Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo documento dei compagni di Risorgimento Socialista:
La Direzione Nazionale di Risorgimento Socialista,
riunita a Roma il 01 Luglio 2018, approva il seguente documento:
“La Sovranità appartiene al Popolo: uscire a Sinistra dalla crisi della Seconda Repubblica”
Risorgimento Socialista per l’unità della Sinistra di Classe e della Sinistra Sovranista
La fine della Seconda Repubblica
Le elezioni del 04 marzo hanno messo fine alla Seconda Repubblica, nata dopo il 1992 su due capisaldi: la sfiducia di tutta la societa civile, politica ed economica nei confronti dello Stato, e la fiducia nella capacità dell’Unione Europea di salvarci dai nostri limiti. Le forze populiste, la Lega e il Movimento 5 Stelle hanno vinto le elezioni con un risultato che non ha precedenti in tutto il mondo occidentale: la loro vittoria è stata trainata proprio dal voto dei disoccupati e del lavoro dipendente, quasi cancellando la sinistra dallo scenario politico.
Il PD ha scelto i Poteri Forti con il Governo Monti, e ha completamente abbandonato l’idea di proteggere il mondo del lavoro dalle forze del mercato: non possiamo nemmeno più chiamarlo “sinistra”. Liberi e Uguali non ha un’idea di Paese diversa da quella del PD, ma solo la speranza di ridurre i danni.
Potere al Popolo ha scelto con coraggio di dire NO a questi ultimi 25 anni di neoliberismo, ma non è stata ancora percepita come lo strumento utile per riconquistare i diritti dei lavoratori.
Dopo le elezioni, frattempo Lega e 5 Stelle stanno ristrutturando attorno a loro il sistema politico: di fronte a questo, la sinistra è in confusione: il Governo fino ad ora non ha rotto radicalmente con le politiche del dopo-Monti, ma mutuando le strategie di Trump polarizza la società con proposte per spingere ancora più a destra il dibattito. Segno chiaro della sua sconfitta culturale, la sinistra non riesce a sfuggire alla trappola comunicativa di Salvini: il Partito Democratico critica la Flat Tax non perchè classista e anti-popolare, ma perchè non ci sono i soldi per farla; Liberi e Uguali non sfugge al richiamo della foresta del PD; le sinistre radicali rispondono alle proposte violente e xenofobe di Salvini sminuendo effetti dell’immigrazione, ma senza spiegare come affrontarne le cause.
La decomposizione dello Stato e l’inutilità dell’Unione Europea
In questi anni, la maggior parte della sinistra italiana si è aggrappata alla speranza che l’Unione Europea ci salvasse dai nostri problemi. Un “vincolo esterno” che è incominciato accettando Maastricht e poi Lisbona, senza considerare che la nuova Unione Europea segnava un salto di qualità, rispetto alla Comunità Economica Europea, con regole imbevute dell’ideologia di Reagan e della Thatcher.
Il bilancio della Seconda Repubblica, da questo punto di vista, è disastroso.
Lo smantellamento dello Stato sociale e delle imprese di Stato non ha eliminato la corruzione: il nostro capitalismo è rimasto dipendente dalle sovvenzioni e dai favori politici, e all’innovazione e alla ricerca ha preferito il saccheggio delle rendite, come le Autostrade. La nostra economia riesce a esprimere eccellenze, ma anche interi settori che sopravvivono solo grazie alla distruzione dei diritti dei lavoratori, se non allo schiavismo. Gli enti locali e lo Stato sono schiacciati dai vincoli europei, che rendono impossibile anche l’ordinaria amministrazione: e nel momento in cui compare una vaga possibilità che le politiche economiche cambino, lo spread ci rimette in riga.
