Turchia: le ambiguità dei separatisti curdi

Lo scorso anno pochissimi analisti – fra cui il giornale sinistra.ch e Fulvio Grimaldi – hanno denunciato l’atteggiamento collaborazionista dei curdi dell’YPG di fronte ai bombardamenti USA in Siria. E’ trascorso un anno, ma il copione sembra non cambiare di una virgola: gli USA bombardano il paese arabo infischiandosene della legalità internazionale, con il plauso dei separatisti. Ieri l’YPG ha invitato Trump, l’uomo dell’Alt Right, ad aggredire una nazione indipendente; oggi l’HDP si è rifiutata di condannare la piratesca azione degli ‘’alleati occidentali’’ avallando le menzogne sul fantomatico utilizzo d’armi chimiche da parte del governo di Damasco. Un atteggiamento opportunista che segnala un nuovo slittamento a destra dei separatisti.

Per avere un quadro coerente della situazione è bene riportare ciò che scrivevo lo scorso anno su l’Interferenza.info: ‘’Il giornale sionista The Jerusalem Post rivela come diversi combattenti britannici nelle file curde chiedano il supporto attivo degli specialisti della pulizia etnica ( gli israeliani ) alla ‘’rivoluzione’’ del Rojava’’. E continuavo: ‘’Domanda: avete mai visto degli israeliani ( magari anche sionisti ) andare a combattere in America Latina o in Asia contro l’imperialismo Usa? Nessun esponente di sinistra si è mai fatto qualche domanda su tutta questa “partita” che vede l’YPG godere dell’appoggio americano. E’ proprio vero che il sonno della ragione genera mostri: i centri sociali vanno a braccetto con l’YPG sostenuto dagli USA e dalla NATO e tutto ciò non genera neanche un dubbio. Complimenti’’ 1. Da tempo l’YPG sembra accettare qualsiasi appoggio, perfino quello saudita, come ci ha spiegato Omar Minniti in un articolo pubblicato su sinistra.ch: ‘’Ilham Ahmed, co-presidente del Consiglio Democratico Siriano, braccio politico delle Forze Democratiche Siriane di cui fanno parte i battaglioni curdi, ha coordinato la delegazione negli Usa ed ha espresso una forte apertura verso i regnanti wahabiti. “L’Arabia Saudita è una potenza importante nella regione e deve esercitare il suo ruolo nel promuovere la stabilità in Siria. Siamo pronti a collaborare con l’Arabia”, ha dichiarato’’ 2. Dobbiamo riconoscere che la notizia è grave e – a parte l’Interferenza – soltanto il portale online del Partito comunista del Canton Ticino l’ha diffusa. L’YPG ed il PKK, collaborando con Casa Saud, hanno di fatto deciso che tutto è lecito e possibile; ormai ogni alleanza è permessa nonostante che i fondamentalisti islamici siano stati – storicamente – i peggiori nemici del popolo curdo. Inoltre, la diplomazia statunitense potrebbe barattare una ‘’pax imperialista’’ sulla pelle di questo popolo sbudellato, quanto meno dal 1916, per mano del neocolonialismo occidentale. Così facendo i ‘’federalisti del Rojava’’ si schierano di fatto contro il “socialismo pan-arabo” dimostrando di essere politicamente ambigui e inclini al compromesso anche con gli storici avversari dei movimenti di liberazione antimperialisti.

In Turchia la situazione è di gran lunga peggiore rispetto a quello che avevo previsto. L’HDP appoggia, alle prossime elezioni, la candidatura di Abdullah Gul, uno dei fondatori, insieme ad Erdogan, dell’AKP. Questa decisione, irresponsabile e politicamente suicida, è stata diffusa dal portale SOL International 3, giornale online vicino al Partito comunista turco. L’YPG, nel 2013, arrivò addirittura a condannare la rivolta popolare di Gezi Park. Cinque anni dopo, Erdogan esclude i comunisti dalle elezioni dimostrando la sua natura golpista. Domanda: l’HDP, favorevole alla NATO (i separatisti curdi vogliono che la Turchia rimanga nell’Alleanza Atlantica), guardano di buon occhio l’anticomunismo di Erdogan? Analisti del calibro di James Petras e Thierry Meyssan ritengono che l’involuzione sia completata; PKK ed YPG, proseguendo su questa strada, rischiano di allontanarsi definitivamente dai movimenti anticolonialisti e antimperialisti. E’ un fatto: l’HDP appoggia un candidato islamista – uno dei fondatori del partito di governo; la svolta merita di essere denunciata, mentre Erdogan sbatte ingiustamente in galera i comunisti. La persecuzione giudiziaria nei confronti del giornalista marxista Bahar Kimyongur è diventata, a seguito d’un nuovo mandato di cattura, allarmante. Bahar ci ha comunicato, con una certa preoccupazione, che: ‘’Il regime Erdoğan ha aggiornato la mia foto sulla « Wanted List ». Ora,è chiaro. Vuole la mia testa’’. L’HDP appoggia una fazione islamista proprio mentre Erdogan dà la caccia al comunista; la ‘’sinistra imperiale’’ non ha nulla da dire? La linea rossa è stata superata: il nazionalismo curdo collabora con gli USA e le forze reazionarie turche e anti-comuniste. Del resto, ci sono fior di documentazioni a riguardo. Girarsi dall’altra parte – come fa il 90% della sinsitra italiana – sarebbe omertoso.

