Una interessante riflessione di Tomasz Konicz, non del tutto condivisibile, ovviamente, e non assente da aporie e da errori, a nostro modesto parere, e che tuttavia ha il merito di sollevare questioni ineludibili. Sicuramente utile al dibattito.
L’attuale giubileo di Marx rivela soprattutto una cosa: il crescente conservatorismo di una sinistra che si adatta sempre più allo spirito reazionario del tempo
Foto: elmundo.es (da Google)
Alla fine, volgendo lo sguardo al XIX secolo, la sinistra sembra stia sperimentando una qualche rilevanza pubblica, quanto meno nel breve periodo. Karl Marx compie 200 anni – e così tutti i media di rilievo, che di solito, diversamente, legittimano le solite restrizioni, ora stanno pubblicando una qualche forma di apprezzamento. La chiacchiera su Marx – alimentata da un tardo capitalismo in crisi, e che sembra confermare tutti i cliché anticapitalisti dei secoli precedenti – viene accompagnata dalle solite strategie di addomesticamento del teorico critico e che in simili occasioni di solito si colloca al di fuori del mainstream. Particolare rilievo viene dato all’aspetto biografico, all’«essere umano» Marx, come nella produzione ZDF su Karl Marx, che ha caratterizzato l’autore de “L’Ideologia Tedesca” come se fosse un “profeta tedesco” – e questo in piena epoca di populismo di destra. In questo docudrama possiamo sapere molte cose sulla famiglia, sulle sue preoccupazioni per il denaro, sulle morti e sulla «accusa permanente secondo cui Marx era più preoccupato per i suoi studi e per la politica che per i suoi familiari», come viene detto in una recensione. Ma l’opera di Marx – per essere precisi, l’opera che ha fatto di lui un teorico famoso – è stata «assai trascurata» nella produzione della ZDF.
Il Marx della porta accanto
Il tentativo dell’industria culturale di «avvicinare», al pubblico mediatico, Marx come essere umano, si accompagna perciò ad un offuscamento di quello che era il contenuto della sua teoria,in modo che quasi chiunque possa prendere il treno di Marx, Nella maggior parte dei casi, il riferimento a qualcosa che abbia a che fare con la disuguaglianza sociale, la globalizzazione o la crisi del capitalismo, è sufficiente per poter partecipare al chiacchiericcio mediatico.
Una volta fatto questo riferimento positivo formale a Marx, al giorno d’oggi – dove i brevi video di YouTube sostituiscono il faticoso lavoro testuale originale – praticamente tutto è possibile. Perfino l’SPD pretende oggi di aver riscoperto Marx, il quale, secondo Andrea Nahles. avrebbe visto «la necessità di una politica democratica di miglioramento graduale delle condizioni di vita». Il “comunismo“, nell’epoca della Guerra Fredda, avrebbe solo oscurato questo presunto riconoscimento dell’autore del Manifesto Comunista; è questo il discorso orwelliano della marxista dell’SPD, che ha anche affermato in un Tweet che Marx avrebbe caratterizzato l’SPD, il partito dell’Hartz IV, «come nessun altro».
Molto più a sinistra di quanto lo sia l’SPD (e gran parte del Partito di Sinistra, Linkspartei), attualmente possiamo trovare la Chiesa cattolica di Papa Francesco, che – al contrario di Nahles o di Lafontaine – arriva, quanto meno, a formulare una critica ragionevolmente utile del capitalismo. Di conseguenza, sembra che si tratti solo di uno scambio di nomi con il famoso ateo militante («la religione è l’oppio dei popoli»), il fatto per cui il Cardinale Reinhard Marx fosse predestinato a lodare, in un’intervista ad un giornale, il suo omonimo, come «perspicace analista del capitalismo» – e allo stesso tempo a pubblicizzare la dottrina sociale della Chiesa cattolica, che «non ha mai negato l’analisi marxista del capitalismo né i rischi che da questo derivano». E anche l’FDP [Partito Liberale Democratico] riconosce Marx come un grande pensatore liberale che rimane molto attuale. Nell’intervista ad un giornale, il politico dell’FDP, Kubicki, ha dichiarato di apprezzare Marx a causa della sua inclinazione per il libero scambio. Secondo l’eminenza grigia dell’FDP, oggi Marx avrebbe votato «per gli accordi sul libero commercio, come il CETA». Tuttavia, Kubicki ha evitato di concedere a Karl Marx la tessera postuma di membro del FDP: «Questo sarebbe un po’ esagerato».
Marx nella critica
Solamente l’editore Springer non ha voluto partecipare al grande abbraccio di Marx, che sta dando ora forma alla commemorazione di Marx nella Repubblica Federale Tedesca, in maniera trasversale alle classi. I dipendenti di Friede Springer (una fortuna stimata, certamente assai sudata, di 5,4 miliardi di dollari) hanno rimproverato a Marx di essere un parassita, i cui testi hanno causato «un nodo al cervello» – e che si sarebbe reso responsabile di centinaia di milioni di morti, che le sue tesi avrebbero causato.