Ma a fallire non è stato solo il progetto europeo dell’Italia: è tutta l’Unione Europea ad essere un fallimento. La distruzione della Grecia ha mostrato l’insostenibilità del progetto Euro, una moneta senza Stato e senza strumenti di reazione alle sfide dell’economia, che va superata seguendo lo schema del Piano B di Melenchon e Lafontaine. I trattati europei dividono i popoli d’Europa sia sulle questioni politiche sia sociali: i Governi europei e i tecnici di Bruxelles prendono decisioni politiche senza confrontarsi con la democrazia, se non per guadagnare qualche voto a casa battendo i pugni nei vertici europei.
E nell’Europa degli Stati che rinunciano alla loro sovranità, alcuni Stati rimangono più sovrani degli altri.
Gli Stati che favoriscono le delocalizzazioni, come quelli dell’Est, ricevono sussidi e possono fare politiche interne redistributive, o anche violare i diritti umani: nessuna conseguenza. Chi invece costa troppo e deve fare le riforme strutturali, deve soffrire perchè la concorrenza tra lavoratori è strutturale e voluta.
L’Unione Europea non riesce nemmeno a rispondere alle sfide epocali per cui sarebbe nata: di fronte al collasso economico e all’esplosione demografica dell’Africa Sub-sahariana, l’Europa riesce solo a discutere se sia meglio trasformare l’Italia in un carcere a cielo aperto o lasciar morire gli immigrati in Libia e in Niger; di fronte alla sfida di Trump sui dazi e sull’Iran, Bruxelles emette deboli proteste; di fronte alla tensione crescente con la Russia in questi ultimi anni, l’Europa si è addirittura accodata.
L’unico risultato di questi 25 anni di politiche ordoliberiste, in Italia come in Europa, è la distruzione della lotta di classe e del potere dei lavoratori, e lo smantellamento della loro capacità di esprimersi democraticamente e di difendersi dal mercato.
Manca lo Stato, manca la Sinistra
E’ stata la scomparsa dello Stato, in questi ultimi 25 anni, a provocare la scomparsa della Sinistra.
Non la scomparsa di uno Stato qualunque, ma di quello Stato del Benessere e dei Diritti costruito dalla lotta di classe delle lavoratrici e dei lavoratori dell’Occidente e dalla sconfitta dei fascismi dopo la Seconda Guerra Mondiale, sancito nelle Costituzioni come la nostra del 1948.
Tutte le principali forze politiche diffidano dello Stato.
Quando la Lega Nord vuole autorizzare i cittadini a sparare ai ladri, sta confessando la sua sfiducia nella capacità dello Stato di proteggerci. Quando il Movimento 5 Stelle pensa che per far funzionare l’Italia basti eliminare i politici corrotti e affidarci agli onesti e ai competenti, sta confessando la sua sfiducia nella Politica e nel governo dello Stato. Il Partito Democratico ha fatto dello smantellamento dello Stato la sua ragione di vita avendo fatto propria l’ideologia liberista, dalle privatizzazioni all’imposizione del pareggio di bilancio nella Costituzione e negli Enti locali: quando perde le elezioni, spera nello Spread per ribaltare il risultato. Ma anche a sinistra, è viva la diffidenza verso lo Stato: si ha paura di ricadere in una visione autoritaria della società, si ha paura di limitare l’affermazione individuale.
Noi non abbiamo paura di dire che lo Stato costituzionale serve prima di tutto alle classi popolari: i diritti sociali e politici delle lavoratrici e dei lavoratori sono esistiti solo nello Stato costituzionale nazionale. Non abbiamo paura di dire che lo Stato deve essere diverso e migliore rispetto a quello di oggi: anche perchè il neoliberismo e l’ordoliberismo non hanno bisogno di uno Stato minimo, hanno bisogno di uno Stato forte che distrugga, anche con la violenza, chi si oppone alla libera concorrenza, come è successo alla Grecia e, prima ancora, in forme diverse a Genova nel 2001.
Lo scontro tra elites e popolo, che i pentaleghisti da una parte e il PD dall’altra cercano con forza, sarebbe un disastro per questo Paese: l’alternativa non può essere tra un Golpe economico e la demagogia del Governo della paura.
