L’ignobile sketch https://youtu.be/cK5pmR3LyHg andato in onda su Rai 3 alcuni giorni fa nella trasmissione condotta da Serena Dandini e interpretato da Angela Finocchiaro ha fortunatamente sollevato le legittime proteste di molte persone, indignate per quanto accaduto.
Le uniche forze politiche che, sull’onda di tali proteste, hanno fatto sentire la loro voce contro questa manifestazione di palese sessismo (antimaschile) sono state la Lega, attraverso Massimiliano Capitanio, segretario della Commissione parlamentare di Vigilanza Rai, https://video.corriere.it/gli-uomini-sono-pezzi-m-battuta-angela-finocchiaro-fa-infuriare-lega/b4b20d1a-ec13-11e8-a70c-410ca07c6063 e Simone Pillon, vicepresidente della Commissione parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza https://www.adnkronos.com/intrattenimento/spettacolo/2018/11/19/gli-uomini-sono-pezzi-bufera-angela-finocchiaro_knQBcwWuIJZvk8JaJ3YKVM.html e Fratelli d’Italia, con il consigliere Rai Giampaolo Rossi http://www.ilgiornale.it/news/cronache/finocchiaro-consigliere-rai-format-sia-pi-linea-col-servizio-1604872.html
E’ un fatto oggettivo e va registrato come tale.
Silenzio totale, e complice, di tutte le altre forze politiche, di tutta la “sinistra”, sia di quella liberale che di quella radicale o “antagonista” (e anche di quella neonata “sovranista”), di Forza Italia e anche del M5S (felici di esserci sbagliati e quindi di rettificare qualora ci fossero smentite in tal senso).
La cosa, purtroppo, non ci sorprende affatto e conferma come l’ideologia femminista sia da tempo parte integrante dell’ideologia neoliberale politicamente corretta dominante. Da Forza Italia a Potere al Popolo, la narrazione femminista, con alcune varianti, è più o meno la stessa. Quando si parla di violenza maschile, di “femminicidio”, o di presunta disparità salariale a parità di qualifica e mansione fra uomini e donne, Carfagna, Boldrini, Raggi, Fedeli e Carofalo suonano lo stesso identico spartito.
Sfuggono, in parte, a tali logiche, come abbiamo visto, quelle forze politiche organiche al sistema capitalista neo liberista dal punto di vista economico e politico ma ancora ideologicamente ancorate ai paradigmi conservatori e tradizionalisti della vecchia ideologia vetero-borghese.
Non esiste infatti – a parte rare eccezioni come quella rappresentata da questo giornale (e da un paio di altri pregevoli blog che solo recentemente hanno cominciato a fare loro tale critica), una critica al femminismo elaborata da un punto di vista socialista e marxista (o neo-marxista).
Si preferisce, per opportunismo, paura e quieto vivere, assecondare lo “spirito dei tempi”, cioè la narrazione neo-femminista dominante. Questo modo di agire (vile, diciamolo…) può dare dei frutti nell’immediato, ma sul lungo periodo (e forse neanche così lungo…) sarà pagato ad duro prezzo, perché quella narrazione sta cominciando a diventare indigesta a tante persone, sia uomini che donne, e la reazione spontanea (migliaia e migliaia di lettere ed email di protesta che hanno spinto quegli esponenti della Lega e di FdI a farsi sentire) provocata da quello sketch della Finocchiaro, lo dimostra.
La “sinistra”, tutta, si sta letteralmente suicidando, sotto questo profilo. A questo punto, visto come stanno le cose, meglio che esali l’ultimo respiro, così forse dalle macerie ci sarà la possibilità, con il tempo, di ricostruire una nuova e moderna (nel senso di adeguata ai tempi e capace di leggere la realtà con occhi lucidi) forza di classe, neo socialista e neomarxista, depurata dall’ideologia politicamente corretta (e quindi, in primis, dal femminismo) che è parte integrante dell’ideologia neoliberale e neoliberista dominante.
Non possiamo, a questo punto, nostro malgrado, esimerci dal raccontare un episodio – decisamente squallido – accadutoci pochi giorni fa e che è significativo rispetto a quanto dicevo.