Un esame critico della contraddittoria costruzione teorica marxiana – soprattutto tenendo conto dell’attuale ondata di Marx, che minaccia di annegare qualsiasi cosa nell’arbitrio postmoderno – sarebbe di importanza centrale per una teoria ed una prassi radicalmente anticapitalista. Tuttavia, questo lavoro teorico, che scarti le parti anacronistiche della teoria marxiana, può essere fatto solo dalla sinistra, con uno sforzo che sia in grado di elevare il marxismo al livello del XXI secolo.
Se ne avesse avuto il tempo, anche Karl Marx avrebbe potuto eliminare molte assurdità. E questo non sarebbe stato di poco conto: la teleologia di Marx, secondo la quale il socialismo/comunismo erideterebbe in maniera quasi automatica il capitalismo, con l’inevitabilità di una legge naturale, in realtà provoca solo imbarazzo, se guardiamo alla storia recente – così come l’attuale sviluppo della crisi, che tende alla barbarie. La lotta di classe, postulata dai marxisti di tutte le colorazioni, come leva centrale per rovesciare il capitalismo, si rivela essa stessa, dando una breve occhiata alla storia sociale degli ultimi 200 anni come una lotta per la distribuzione all’interno del capitalismo – e, quindi, come mezzo per integrare la classe operaia nella società del lavoro capitalista, nella sua fase di ascesa storica.
E ci si può quindi giustamente chiedere quand’è che finalmente il valoroso proletariato si degnerà di compiere, come soggetto rivoluzionario, la sua missione storica, che gli venne attribuita da Marx ed Engels. Non è che alla valorosa classe operaia sia rimasto molto tempo per completare questa “missione storica“, di fronte al rapido avanzare dell’automazione! Semmai, è l’attuale tendenza della crisi che sta per culminare nell’emergere di un’umanità economicamente superflua – si veda a tal proposito la crisi dei rifugiati.
Marx è necessario
Eppure, tuttavia, Marx è necessario. Senza la teoria di Marx, l’attuale mondo del tardo capitalismo è semplicemente incomprensibile. Tutte le distorsioni, le più disparate, che emergono, tutte le confuse tendenze di crisi, tutto il caos generalizzato (la miseria, la minaccia di guerra, le crisi dei rifugiati, la nuova destra, il caos climatico) – tutto questo, grazie al nucleo classico della teoria di Marx può essere ridotto ad un denominatore teorico. La grande narrazione teorica, la cui mera possibilità è stata categoricamente negata dalla postmodernità con la sua “nuova opacità” (Habermas), può ancora essere fornita da una teoria di Marx che sia al livello del XXI secolo. E non si tratta di una bella storia – ma è la vera storia adatta all’eventualità. Perciò, Marx deve essere inteso come teorico. Il superamento del marxismo, in quanto utensile di moda altamente identitario, o come ideologia anacronisticamente ortodossa, nel quale il linguaggio degli scritti “sacri” di Marx viene riprodotto alla lettera, e venduto come se fosse la conclusione ultima della sapienza, costituisce quindi il presupposto che sta alla base della rinascita di Marx nel XXI secolo. La struttura del pensiero di Marx dev’essere prima percepita come contraddittoria. Da un lato, Marx era un figlio del suo tempo, che ha attribuito alla classe operaia, che era allora ancora in crescita, una missione storica, ed ha fornito alla fede generale nel progresso del XIX secolo una sovrastruttura comunista. Dall’altro lato, egli è stato il classico ed il visionario che ha criticato le forme fondamentali della socializzazione capitalistica, ed ha rivelato le sue decisive contraddizioni interne.
Pertanto, si rende necessario liberare il nucleo teorico classico della teoria di Marx dalla scorie anacronistiche che si sono accumulate nel corso di decenni. Il nucleo della contraddittoria costruzione teorica ed intellettuale di Marx è costituito dalla sua analisi del sistema capitalista. Più precisamente, le analisi delle “leggi del movimento” del capitale, vale a dire, l’analisi della forma del valore, svolta nella sua principale opera, Il Capitale. La determinazione del lavoro astratto, astratto come è astratta la sostanza del valore, come è astratto il contenuto della forma del valore, così come lo è la determinazione del tempo di lavoro sociale medio, così come la vera grandezza del valore, tutto questo ha fatto di Marx un classico. Questo nucleo della sua analisi del capitale, quindi, rimane valido, fino a quando esiste l’oggetto della sua analisi – il capitale.
