Foto: Wired (da Google)
Leggo e rileggo, con un sentimento fra orrore e sbigottimento, il pezzo di Michele Serra sul bullismo. Non riesco ad evitare di pensare che, a prescindere dalla linea politica e dai settori sociali che vuole rappresentare, se il secondo quotidiano più letto del Paese si permette di ospitare una simile serie di sesquipedali cazzate, siamo messi davvero molto male.
Serra afferma apoditticamente che gli episodi di bullismo più gravi si verificano nelle scuole tecniche e professionali. Difficile capire da dove tragga questa convinzione. non cita nessun dato. L’indagine sistematica dell’Istat sul bullismo a scuola non riporta dati per tipologia di scuola superiore, ma se si fa una semplice ricerca per “bullismo al liceo” su google esce una serie impressionante di articoli di cronaca. Io stesso feci una scuola molto esclusiva, con figli di diplomatici, alti papaveri pubblici, imprenditori, ed ho attraversato una infanzia di serci tirati in testa, soprannomi umilianti, pratiche di sottomissione di vario genere, agguati fuori e dentro la scuola.
Venendo meno la premessa analitica, tutto il resto del ragionamento è solido come un castello di sabbia a Tirrenia durante un’alta marea. Non è vero che i figli di quelli belli, profumati e ricchi siano più educati e rispettosi delle regole. Al contrario, i genitori, che introiettano, per motivi professionali e sociali, una disciplina di buone maniere atta a nasconderne una natura squaliforme, trasferiscono sui figli la frustrazione di non poter sfogare i loro impulsi lupeschi, trasferendo loro una concezione prepotente e l’idea di poter vivere al di sopra delle regole, di essere degli intoccabili.
Esiste una correlazione diretta forte, manifesta, fra qualità della scuola, sua composizione sociale e intensità della devianza minorile, in termini di abbandono scolastico e criminalità minorile, anche di gruppo. Questo è un dato empirico non contestabile, il filone sociologico della criminologia, che è quello che rimane più credibile, lo ha spiegato, gli scritti del vecchio Cohen sulle gang giovanili dei quartieri operai statunitensi rimangono dei riferimenti.
Il punto vero, però, è che il bullismo non partecipa dello stesso tipo di devianza della criminalità, non è vero che ha radici sociali e di classe identificabili ed univoche. Qualsiasi docente impegnato in prima linea lo potrebbe confermare, ci sono forme evolute tecnologicamente, come il cyberbullismo, che per motivi economici e culturali non sono nemmeno proprie delle fasce più disagiate della società.
Ma andiamo ai dati: secondo l’indagine dell’Istat, non ci sono differenze univoche e significative nell’intensità di vittimizzazione da bullismo a seconda della zona di residenza. Se i bambini residenti in zone molto disagiate subiscono bullismo molto frequentemente (almeno una volta alla settimana) nel 9,6% dei casi e quelli abitanti nelle zone non disagiate nell’8% dei casi (lo scarto è comunque minimo) i bambini residenti nelle zone “chic” subiscono più frequentemente dei primi atti di bullismo episodici, ovvero “qualche volta durante l’anno” (33,4% dei casi, a fronte del 32,1% dei casi per chi abita in zone molto disagiate).
La radice del bullismo è meno sociale e più educativa, dove per educazione si intende la trasmissione di valori violenti e prevaricanti, tipica delle fasce più ricche e quindi competitive della società, e bio-genetica, non di rado rappresentando una spia di avvio di sociopatie e psicopatie.
Bullismo e devianza criminale minorile e non minorile sono quindi fenomeni diversi, perché hanno radici diverse. Equiparare i bulli (presuntamente poveri) con i poveri che riempiono le carceri, come fa Serra in chiusura di pezzo, è una operazione che non ha alcun senso.
E’ triste, triste, triste, triste, che si dia spazio a qualcuno che, nel 2018, in un Paese occidentale e democratico, ripropone standard sociali tardo-vittoriani, fra la società degli eleganti, profumati e belli, e la rozza plebaglia sporca, cattiva, corrotta moralmente.
Non esito a dire che questa concezione, che un giornale dichiaratamente liberale accoglie, è una base ideologica di forme di fascismo culturale.