Alcuni amici e compagni, fra cui il sottoscritto, che ruotano attorno a questo giornale e che fanno anche parte del Movimento degli Uomini Beta http://www.uominibeta.org/home/lettera-aperta-agli-uomini-e-alle-donne-di-potere-al-popolo/(un movimento di ispirazione neo-marxista e radicalmente critico nei confronti del femminismo), sono stati espulsi, senza nessuna comunicazione, dal “gruppo aperto” su Facebook di un’associazione chiamata “Rinascita! Per un’Italia sovrana e socialista”.
L’espulsione è avvenuta in seguito ad una discussione che si era aperta dopo che un nostro compagno aveva postato su quel gruppo il video della Finocchiaro. Peraltro, per lo meno fino a quando ho avuto modo di seguire (prima cioè di essere buttato fuori insieme ad altri), non mi pare che ci fossero state particolari asprezze, anzi, sicuramente in misura nettamente inferiore rispetto a quanto non accada normalmente su FB, specie quando si affrontano questi temi. Per lo meno fino a quando non è intervenuto un autorevole (per lo meno così lo considero, e non ne faccio il nome perché non è certo una questione personale e non mi interessa fare del gossip…) esponente dell’associazione che ha sostanzialmente detto che eravamo dei casi “psichiatrici”.
In ogni caso riporto integralmente il suo commento (abbiamo lo screenshot ma non lo pubblico per le stesse ragioni di cui sopra…):” Faccio presente un invito (pubblicamente) a…(segue un nome) e a tutti noi (Rinascita! Per un’Italia sovrana e socialista) di gestire politicamente questo nostro spazio di potenziale dibattito e confronto! Traduzione: viviamo in una società (a capitalismo maturo e in crisi declinante) che produce (fra l’altro) oltre allo sfruttamento, alienazione e malessere psicologico e psichiatrico. E dato che non siamo (né per volontà né per possibilità) un centro qualificato di igiene mentale, è obbligatorio segnalare le presenze…Gli interventi, chi/coloro che manifestano evidenti problemi psichiatrici, devono essere esclusi da questo spazio. Non è infatti la nostra materia! Gli sfoghi isterici e offensivi (come se il suo non lo fosse…va bè, stendiamo un velo pietoso…) devono essere giudicati per ciò che sono e conseguentemente allontanati. Amen!”.
Subito dopo interviene un tizio che ci paragona a degli squadristi fascisti ma non vale neanche la pena pubblicare le sue scemenze.
Dopo di che prende la parola uno dei principali se non il principale fondatore e dirigente dell’associazione che commenta:” Come avevamo scritto pochi giorni fa, questo spazio ha l’ambizione di essere di confronto, animato se si vuole, ma civile. E avevamo già stigmatizzato il comportamento di uno/alcuni. Ciò è tanto più necessario quando si affronta un tema difficile e delicato. E l’attenzione di tutti è ancora più importante nel momento in cui vogliamo un nuovo campo politico e culturale. Chi non è interessato non si interessi di noi. C’è una questione di comportamento ma anche alcuni contenuti, per come sono posti, non sono compatibili con questo spazio. Questo spazio non è un ring e nemmeno uno sfogatoio. In questo senso stiamo provvedendo a stoppare la “discussione” che è andata in onda sul post dello scioglimento di LeU. Non vogliamo che nessuno possa scrivere “Questa chat è un delirio”. Così faremo in automatico per qualsiasi altra situazione e chi ne è responsabile”.
A questo punto arriva un commento interessante e onesto (e anche ingenuo) da parte di una donna che scrive:” Lo chiedo senza ironia. Su questo gruppo non sono state bannate persone che offendevano pesantemente i propri interlocutori, tuttavia adesso vi preoccupate di chiudere un post che in fin dei conti non ha prodotto così tanti insulti tra i presenti al dibattito? Qual è il criterio che vi spinge ad adottare tale scelta? Grazie”.
Segue e conclude la discussione la risposta secca di una delle dirigenti dell’associazione che scrive:” Ti ha risposto …(segue il nome). Hai letto? Comunque sono stati tutti bannati”.
Naturalmente la signora, in totale buona fede, ha manifestato il suo stupore, dimostrando di non conoscere certe dinamiche che purtroppo appartengono fisiologicamente alla politica e che però assumono connotazioni grottesche quando si tratta di microcosmi ininfluenti sul piano numerico e inconsistenti sul piano della proposta politica.