Inoltre: Marx ha anche indicato quella che é la contraddizione decisiva fra il valore realmente astratto ed il valore concreto d’uso di una merce (in realtà, già nel famoso e visionario “frammento sulle macchine” dei Grundrisse, Linee Generali per la Critica dell’Economia Politica, la contraddizione che si trova alla base dell’attuale periodo caotico di sviluppo della crisi del tardo capitalismo. Nel momento in cui il valore d’uso è importante solo in quanto portatore del valore astratto, come fine in sé stesso, il sistema instabile tende all’espansione permanente – e, in prospettiva, all’autodistruzione. L’incendio del mondo reale, avente come finalità la crescita illimitata del valore astratto, l’accumulazione di quantità sempre maggiori di lavoro astratto, è il risultato di questa contraddizione interna del capitale stesso, che è già inerente a qualsiasi merce, come “forma elementare” della ricchezza capitalistica.
Pertanto, si può affermare, senza esagerare che, per esempio, la crisi climatica in pieno sviluppo non può essere compresa senza un’adeguata comprensione di tale contraddizione interna della relazione di capitale. La coercizione autodistruttiva della crescita del sistema tardo capitalista, in cui alla fine viene prodotta una montagna di rifiuti, per prolungare la dinamica della valorizzazione del capitale, che ormai va a singhiozzo – non può essere ridotta al suo preciso concetto senza un’analisi marxiana della forma del valore.
Il concetto di feticismo di Marx – che non descrive nessuna illusione, bensì un processo sociale ben reale – permette anche di comprendere come l’essere umano del tardo capitalismo sembra confrontarsi in maniera impotente con questa dinamica della valorizzazione autonomizzata del capitale e con le sue devastanti conseguenze, e a percepirla come una sorta di fenomeno naturale, anche se inconsciamente la elabori letteralmente ogni giorno. Come è stato detto, non si tratta di una bella storia, quella che potrebbe fornire unna teoria di Marx che sia al livello del XXI secolo. E probabilmente è questa una delle ragioni per cui ci sono così tanti ostacoli sul cammino di questo progetto. Ma è necessario percorrere il “deserto del reale” (Matrix) se, nonostante tutto, bisogna ancora trovare il modo di uscire da tale deserto.
Una seria lettura di Marx costituisce anche il miglior antidoto contro le riduzioni populiste delle semplicistiche “critiche dei pezzi grossi” alla ricerca di capri espiatori. Il concetto marxiano della maschera di carattere dell’economia chiarisce che anche i capitalisti più potenti traggono il loro apparente potere solo dall’ottimizzazione soggettiva della coercizione sistemica oggettiva per la valorizzazione del capitale. Marx esige un pensiero sistemico, che al momento attuale è urgentemente necessario, per una sinistra contaminata dalle riduzioni populiste.
Marx ha anche riconosciuto il fatto che non si può trattare di una mera “retribuzione” socialdemocratica, ma che il sistema come tale appartiene al mucchio di rifiuti della storia – la relazione di capitale dev’essere superata nella sua stessa dinamica feticista sociale globale. In ultima analisi, il feticismo capitalista dev’essere spezzato, le persone devono passare effettivamente ad una configurazione cosciente dei loro processi di riduzione sociale, che attualmente avvengono “dietro le spalle” (Marx) dei soggetti del mercato, inconsciamente guidato dal capitale. Questa sarebbe un’uscita rivoluzionaria dalla feticistica “preistoria dell’umanità“, come la chiamava Marx.
La costruzione intellettuale di Karl Marx, quindi, alla fine dev’essere presa sul serio. Dev’essere intesa come un attrezzo teorico che serve a capire il mondo. A tale scopo, l’involucro anacronistico va rimosso, di modo che emerga il nucleo rilevante della teoria di Marx. Su questa strada, la scuola teorica della critica del valore, che è stata modellata in maniera decisiva dal filosofo Robert Kurz, è quella che finora si trova più avanti. Ed è ovvio che questo non è un percorso semplice, come lo era la mera riproduzione dell’ideologia ortodossa, o come lo è l’adattamento del marxismo ad una identità di pseudo-sinistra, ad un accessorio di moda per fan, come viene praticato oggi da una sinistra iper-identitaria.
Back to the rotten roots
L’analisi critica e la purificazione della teoria di Marx, superando tutti i momenti dell’ideologia all’interno del “marxismo” che non sono allineati alla realtà sociale in crisi: quasi niente di tutto questo, è stato fatto in occasione dell’anniversario di Marx.
Invece di fare questo, la retrospezione storica che si svolge nei festival di Marx va di pari passo con un orientamento retrogrado da parte della sinistra, che spiega il suo continuo fallimento a partire dalla perdita delle vecchie verità semplici, perse da qualche parte nel XIX e nel XX secolo.
