La reale ragione per cui le attuali elezioni sono peggiori di quelle precedenti e risultano un’orrenda melassa di demagogia, di falso buonismo, di programmi economici irrazionali, deriva dal fatto che il Belpaese è sempre più servo degli Stati Uniti e della Germania di quanto lo fosse soltanto qualche anno prima.
Il cappio al collo si è stretto maggiormente, gli anelli della catena imperiale e coloniale circondano oramai del tutto le sparse membra della mai nata nazione italiana.
Gli italiani, chiamati alle urne per “eleggere “il loro sindaco ( chiamato pomposamente ed eufemisticamente Presidente del Consiglio) devono rifarsi a personaggi che non hanno e non avranno alcun reale potere politico riguardo il futuro della “nostra” (si fa per dire) nazione e che perciò sono costretti a mentire per la gola, esibendosi in manovre funamboliche nella gestualità e nella retorica, destreggiandosi negli scenari televisivi in deliri di onnipotenza o di falsa modestia o di patetiche responsabilità.
Questo Paese che già con il Piano Marshall aveva ceduto agli States la sua sovranità ( perdita concessa realisticamente da Stalin – tramite Togliatti – agli avversari all’interno del complesso quadro geopolitico dell’epoca – vedi tragedia greca -) si troverà poi inserito nel disegno americano di un’ Europa unita a futuro comando franco-teutonico non solo come baluardo contro l’Unione Sovietica, ma anche contro il forte partito comunista italiano, contro l’imponente movimento sindacale che potevano costituire per tutto il continente europeo un esempio pericoloso e una seria minaccia per il padronato ( a suo tempo protetto anche dal nazi-fascismo ed ora bisognoso di un nuovo protettore ) e per l’egemonia americana in Europa.
L’Europa politica nasce con un progetto autoritario e liberistico, ammantato da un’illusoria ideologia solidaristica tra i popoli, ideologia alla quale colpevolmente molte anime progressiste hanno voluto credere. Oggi, il banchetto, che ha avuto in Maastricht il suo piatto determinante, è giunto alla frutta. Il Paese svenduto sarà ancora più svenduto. Ancora più perdite e sofferenze cadranno non solo sulle masse popolari ma anche sulle classi imprenditoriali.
Elezioni? Già vinte dalla Nato (che ha imposto un enorme crescita del budget per le spese militari ed un impegno ancora più sostenuto nelle “missioni” all’estero per sostenere gli imperialismi occidentali) 1) e dall’Unione Europea (che farà partire nel 2019 il Fiscal Compact 2) e che si sbarazzerà di Draghi e del Quantitative Easing che ha tenuto parzialmente in piedi i conti pubblici ponendo al vertice della BCE Jens Weidmann, presidente della Deutsche Bundesbank 3), in modo che Angela Merkel possa governare a Bruxelles, a Berlino, a Francoforte…)
In tale contesto, con un rating da tripla BBB che espone lo stato alle speculazioni più selvagge ricorrendo ai mercati in assenza del quantitative easing, con un debito pubblico al 132% del PIL grazie alle cure anti-debitorie di Napolitano/Monti e seguaci, con un risparmio programmato miliardario (fiscal compact e sottrazioni aggiuntive di spesa) che determinerà, come osserva giustamente Giorgio Cremaschi, “una finanziaria di guerra” di almeno 120 miliardi di euro 4), le improvvisazioni delle destre/sinistre sulla volontà di diminuire le tasse (ovviamente aumenteranno quelle indirette mentre non sarà toccato il risibile IRPEF delle classi “agiate”) “come lo farà la Germania” ( che però – dico io – ha un surplus di bilancio di 45 miliardi), sono decisamente patetiche. Per non parlare della “crescita della domanda aggregata”, del moltiplicatore economico (che possono realizzarsi solo con una politica economica espansiva in sintonia con il resto dell’Europa). Da ridere i “minibot” proposti da Salvini perché “non sono in contrasto con i trattati europei”.
La pagliacciata delle classi dirigenti che aspirano al Parlamento e al governo continuerà oltre il 4 marzo, quale che sia la formazione politica vincente…e continuerà fino a che le classi popolari subordinate giocheranno alla “bella addormentata nel bosco”. Ma non è un popolo di “rincoglioniti” come qualcuno dei candidati ha avuto la sfacciataggine di dire. E’ un popolo che…
NOTE
1) Manlio Dinucci nella sua rubrica settimanale sull’arte della guerra ci informa puntualmente sulle ingenti spese militari cui ricorre il governo italiano per far fronte alle imposizioni di Washington, necessarie per la difesa dell’Europa e del “mondo libero”
2) Il fiscal Compact comporta un risparmio annuale intorno ai 45 miliardi di euro che dovrebbe permettere l’alleggerimento del debito fino a raggiungere la soglia del 60% del PIL
3) Jens Weidmann si propone come ministro europeo delle finanze, con l’autorità di supervisionare i conti pubblici, ponendo fine ad un altro tassello della sovranità nazionale. Con lui nessuna flessibilità di spesa anche su questioni urgenti delle comunità. Naturalmente tutto ciò al servizio della grande finanza internazionale.
4) Giorgio Cremaschi “Fiscal horror, la tagliola per l’Italia…” in Libre 27/02/ 18
Foto: www.teleambiente.it (da Google)