Avevamo seguito i lavori dell’associazione fin dalla sua nascita, dal momento che sosteneva, fra le altre cose, di voler rompere con l’ideologia politicamente corretta e con l’attuale “sinistra” che di quell’ideologia è portatrice sana. In realtà la rottura è stata solo parziale ma ha riguardato solo i temi, pur importanti, della sovranità nazionale e dell’immigrazione. Su quest’ultimo tema, essendo personalmente in profondo disaccordo su come affrontare la questione, il sottoscritto si è allontanato in modo assolutamente pacifico dall’associazione, anche in seguito ad un dibattito che ci ha visti impegnati per un paio di giorni. Nulla di male, succede che ci si conosca e che ci si saluti in seguito a divergenze politiche. Io stesso avevo comunicato che avevo comunque l’intenzione di mantenere una relazione dialettica con l’associazione pur nell’impossibilità di aderirvi, così come mantengo rapporti cordiali e amichevoli anche con altre associazioni e organizzazioni politiche.
Ma questo può valere per tutti i temi ma non per il tabù dei tabù, cioè il femminismo. La critica al femminismo non è ammessa, in nessun consesso. C’erano già state delle avvisaglie in tal senso in precedenti discussioni, peraltro quasi tutte virtuali (cioè su FB) dove, di fatto, la linea dell’associazione è stata ed è dettata da una compagna a cui è stata data carta bianca. Di fronte ai suoi interventi nessun altro, al di fuori di noi, ha mai replicato oppure criticato, tanto meno i dirigenti, onde per cui, da che mondo è mondo, “chi tace acconsente”.
Certo, la contraddizione è a dir poco stridente per un’associazione che dice di voler rompere con l’ideologia politicamente corretta, cioè con l’ideologia neoliberale capitalista attualmente dominante, ma tant’è. E’ altresì doveroso sottolineare (di questo sono assolutamente convinto) che se non fosse stato per la presenza (e il ruolo assunto e che gli è stato lasciato assumere…) di questa donna, non solo non saremmo stati cacciati in questo modo meschino ma avremmo forse anche potuto affrontare l’argomento in modo serio, ragionato, magari in forma seminariale (come avevamo auspicato), così come è stato fatto per altri temi. E invece la rottura si è consumata prima, con la solita tattica del “poliziotto cattivo e di quello buono” che agiscono di concerto. Prima arriva quello a dirci che siamo soggetti affetti da patologie psichiatriche (in perfetto stile vetero stalinista riadattato in salsa politicamente corretta) , e poi arriva quell’altro a fare la chiosa politica e a spiegare che quel gruppo aperto non è un ring e chi non è interessato se ne può anche andare. Il che è quanto meno contraddittorio per quello che, almeno sulla carta, vuole essere un gruppo aperto. Devo dire che ho personalmente pubblicato in quel gruppo “aperto” degli articoli su altri temi (ad esempio sull’immigrazione) che sapevo che non erano condivisi dagli altri membri dell’associazione, e tuttavia sono stati pubblicati. Del resto, a cosa serve aprire un gruppo aperto (infatti ne hanno anche uno chiuso…) se non per dare la possibilità a tutti/e di esprimere liberamente la propria opinione?
E’ evidente che ci sono argomenti che non possono essere affrontati, o meglio, un argomento che non può essere affrontato (in modo critico) e naturalmente sto parlando del femminismo. Dopo di che conosco i miei polli e so bene che il vero obiettivo di quell’associazione è dare vita ad un microrganismo, una sorta di “tesoretto” che possa essere speso sui vari tavoli delle varie (il più delle volte micro) trattative politiche e in prospettiva elettorali per cercare di ritagliarsi uno spazio e soprattutto un ruolo politico (meglio se con qualche candidatura…). Personalmente, la cosa mi lascia del tutto indifferente, e posso anche augurargli di avere fortuna anche perché mi rendo conto che chi per una vita ha fatto solo attività politica, nel momento in cui si ritrova senza il “giocattolo”, comincia ad annaspare. E’ una specie di “droga” di cui soffrono molti professionisti e semi professionisti della politica, cioè coloro che hanno svolto un ruolo politico e poi lo hanno perso, ma anche quelli/e che hanno da sempre ambito ad averlo ma non ci sono mai riusciti e questo ha alimentato in loro un profondo senso di frustrazione e di fallimento (lo stesso che condividono con chi quel ruolo lo ha avuto e non lo ha più). Dietro a tanti bei discorsi ideologici, ideali e politici, in realtà si cela, purtroppo, questa triste condizione esistenziale…
Resta lo squallore umano, prima ancora che politico, di determinati comportamenti, ma insomma, sopravviveremo…