Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Il caso Battisti ha giustappunto aperto un vespaio, dove però – davanti ad un giornalismo pressappochista che vive di copia/incolla da Wikipedia – abbonda l’ignoranza, ma una truce ignoranza. Innanzitutto il paragone errato fra Cesare Battisti, i suoi Proletari Armati per il Comunismo e le Brigate Rosse, che è come paragonare il PSI di Pietro Nenni col moderno PSE, o Rifondazione Comunista di Maurizio Acerbo con il Partito Comunista di Marco Rizzo: incompatibili! Ma la cosa peggiore l’ho letta da personalità di simpatie marxiste-leniniste che, per antipatia verso quella stagione di lotta armata post-sessantottina e verso Cesare Battisti (che francamente non mi è affatto simpatico…), comparano quest’ultimo a Renato Curcio. Anch’esso è un paragone errato, proprio per la natura delle Brigate Rosse, che era centralistica, verticistica e vagamente ispirata al mito delle brigate partigiane marxiste-leniniste e dei nuclei di guerriglia antimperialista presenti nel Terzo Mondo e nel Sudamerica. Una cosa simile mi fu fatta notare da Enrico Galmozzi, ex cofondatore di Prima Linea che nasce da una scissione del servizio d’ordine di Lotta Continua e poi esponenti di Potere Operaio, e che non praticò mai la gerarchizzazione della lotta armata, ma presentandosi, come spiega Andrea Tanturli in “Prima Linea. L’altra lotta armata” (DeriveApprodi, 2018), come modello organizzativo e ideologico alternativo a quello militar-leninista delle Brigate Rosse. Le BR non praticavano lo spontaneismo armato, prerogativa di gruppi di matrice autonomista (PL, PAC di Battisti, NAP, strutturati in nuclei autonomi, spontanei, spesso rifacendosi alle tesi negriane) o dell’estrema destra (NAR), ma da una rigida struttura per lo più centralistica ispirata come scrivevo sopra, alle brigate partigiane marxiste-leniniste e ai gruppi di guerriglia sudamericana. Vi consiglio vivamente, non solo di leggere sul tema i due libri di Giorgio Galli “La storia del partito armato” (Rizzoli, 1986) e “Piombo rosso” (Baldini Castoldi Dalai, 2004) che tracciano un background di molti brigatisti, operai o studenti, spesso militanti della FGCI critici verso il PCI riformista. La scelta dell’aggettivo “partito armato”, è emblematica. I primi brigatisti volevano un PCI marxista-leninista che, finita la guerra partigiana contro i nazifascisti, avesse continuato la guerriglia antimperialista come il KKE in Grecia contro i britannici. Gruppi affini marxisti-leninisti sono i peruviani di Sendero Luminoso (maoisti, tutt’oggi in azione fra i campesinos), il Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale, le FARC colombiane, l’M-19, e gruppi come i GAP di Feltrinelli, Action Directe in Francia, i Gruppi comunisti combattenti in Belgio, i GRAPO, Grupos de Resistencia Antifascista Primero de Octubre, espressione della scissione maoista del PC spagnolo in lotta contro Franco, tutti collegati all’ex ala rossa dell’IRA, cioè l’INLA, all’ETA basca e ai gruppi di guerriglia palestinese come il FPLP e il FDLP, ovviamente marxisti-leninisti e con struttura centralistica e verticistica. Feltrinelli – qualcuno mesi fa, alla morte della consorte, ha parlato di “radical chic che giocava alla rivoluzione”, luogo comune montanelliano che, se detto da un liberale, da un centrista, da un neofascista o da un leghista ha senso, detto da un progressista di idee socialiste è segno di profonda superficialità – usò i suoi ingenti capitali per sostenere movimenti di guerriglia in tutto il mondo (fu capace di intrattenere rapporti con Cuba, Palestinesi ecc.) che vennero addestrati anche nella DDR e in Cecoslovacchia, dove fino agli anni ’70 lo stesso PCI selezionava quadri combattenti contro un’eventuale golpe, la “Gladio Rossa”. Domanda: se erano “anarcoidi” o “radical chic”, che supporto avrebbero ricevuto da paesi socialisti come Cecoslovacchia e DDR?
Alcuni allora tirano in ballo la scuola di lingue di Parigi Hyperion: ricordo che un conto sono le BR con Curcio, Mara Cagol e Alberto Franceschini, un’altra cosa quelle dopo l’arresto del nucleo storico, anche se è evidente che i servizi infiltravano tutti i movimenti, di sinistra, destra ecc. Va detto che l’analisi è usata da Sergio Flamigni, ex parlamentare del PCI, davanti ad un “compromesso storico” atto a sdoganare ulteriormente il principale partito della sinistra italiana come partner della DC, e congeniale a tale strategia: si derubricano le BR come corpi estranei, “fascisti rossi” pilotati dalla CIA e sprovvisti di una propria genuinità e di una propria autonomia e della legittimazione di classe, e l’asse coi democristiani è fatto.
Fonte foto: Wikipedia (da Google)