Bancarotta della Grecia fino al 2060. E Tsipras se la ride…

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Foto: Euronews (da Google)

 

Per Yanis Varoufakis l’estensione della bancarotta fino al 2060 è chiamata alleggerimento del debito. Giustamente osserva l’ex ministro delle finanze – citando Tacito – che loro (cioè i magnifici tre +uno: Troika+ Germania) hanno fatto un deserto “e lo hanno chiamato pace”.
Certo, a sentire i nostri giornalisti e le “sinistre” che personalmente preferisco chiamare “destre globaliste” (le sinistre autentiche in Italia esistono e sono combattive ma sono disperse in vari centri di aggregazione) Tsipras ha liberato la Grecia dai Memorandum, dal commissariamento, dalla tutela dei creditori, ottenendo risultati di rilievo come il posticipo di dieci anni (dal 2022 al 2032) del pagamento di 110 miliardi di euro di prestiti del Fondo Salva-Stati nonché la garanzia di dieci anni senza sanzioni qualora ci fossero inadempienze nell’onorare il debito.
“Abbiamo risanato, ora, come stato non più sotto tutela, il popolo greco vedrà i risultati, la crisi è finita”.

Ma solo una visione superficiale può gridare alla vittoria perché a leggere bene l’accordo si evince che della Grecia, nonostante formalmente non sia più commissariata e quindi in grado di poter partecipare con i suoi titoli ai “mercati”, si voglia farne un tappetino, una colonia interna all’Europa, come detto senza pudore, del resto, nelle principali reti televisive tedesche.
Innanzitutto la Germania di Merkel e di Schauble, costretta alle concessioni di cui sopra da parte dei creditori che avevano ben chiaro che ulteriori “spremute” avrebbero potuto condurre il malato alla morte e con ciò alla perdita del capitale, ha ottenuto che la Grecia fosse comunque sottoposta ad un ferreo monitoraggio di cinque anni perché si potesse sorvegliare puntualmente l’approvazione governativa delle riforme antipopolari in chiave austerity (welfare, pensioni, lavoro…).
Tsipras si è detto disposto a mantenere un avanzo primario del 3,5% fino al 2022. La Grecia dovrà assicurare, anche in assenza del suo eroe omerico, un avanzo primario del 2,2%, se vorrà rispettare le regole del bilancio UE, come promesso dal Renzi greco, fino al 2060.

Avanzi primari di tal portata per decenni significa rendere impossibile un intervento dello stato in chiave produttiva per favorire l’occupazione, l’aumento dei salari e delle pensioni, la crescita dello stato sociale, la ripresa della sanità e della scuola pubblica. Significa rendere impossibile far riemergere la società ellenica dalla condizione di sottosviluppo in cui si trova attualmente dopo otto anni di “sacrifici”.
Niente di nuovo sotto il sole dopo lo storico accordo in Lussemburgo.. La Grecia rimane del tutto intrappolata nella gabbia di ferro dell’Unione Europea. Una pausa che ha evitato il collasso definitivo dell’economia per favorire una spremuta perpetua al servizio della grande finanza.

Il debito che era del 146% prima dell’intervento rigeneratore ora è del 180%, Niente da stupirsi. E’ l’aumento del debito una regola ferrea dell’austerity targata Troika. Come si può affrontarlo senza che la Merkel si indigni? Semplice. Innanzi tutto tassi elevati e smerciato fuori da i confini ellenici. Svendere quello che non si è ancora svenduto. Ma questa volta a prezzi di saldo. I monumenti nazionali, le spiagge, le prime case, le isole, i porti (vedi Pireo), gli aeroporti ceduti ad una azienda statale ovviamente tedesca, le agenzie pubbliche dell’acqua, le infrastrutture, i servizi…
“Cannibali feudali”!” Paul Craig Roberts così definisce FMI e Germania, che solo mediante il debito, tramite gli interessi, si è arricchita di qualcosa come tre miliardi di euro. “ Chiamare il saccheggio di un Paese e del suo popolo “salvataggio” è proprio orwelliano” commenta ancora con disprezzo l’economista e docente universitario americano Paul Craig Roberts

Ma la tragedia greca la si coglie in tutta la sua drammaticità se si pensa che ormai il 21% della popolazione vive in estrema povertà. E come potrebbe essere altrimenti con un tasso di disoccupazione al 21,7%, * con lavoratori sotto i venti anni che guadagnano 260 euro mentre sopra i 24 anni 380 euro. I trentenni riescono a portare a casa 509 euro in media e fino ai trentaquattro non si carpisce più di 660 mentre i più anziani, al di sopra dei quaranta/quarantacinque che, prima dei “sacrifici” avevano redditi attorno ai 1500 euro hanno visto precipitare con i loro salari il tenore di vita dei famigliari.
I più fortunati perché loro coetanei rimangono senza lavoro perché gli imprenditori locali preferiscono assumere giovani perché meno cari e più malleabili.
Le pensioni sono state ritoccate 14 volte e sono scese di valore in media del 14% . Le immagini scioccanti che registriamo anche in Italia di anziani che raspano nella spazzatura nella speranza di trovare qualcosa di utile per sfamarsi, vestirsi, o che so io altro, evidenziano a tutto campo lo squallore, il cinismo, l’ipocrisia dei nuovi nazisti democratici dell’Unione Europea e dei suoi valletti come Alexis Tsipras.

Si può tollerare che un vecchio, una vecchia vagolino nell’immondizia creata dalla grande ricchezza prodotta dai lavoratori e non dai cialtroni eurocrati? “Questo è un uomo?” ci ricorderebbe Primo Levi. Solo in una cornice orwelliana e con il pieno e riuscito lavaggio del cervello si può spiegare l’osanna a Tsipras e l’accettazione incondizionata della UE, dell’euro e della “sua” democrazia svuotata e ridotta a futile simulacro da parte delle sinistre globaliste europee.

La Grecia ci indica senza pudore la direzione verso cui precipitano i popoli dell’Europa.
Sapremo noi e i Greci uscirne da tale follia collettiva dentro la quale consciamente o inconsciamente siamo noi tutti imprigionati? Solo una ribellione collettiva e totale potrà permettere la fuoruscita dall’incubo.

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