Come è noto, la storia la (ri)scrivono i vincitori e non i vinti. In ragione di ciò per circa quarant’anni non si è mai parlato delle Foibe. Da trent’anni a questa parte, cioè dal crollo del muro di Berlino in poi, non si fa altro che parlarne, dal momento che uno dei due vincitori della seconda guerra mondiale (l’URSS e con essa il movimento comunista internazionale) è venuto a mancare, nel vero senso della parola. Ragion per cui la storia si può ri-scrivere per l’ennesima volta, naturalmente, de-contestualizzandola e de-storicizzandola.
Anche in questo caso gli esponenti di tutti i partiti politici (dalla Lega al PD) fanno a gara a chi è più allineato al relativamente nuovo mainstream ideologico-mediatico dicendo ciò che è consentito dire e omettendo ciò che dovrebbe essere detto, quanto meno per uno straccio di pudore e onestà intellettuale.
E che cos’è che dovrebbe essere detto?
Che le foibe sono state un crimine – su questo non c’è dubbio – conseguenza di un crimine mille volte più grande, sia in quantità che in “qualità”.
Sto parlando, ovviamente, dell’occupazione nazifascista della Jugoslavia, protrattasi per anni con la zelante collaborazione (soprattutto in efferatezze) dei loro alleati in loco, i ferocissimi “ustascia” di Ante Pavelic. Una occupazione brutale che fra bombardamenti, deportazioni in massa, rastrellamenti, rappresaglie, centinaia di villaggi rasi al suolo e scontri armati con le truppe tedesche e italiane ha provocato circa un milione di morti fra gli jugoslavi, di cui centinaia di migliaia di civili. Da sottolineare che gli slavi, così come i russi, erano considerati dai nazisti come una etnia di “inferiori” (e per di più comunisti…), ed è per questa ragione che l’occupazione della Jugoslavia fu particolarmente feroce, al contrario di quella della Francia o di altri paesi europei (comunque non una passeggiata di salute…).
E dunque, alla luce di tutto ciò, cosa sono state le Foibe? Una vendetta. Una rappresaglia. Nulla più e nulla meno. I partigiani comunisti titini hanno restituito ai fascisti una (minima) parte di quello che il popolo jugoslavo ha subito in anni di occupazione nazifascista. Fu un crimine? Non c’è dubbio. Un crimine umano, molto, forse troppo umano”, avrebbe detto un celebre filosofo. I vinti si sono presi la rivincita. E lo hanno fatto in quel modo lì. Avrebbero potuto evitarlo? Certo, anzi, sarebbe stato auspicabile, ma non lo hanno fatto. Si sono comportati come tutti si sono sempre comportati nella storia. Del resto, qualcuno osa mettere sotto accusa gli americani per aver incenerito in un nano secondo duecentomila persone ad Hiroshima e Nagasaki o gli inglesi per averne bruciate vive centomila nell’arco di una notte a Dresda? Ovviamente no, gli americani e gli inglesi sono i vincitori…
Questo discorso scandalizzerà molti, forse i più, ma le cose sono andate esattamente così. Del resto anche in Italia qualche partigiano si è preso la sua soddisfazione a guerra finita e, ovviamente, anche in questo caso (sempre da crollo di quel muro in poi), è iniziata la sarabanda degli intellettuali “revisionisti” (Giampaolo Pansa in testa) che hanno cominciato a denunciare i crimini commessi dai partigiani, con il non (formalmente) dichiarato intento di equiparare la Resistenza ai fascisti che combattevano al fianco dei nazisti. Una sorta di “qualunquismo” storico con dei precisi risvolti politici.
Naturalmente, come dicevo prima, il tutto viene opportunamente de-contestualizzato. In tutte queste ipocrite commemorazioni delle Foibe, l’occupazione nazifascista della Jugoslavia, con tutti i suoi orrori e la sua ferocia, non viene neanche più menzionata. Anche perché la vera finalità non è commemorare quella strage (cosa di cui non frega niente a nessuno) ma criminalizzare i comunisti e riscrivere la storia. Non perché gliene freghi nulla dei comunisti in sé, ma perché la riscrittura di quella storia è funzionale al mantenimento dell’attuale ordine sociale e politico dominante.
Ed è per questo che noi oggi, in barba a chi ci vuole male (come si suol dire…), esclamiamo a gran voce e anche con un pizzico di retorica (che in taluni (rari) casi è necessaria):” Viva i partigiani jugoslavi e viva i partigiani italiani che hanno combattuto il nazifascismo!”.
Fonte foto: Wikipedia (da Google)