Serve una sinistra che sappia riconoscere i problemi epocali che abbiamo davanti, e che non abbia paura di dire che dobbiamo tornare a costruire uno Stato del Popolo. Non una sinistra di buoni sentimenti, che si propone di rappresentare chi sta male: ma uno strumento concreto degli oppressi per riprendere il controllo delle loro vite.
La sinistra che serve: unire la sinistra di classe e il patriottismo costituzionale
Vogliamo una sinistra popolare e populista, che non sa cosa farsene degli appelli al fronte repubblicano di Calenda: non ci interessa dare patenti di antifascismo a chi ha accettato e giustificato l’aumento dell’età pensionabile, la distruzione dei diritti dei lavoratori, le guerre imperialiste, non ha cambiato la Bossi-Fini e ha fatto il pacchetto Minniti.
Costruiamo una sinistra nuova. Una sinistra che sappia unire i due grandi filoni che stanno emergendo, in Italia e in Europa, non sulla base di gruppi e gruppetti, ma di un programma per il futuro.
Il primo è il filone della sinistra di classe, che vuole esprimere e rappresentare le lotte delle classi popolari, dei disoccupati e delle nuove soggettività sociali (donne, immigrati, giovani e precari), che ha trovato espressione in Potere al Popolo.
Il secondo è il filone della sinistra sovranista e costituzionale, che mette al centro la riconquista della capacità di agire e decidere dello Stato, che in Europa trova espressione in Podemos e Melenchon e nel loro documento di Lisbona, e in Italia in iniziative e progetti come quelli di Eurostop, a cui partecipiamo anche noi socialisti, di Senso Comune, Rinascita, e del patriottismo costituzionale.
Due sinistre che possono e devono diventare una, per la loro condivisione di un nuovo socialismo, come quella che stanno costruendo con coraggio Sanders, Corbyn, Melenchon, la sinistra latinoamericana. Un socialismo che riporti il Popolo nel cuore dello Stato e rimetta lo Stato al servizio del Popolo. Una sinistra socialista, patriottica ed internazionalista al tempo stesso, che riparta dalla migliore tradizione del movimento operaio, socialista e comunista, italiano.
Una Sinistra che risponde a questi 25 anni di distruzione dei diritti dei lavoratori affermando il diritto al lavoro e i diritti nel lavoro, il diritto a un lavoro più umano e il diritto a un lavoro garantito e di qualità.
Una Sinistra che riconosce il ruolo dello Stato nel proteggere i suoi cittadini, dalle minacce che hanno davanti e anche da sé stesso: che combatta le Mafie e il crimine, quello violento che infesta le periferie, quello dei colletti bianchi e della corruzione e anche i soprusi fatti dallo Stato stesso.
Una Sinistra che metta in discussione il nostro modello di sviluppo, perchè solo lo Stato può riconvertire in senso ecologico la nostra economia, evitando il disastro ambientale e costruendo una società “diversamente ricca”.
Una Sinistra che alle sfide epocali delle migrazioni risponde affrontando le loro cause: lo sfruttamento economico imposto proprio dai Paesi occidentali, le guerre imperialiste e neocoloniali, la crisi ambientale, il fabbisogno di schiavi nell’assenza di diritti e controlli per alimentare industrie decotte.
Una Sinistra che chiude con una NATO e una Unione Europea fallimentari, per costruire una nuova Confederazione Europera, che cooperi con la Russia, il Mediterraneo, il Medio Oriente e l’Africa. Il recupero della sovranità costituzionale degli Stati è la premessa necessaria costruire un’Europa di ben diversa natura, economica, sociale e politica: un’Europa di pace, piena occupazione e diritti sociali.
Su questo progetto inizieremo a lavorare da subito e senza tentennamenti.
Perchè ci meritiamo un’Italia migliore, e siamo sicuri di non essere i soli a volerla costruire.
Perchè l’alternativa è sempre la stessa: Socialismo o barbarie.