Accenno brevemente ad una questione che merita una ben più ampia trattazione cui rimando a tempi non troppo lunghi.
Sembra che tra i compagni e i militanti “antagonisti” non sia esiguo un gruppo che non mi sembra di minoranza che si affidi, al di là di altisonanti dichiarazioni di alterità, al pensiero unico tanto contestato nelle dichiarazioni quanto invece rivisitato ed assorbito.
Faccio degli esempi.
Innanzitutto sull’Europa e più precisamente sull’Unione Europea. Quando si ipotizza da parte di grandi contestatori che si possono cambiare i rapporti di forza all’interno di una gabbia ben strutturata in modo che non possano avvenire mutamenti rilevanti come è stabilito dalla “costituzione di fatto” elaborata golpisticamente dai vertici dell’Unione, ciò significa o grande ignoranza o infinità ingenuità (per non dire ipocrisia) o, per dirla tutta, fiducia che si possano realizzare all’interno del dispositivo neoliberista progressi sostanziali in libertà e in diritti sociali.
Preciso che i trattati della UE per essere modificati hanno bisogno di lunghe procedure e di numerosi passaggi istituzionali sempre controllati dai vertici e che in secondo luogo possono essere accettati solo da un voto favorevole di tutti i membri dell’Unione. Di fatto sono immodificabili, a meno che non siano resi più tali dall’asse Franco-Tedesco. I propositi di cancellazione/modifica dei trattati sono solo sparate elettorali.
Tralascio una sia pur breve trattazione sulle riforme in gestazione che l’Unione Europea predisporrà nel 2019 e che accentueranno i tratti sovranazionali ed autoritari.
L’Unione europea, lo ricordo per gli smemorati, è nata per imporre il dominio tra i Paesi membri del liberismo e per sgominare la classe operaia, soprattutto italiana, liberismo che negli anni ’80 si è sviluppato in neoliberismo, nel trionfo della grande finanza, che con una vigorosa lotta di classe e, ovviamente con la complicità dei partiti di sinistra e delle organizzazioni sindacali confederali, ha saputo finalmente sconfiggere i movimenti operai e democratici attualmente allo sbando e divisi in tanti raggruppamenti.
Unione Europea che è una macchina da guerra. Operazioni di genocidio in Yugoslavia, in Libia, in Siria, in Yemen, in Mali, nelle Repubblica Centrafricana…Unione Europa che ha sdoganato Israele e rimosso le stragi operanti da settanta anni (vedasi il prossimo indecente Giro d’Italia che ha la pretesa di correre sopra cimiteri, moschee, villaggi ridotti in cenere dai sionisti).
Credo che solo chi si sia imbevuto del pensiero unico degli ideali padronali della globalizzazione a senso unico possa credere alla democratizzazione di questa Unione Europea che, si badi bene, è ben lungi dall’ essere un’Europa democratica che si può costruire solo con un capovolgimento radicale delle strutture di governo.
Anche il femminismo sembra che abbia un pensiero unico ed è quello di provenienza anglosassone che sviluppa tutti i miti della filosofia borghese maschilista. Innanzitutto ideazione di una superiorità di genere (complementare al maschilismo classico). In secondo luogo una concezione non classista in cui la contraddizione principale consiste nello scontro con il genere homo, nella dimenticanza che è nel conflitto di classe che si generano le esasperazioni delle diversità, non solo quella tra donna e uomo, ma anche tra giovani e vecchi, tra etnie diverse…
Il femminismo di classe è stato sporcato in Italia dalle tante copie della Boldrini ad imitazione di Hillary Clinton. Tutti i temi della cultura borghese e capitalista vengono recuperati, dalla competizione alla concorrenza, dalla militarizzazione all’alleanza atlantica, dall’esaltazione della donna in carriera alla donna guerrafondaia. Donne omicide e capaci di scatenare guerre (nè più e nè meno degli uomini) come la Rice o la Albright…
In definitiva, il femminismo dilagante anche all’interno dei movimenti radicali/antagonisti è presente attualmente come variante femminile dell’ideologia stratificata nella storia del maschilismo.
Così come per capire che cosa è l’Unione Europea sarebbe utile la lettura di Luciano Gallino, di Naomi Klein, di Zygmunt Bauman, per il femminismo non sarebbe male che le femministe e i femministi leggessero Rosa Luxemburg, Aleksandra Kollontaj, Simone De Beauvoir, giganti del pensiero femminile che potrebbero aiutare i più volenterosi a sbarazzarsi del molto sporco attualmente operante nel femminismo odierno…
Salto il problema curdo che è stato trattato spesso con superficialità inenarrabile sia perché l’ho affrontato più volte sia perché intendo a breve riprenderlo con particolare cura. Perché non basta essere solidali con il cuore.
E’ necessario soprattutto per chi si professa comunista o militante antagonista saper usare l’arma della critica puntuale, dell’entusiasmo consapevole…
Dei sindacati confederali che hanno abbracciato il neoliberismo, pur con qualche riserva che consenta loro di usare toni infuocati nei talk show per illudere tanti compagni sulla loro reale volontà di lotta, ne ho parlato spesso denunciandone i cedimenti e le complicità con gli ultimi governi, a partire da Mario Monti. Rimando per gli ultimi oltraggi contro la classe operaia al mio ultimo articolo1).
“Leggete, studiate…niente conformismi” ci diceva il grande Sardo…non deludiamolo…
NOTE
1) Antonello Boassa ” Cremaschi dixit…in “l’Interferenza” e in “una parola contro le guerre” 25/04/18
P. S. una riflessione breve sulla frase di Simone De Beauvoir. La filosofa intende, a mio parere, che i mutamenti sulla condizione esistenziale sia dell’uomo che della donna potranno essere radicali solo quando, per dirla con Marx, gli esseri umani potranno fuoruscire dalla “preistoria” e acquisire quella libertà che sarà possibile solo in una società dove sia abolito lo sfruttamento dell’”uomo” sull’”uomo”