Fonte: Bahar Kimyongur Italia

 

Il segretario generale del Partito comunista turco (TKP), Keman Okuyan, ha prontamente dichiarato:  «il sistema è bloccato dal 2010. C’è un disastro che va ben oltre le elezioni. Le elezioni del 24 giugno non saranno sufficienti a superarlo». «Le elezioni presidenziali – prosegue – si terranno a seguito di un referendum non legittimo, anche se rimuovessero lo stato d’emergenza sulla carta, continuerebbe ad esser applicato». Per Okuyan, condannato a 11 mesi e 20 giorni di carcere (tramutati in ammenda) per presunta “diffamazione del presidente Erdoğan” in un articolo, le elezioni «non sono l’unico piano politico: il popolo deve superare la paura e uscire in strada il 1° maggio. La disoccupazione, in particolare quella giovanile in Turchia è molto alta, uno dei paesi con la peggiore disuguaglianza di reddito è la Turchia. Siamo di fronte ad un’organizzazione terroristica dei padroni… Le voci di coloro che vogliono cambiare l’ordine devono alzarsi più spesso… Erdoğan è stato colui che ha detto ai padroni di aver iniziato lo stato di emergenza per loro … Dobbiamo liberarci di questo ordine oppure che sia diretto da Erdoğan o da qualcun altro sarà lo stesso» 4. Il comunicato in Italia è stato diffuso dal giornale online La Riscossa, organo del Partito comunista, mentre le agenzie di stampa ‘’pro-Kurdistan’’ – tanto per cambiare – l’hanno ignorato. La crisi del capitalismo turco lega le opposizioni borghesi al governo islamista coinvolgendole in politiche liberticide ed anti-popolari. Le elezioni saranno, per forza di cose, fraudolente. L’HDP è entrata in un gioco pericolosissimo che potrebbe portagli discredito sul piano internazionale. Domanda: di che cosa ha bisogno, in questo momento, la Turchia? Di una rivoluzione democratica, come sostengono i maoisti del Vatan Partisi, oppure di una rivoluzione socialista, secondo la linea del TKP e dei guevaristi del DHKP-C? Dare una risposta è pressoché impossibile; la confusione sotto il cielo è fin troppo grande, ma (rovesciando le parole di Mao) non possiamo considerarla favorevole. Ho soltanto una certezza: il popolo curdo deve staccarsi dal separatismo etnico, appoggiando – come fece in passato – il socialismo pan-arabo e le forze politiche che si oppongono alla balcanizzazione dell’area. I leader ‘”separatisti”  camminano come sonnambuli verso il burrone della disfatta. Una catastrofe di tali proporzioni (i vertici dell’HDP se la meritano tutta) non deve riversarsi su di un popolo forte, come quellocurdo, ed abituato a lottare. Oltre all’inganno arriverebbe il – preannunciato 5 – massacro.

1

https://www.linterferenza.info/esteri/lypg-plaude-ai-bombardamenti-usa-siria/

2

http://www.sinistra.ch/?p=7322

3

http://news.sol.org.tr/pro-kurdish-hdp-party-could-vote-founder-ruling-akp-party-co-chair-174613

4

http://www.lariscossa.com/2018/04/26/turchia-regime-erdogan-esclude-comunisti-dalle-elezioni-tkp-non-metteranno-tacere-la-voce-del-socialismo/

5

Il giornalista Thierry Meyssan, solitamente ben informato, ritiene che: ‘’La pace potrebbe essere conclusa nel resto della Siria con l’eccezione della zona presa dai curdi a Daesh e di quella controllata dai turchi. Washington e Mosca lascerebbero che questi ultimi regolino i loro conti con i curdi, cioè massacrarli. Proprio come Henry Kissinger sostenne i curdi iracheni contro Saddam Hussein prima di abbandonarli da un giorno all’altro con il loro sogno del Kurdistan. In ultima analisi, l’esercito turco rimarrebbe a occupare Al-Bab, così come già occupa il Nord di Cipro e Bashiqa in Iraq’’ (Thierry Meyssan, La pace in Siria a vantaggio di Israele e della Turchia?, Rete Voltaire). Una ipotesi, alquanto disastrosa, ma purtroppo da non escludere.

 

 

 

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