro servizio (quindi tutti i partiti neoliberali che la sostengono senza se e senza ma) potesse esprimere senza nessun ostacolo di sorta (ad esempio le Costituzioni democratiche dei vari stati, i sindacati, l’opposizione sociale, una parte dell’opinione pubblica) la sua volontà di potenza, ci troveremmo in una sorta di dittatura politica, oltre che economica (quella è già in corso) del capitale finanziario, con le Costituzioni democratiche completamente stravolte al fine di imporre il dominio assoluto del mercato e della finanza, con i parlamenti nazionali e relativi governi sciolti per decreto e la costituzione di un supergoverno tecnocratico europeo di fatto nominato dalle banche e dagli istituti finanziari.
Ancora un altro esempio.
Se Trump o qualsiasi altro presidente degli Stati Uniti non avesse ostacoli, trasformerebbe tutti gli stati della Terra – nessuno escluso – in tante “repubbliche delle banane” al suo servizio “governate” da “gorilla” locali, la cui funzione sarebbe quella di spogliare il proprio paese di risorse e materie prime per destinarle agli Stati Uniti e naturalmente di reprimere con il terrore ogni possibile moto di ribellione.
L’ultimo. Se Netanyahu non avesse ostacoli raderebbe al suolo la Striscia di Gaza con tutti i suoi abitanti.
Potrei continuare (l’elenco sarebbe lunghissimo…) ma credo che quelli riportati siano sufficienti.
La morale di tutto ciò? Bisogna imparare a guardare ben oltre quello che ci viene mostrato.