L’articolo di Alessandro Visalli1) affronta nodi fondamentali delle teorie di Marx sulle dinamiche del capitalismo, dinamiche che il marxismo più avveduto di questi ultimi cinquanta anni ha cercato di interpretare con modalità rigorose e creative (oltre ai già citati, ricorderei almeno Baran, Sweezy, Magdoff).
Per Marx le crisi di sovrapproduzione, di sottoconsumo, di caduta tendenziale del profitto sono connaturati al capitalismo come la distruzione delle forze produttive, gli investimenti improduttivi e quelli non finalizzati alla crescita del mercato. Ma certo non ha pensato mai ad un crollo del capitalismo se non per via politica. Anzi, pur nel suo andamento irrazionale (per il pianeta) ha ritenuto che fosse presente una grande propensione alla crescita produttiva e all’espansione dei mercati…possibile dietro politiche efferate di sfruttamento, di terrore repressivo, di guerre mirate…
Ai nostri tempi per il blocco militare-finanziario si aprono condizioni favorevoli che si devono accompagnare con una governance mondialista gestita innanzitutto da Israele, Stati Uniti, UE che si fondi su principi e valori universali accettati se non dai popoli, dai rappresentanti dei popoli: Ginevra, diritti umani, parità uomo-donna, diritto alla autodeterminazione, alla sovranità…
Il fatto che tali principi e valori siano del tutto inapplicati pone un problema. Un problema di credibilità delle istituzioni che proclamano valori e principi, e dei rappresentanti che mediante parlamenti, governi, corti internazionali sono tenuti alla loro difesa contro chi si ritiene leda il diritto internazionale.
Perché il “sistema mondo” regga, nonostante gli orrori che vengono commessi a livello planetario da grandi e piccole Potenze, non risulta sufficiente una governance fondata sulla sola repressione militare o poliziesca. Si rende necessaria una partecipazione più o meno convinta delle popolazioni non solo ai valori conclamati ma anche alle istituzioni preposte e con esse alla formazione socio-economica vigente e cioè al capitalismo nella sua modalità attuale “ordo-neoliberista”.
Gramsci aveva ben compreso che per il potere borghese non era sufficiente il dominio con la forza repressiva: gli era necessario il consenso delle masse e per ottenere una tale egemonia occorreva, oltre alla forza bruta sempre pronta ad essere utilizzata al momento opportuno, una organizzazione capillare di ordine ideologico-culturale che educasse le masse popolari alla filosofia liberale, alle illimitate possibilità del modello capitalista, alla impossibilità di un sistema alternativo… Da qui l’idea gramsciana di contrapporre all’egemonia borghese un’egemonia proletaria tutta da costruire allora come anche oggi.
Il movimento contro il riscaldamento globale proposto da Greta Thunberg è un movimento che va ovviamente sostenuto perché la situazione climatica attuale risulta preoccupante. Tanto più che i governi attuali e le multinazionali dell’energia fossile se ne infischiano altamente. Ma non tutte. Si pensi alle improvvisazioni sperimentate sui mari e nei cieli dalla geoingegneria per raffreddare il calore terrestre. Già si sono investiti miliardi ed è possibile che nel prossimo futuro coesistano, a tutto vantaggio del capitale, forze “riscaldanti” e forze refrigeranti”.
Credo sia utile comprendere che gli sforzi di Greta saranno appoggiati da molti giovani di buona volontà ma con accanto giovani rampanti imprenditori che mirano al profitto. Si dirà: tanto di guadagnato, salviamo il pianeta anche con lor signori.
Credo che questo movimento andrà avanti e credo che ci si troverà davanti a delle barriere invalicabili che faranno capire a molti che all’interno del capitalismo non ci sono speranze neanche contro il riscaldamento globale perché un serio impegno è al di fuori delle logiche del profitto e che dunque solo una società governata direttamente dai popoli in un orizzonte socialista può levarci da questo ennesimo disastro del Capitale 2)
Perciò scendiamo in piazza assieme a Greta ma con la consapevolezza che, accanto agli ingenui e ai lupi assieme ai quali marceremo, solo la lotta di classe, da riprendere in tutte le sue forme (lavoro, casa, Welfare, ambiente…), si potrà riconquistare un consenso popolare che ci salverà anche dall’incubo climatico 3) (nella convinzione fideistica che esso dipenda esclusivamente dall’agire umano)
NOTE
1) Alessandro Visalli ” Greta Thunberg: la posta egemonica e lo scontro per il mondo in “l’interferenza” 20/3/2019
2) Vedi in proposito uno dei libri più attendibili sul cambiamento climatico e sulla impossibilità di soluzione all’interno del Capitalismo: Naomi Klein ” Una rivoluzione ci salverà” Milano 2015
3) E’ possibile solo con una forte ripresa della lotta di classe, repressa da lungo tempo dalle false sinistre e da organizzazioni sindacali complici, l’idea di un’egemonia proletaria che deve essere sostenuta e rafforzata dal mondo dell’arte e della cultura (abbiamo bisogno dei Monicelli, dei Nanni Loi, dei Comencini, dei Pasolini, dei Calvino, dei Fo, dei Sciascia, dei Volontè…)