Continuare a guardare dietro non serve ad un’analisi per imparare dagli errori del passato. Si cercano piuttosto delle verità, vecchie e semplici, che ritiene che possano essere ancora cercate nel passato. In realtà, la sinistra è ancora alla ricerca di un’identità nella sua stessa storia. Quello che qui appare evidente, sono i parallelismo con la follia identitaria della Nuova Destra e dell’islamismo.
Qui, ad essere riscoperti sono il proletariato, la lotta di classe, la “questione sociale” – e a prima vista tutto questo sembra essere del tutto conseguente. Il fatto è che anche il capitalismo è tornato nuovamente ad essere brutale, in molti centri del sistema globale, come lo era nel XIX e nel XX secolo. Ampi settori della popolazione, come la classe media negli Stati Uniti, precipitano nel pauperismo, mentre uno strato sottile di multimilionari accumula ricchezze favolose, aumentando il divario fra ricchi e poveri fino a dimensioni assurde. Anche nelle rimanenti isole del benessere, ormai il lavoro non è in grado di poter proteggere contro la povertà. Se aggiungiamo a tutto questo le guerre in aumento, che fanno pensare al massimo splendore dell’imperialismo del XIX secolo, o alle tendenze allo Stato di polizia, che servivano a perpetuare con la forza la divisione sociale della società. Eppure, tutto questo è un’illusione.
L’attuale crescita della miseria di massa deriva dalla completa dissoluzione, su scala globale, della classe operaia, che viene sempre più espulsa dal processo di riproduzione del capitale. L’attuale miseria riflette, come l’immagine in uno specchio, il pauperismo nella fase di ascesa del capitalismo nel XIX e XX secolo, quando il proletariato cresceva rapidamente. Ora, nella fase storica del declino del capitale, tutto questo si dissolve – ed il prezzo della merce forza lavoro, sempre più superflua, è in caduta libera, conformemente alla mancanza di domanda da parte del capitale. Il risultato dell’attuale processo di crisi non è, pertanto, la proletarizzazione della popolazione – in cui Marx, nel XIX secolo, poteva ancora sperare – ma è l’emergere di un’umanità superflua, come tendenza globale. In maniera complementare a questo, vediamo i fantastici milioni accumulati dalla casta oligarchica globale: sono l’espressione di una super-accumulazione di capitale – per la maggior parte fittizio – che difficilmente trova possibilità redditizie di valorizzazione nella produzione di merci.
Insieme all’attuale focalizzarsi della sinistra sulla classe operaia, sulla lotta di classe e sulla questione sociale, quelle che sono le forme di decadimento della classe operaia – che sta per passare alla storia – vengono nuovamente dichiarate soggetto rivoluzionario. Così diventa conveniente immaginare una “classe in sé“, la quale sarebbe chiamata alla sua gloriosa rivoluzione grazie alla sua mera posizione nel processo di riproduzione – anche se concretamente tutto quanto, a livello empirico, per quanto concerne la storia ed il presente dei salariati, i quali non si comportano diversamente da tutti gli altri strati della popolazione, parla contro questo. Tuttavia, in questo ambiente, si ama nascondere quella che è la vera tragedia della realtà in crisi: Semplicemente, non esiste alcuna “classe rivoluzionaria” – e, allo stesso tempo, il superamento del capitale è una necessità perché la civiltà possa sopravvivere. Ma difficilmente ci sarà qualche “marxista” che lo ammetterà.
Lo stesso vale per la questione sociale, che dalla sinistra di orientamento socialdemocratico viene sempre più posta con crescente sciovinismo tedesco. Una risposta onesta è semplice: la questione sociale non è risolvibile nell’attuale capitalismo di crisi. Questo non vuole realmente ammetterlo quasi nessuno, ma, viste le crescenti tendenze della crisi – economica, ambientale, politica – appare sempre più evidente nella realtà. Fingere che il tempo possa essere rovesciato è una menzogna. Una persona inganna sé stessa – e chiunque voglia credere che ci possa essere un ritorno alla “economia sociale di mercato” degli anni ’70. Il populismo, che, nella post-socialdemocrazia, va di pari passo con un orientamento sempre più forte in direzione dello Stato-nazione, non rappresenta alcuna elaborazione teorica.
Una teoria di Marx che sia all’altezza del XXI secolo, che metta il processo di crisi al centro della riflessione teorica, sarebbe legittimata non solo a comprendere, ma anche a prevedere la dinamica della crisi. Invece, nello spazio di lingua tedesca domina una sinistra post-socialdemocratica, identificata con lo sciovinismo tedesco, che agisce come aborto dello spirito reazionario dei tempi.
Tomasz Konicz – Pubblicato originariamente il 13/5/2018 su Telepolis
Fonte: https://www.sinistrainrete.info/marxismo/13437-tomasz-konicz-marx-fa-muovere-il-lavoro-lo-sport-ed-il-gioco.html