L’apertura di Salvini ai SI TAV non è ovviamente casuale. Sa perfettamente che l’opposizione alla TAV è un punto irrinunciabile per i 5S, specie dopo che sono stati costretti ad ingoiare il rospo sulla TAP in Puglia.
Naturalmente non è casuale neanche la risposta di Berlusconi che ha immediatamente rilanciato (in realtà non aveva mai chiuso…) dichiarando che l’alleanza della Lega con i 5 Stelle è innaturale e che prima o poi (in realtà più prima che poi perché ha ribadito che il governo non arriverà alle europee…) il suo gruppo dirigente se ne renderà conto e tornerà sui suoi passi.
Vera e propria musica per Il PD che auspica, ovviamente, il dissolvimento del M5S, nella speranza di poter tornare alla finta dialettica che per trent’anni ha visto confrontarsi il centrosinistra con il centrodestra. Una “dialettica” (si fa per dire…) disarticolata proprio dalla nascita e dall’affermazione del M5S. Essendo del tutto impossibilitato a fare alcunchè in tal senso, non può che affidarsi a Salvini e a Berlusconi, per raggiungere tale obiettivo.
Ma anche Salvini sa che non potrà avere vita lunga con il M5S. Sta utilizzando il governo come un mero strumento di propaganda per fare il pieno dei voti, raschiare il barile e succhiare tutto quello che c’è da succhiare da Forza Italia e da Fratelli d’Italia, per poi tornare al tavolo delle trattative con Berlusconi da una posizione molto più forte rispetto a quella che aveva prima, e diventare così il leader di un “nuovo” prossimi futuro centrodestra.
Naturalmente questa ipotesi – il ritorno ad una “normale” (e finta) dialettica fra centrodestra e centrosinistra – è auspicata e secondo me anche caldeggiata sia a Bruxelles che a Berlino e Parigi, per ovvie ragioni: stabilità politica e rispetto dei vincoli di bilancio.
Ho più volte spiegato, in numerosi articoli, la natura contraddittoria e ideologicamente interclassista (e quindi non socialista) del M5S e il suo voler essere “oltre le categorie di destra e di sinistra”. Un concetto, quest’ultimo, ambiguo, pericoloso, depistante e del tutto in sintonia con l’ideologia dominante, quella della fine della storia, della fine del conflitto di classe, del superamento delle ideologie, e del capitalismo elevato a condizione naturale e per questo non superabile ma tutt’al più e al meglio solo migliorabile.
Tuttavia oggi, allo stato delle cose, forse anche suo malgrado, in pressochè quasi totale assenza di conflitto sociale, per lo meno nelle forme tradizionali che abbiamo conosciuto fino ad ora, il M5S si trova a rappresentare – pur con tutte le contraddizioni (anche strutturali) che lo caratterizzano e di cui siamo ben consapevoli – un elemento di rottura se non forse l’unico elemento di rottura di una certa consistenza all’interno dell’attuale quadro politico. Il che, non è un particolare da niente.
La realtà non mai statica, ed è sempre in divenire. Vedremo come si evolveranno le cose.