Gli USA hanno perso una battaglia importante in Siria, ma per il complesso militar industriale la guerra prosegue. Con Trump cambiano le alleanze in vista degli ultimi verdetti militari. Gli sconfitti sono le milizie curde colpevoli d’aver abbracciato una ideologia reazionaria, leggiamo Thierry Meyssan: ‘’Il progetto occidentale di uno Stato coloniale a nordest della Siria, da assegnare ai kurdi, non vedrà la luce. Del resto, un numero sempre minore di kurdi lo sostengono, ritenendo che si tratterebbe di una conquista paragonabile alla proclamazione unilaterale da parte delle milizie ebree di uno Stato, Israele, nel 1948’’ 1. Non è errato il raffronto fra il separatismo curdo (2015-’18) ed il terrorismo etnico dell’UCK, l’obiettivo dei movimenti collima: ripulire etnicamente un territorio (Serbia 1998,’99; Siria 2016-’17) plurale.
Il presidente Trump ritira le truppe, riallaccia i rapporti con Erdogan ed aumenta i finanziamenti allo Stato sionista; durante la sua visita in Iraq (avvenuta all’insaputa delle autorità irachene) il magnate statunitense ha confermato un aiuto finanziario annuale superiore ai 4.500 milioni di dollari 2 consentendo al governo israeliano di organizzare operazioni militari contro la Siria. Lo Tsahal (l’esercito israeliano), dopo l’ultima aggressione aerea 3, ha ammesso d’aver bombardato il territorio siriano 250 volte nell’ultimo trimestre, insomma una guerra a fasi alterne. Israele, nell’ultimo anno, ha incassato ben 21 condanne da parte delle Nazioni Unite senza rinunciare al sostegno militare al Fronte Jabat al-Nusra in Siria e al colonialismo d’insediamento.
Secondo l’analista militare russo Yuri Liamin: ‘’la Turchia sta ora minacciando di avviare una nuova operazione militare contro i curdi siriani. Questa operazione potrebbe portare a un reale controllo turco su una parte significativa della Siria settentrionale. È improbabile che tale sviluppo piaccia alle autorità siriane e al suo alleato iraniano’’ 4. Stando così le cose, l’amministrazione Trump riconsegnerebbe l’ISIS al Califfo neo-ottomano, conferendo all’Arabia Saudita un ruolo diverso; da potenza sub-imperialista a semplice cane da guardia regionale, un po’ come fu per Pinochet e lo Scià Reza Pahlevi. Chi serve gli statunitensi senza obiettare, prima o poi, finisce col fare da lustrascarpe.
Il progetto avrà successo? No. La superiorità militare russo-siriana e schiacciante così come l’abilità nelle tecniche di guerriglia e contro-guerriglia delle milizie sciite filo-iraniane. I mercenari di Washington non hanno nessuna possibilità di vincere su Damasco; del resto, il legittimo presidente Bashar al-Assad, dal 2012 ad oggi, non ha sbagliato una mossa diplomatica. La Resistenza panaraba è consapevole e si organizza; apprendo in questo momento che il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (PFLP) e il Partito Comunista Libanese (LCP), in un comunicato congiunto, hanno annunciato che venerdì 28 dicembre 2018, nella capitale libanese Beirut, terranno una conferenza alla quale seguirà un documento politico sulla “Resistenza Araba”.
Il guerrafondaio James Mattis non ha gradito il congedo statunitense dall’Afghanistan, ma dietro questa mossa, molto enfatizzata dagli analisti eurocentrici, ci sono trame geopolitiche interne al Deep State: ‘’A innescare il congedo di Mattis è stato il tweet con cui Donald Trump ha annunciato l’addio alla Siria e il dimezzamento della presenza militare in Afghanistan. Ma dietro l’annuncio si nasconderebbe un piano rivoluzionario uscito dalla mente di Erik Prince, il discusso “principe nero” fondatore di Blackwater, la controversa compagnia di mercenari già protagonista della guerra in Iraq. “Con me spendereste meno di un quarto dei 45 miliardi di dollari sprecati ogni anno senza riuscir a vincere la guerra in Afghanistan. E non vedreste più i soldati americani tornare nei sacchi plastica”’’ 5. Il giornalista Gian Micalessin contesta, seppur indirettamente, la tesi di Thierry Meyssan; Donald Trump (seguendo questo pezzo, ripreso dal canale russo Sputnik) sta acquistando confidenza con il complesso militar-industriale diventando un supplemento del clan Bush. L’Alt Right si è rivelata – stando ai documenti – una costola dei neoconservatori. Fine prevedibile.
L’ultimo articolo di Meyssan s’intitola ‘’Gli Stati Uniti si rifiutano di combattere per finanzieri transnazionali’’, mi permetto di riportare la conclusione (sottolineatura mia): ‘’In altri termini, James Mattis non contesta le ragioni di fondo del ritiro delle truppe USA dall’Afghanistan e dalla Siria, bensì quel che potrebbe seguirne: lo smembramento delle alleanze che hanno per epicentro gli Stati Uniti e quindi il possibile smantellamento della NATO. Per il segretario alla Difesa, gli Stati Uniti devono rassicurare i propri alleati dimostrando di sapere quel che stanno facendo e di continuare a essere i più forti. Non è rilevante che questo risponda o no al vero, la coesione tra gli alleati va mantenuta ad ogni costo. Per Trump invece il pericolo è in casa propria. In economia gli Stati Uniti hanno già perso il primato a favore della Cina, ora stanno perdendo quello militare, lasciando il passo alla Russia. Bisogna smettere di essere il guercio che guida i ciechi e occuparsi innanzitutto dei propri concittadini’’. L’analisi del direttore della Rete Voltaire non implica lo smantellamento da parte dell’imperialismo USA, al contrario si sforza d’inquadrare il conflitto fra la borghesia commerciale e l’establishment. Dove si colloca Trump? Nel mezzo, un mediatore molto abile, attratto dal Deep State. La guerra (purtroppo) prosegue con altri mezzi, deleghe e, soprattutto, carte sporche da giocare.
http://www.voltairenet.org/article204452.html
https://www.hispantv.com/noticias/ee-uu-/407089/trump-retriada-siria-israel-netanyahu?fbclid=IwAR28yncRISNSySah4N4TlVolKkiY2g0W_TotgE75nU_6dOQLUyJdsXTEahw
http://www.voltairenet.org/article204499.html
https://www.maurizioblondet.it/bibi-e-erdogan-attaccano-la-siria-si-sono-coordinati/
https://it.sputniknews.com/opinioni/201812277018761-afghanistan-usa-ritira/
Fonte foto: Sputnik Italia (da Google)