Circa una settimana fa le componenti più importanti della Resistenza palestinese hanno esortato l’ANP ad interrompere la collaborazione militare con Israele ovvero la collusione col sionismo imperialista. Una cooperazione vergognosa documentata da più parti, criticata da chiunque voglia porre fine ad un progetto coloniale (non soltanto semplice occupazione) razzista, coperto dai media occidentali. Giovedì, a Jenin, l’esercito israeliano ha assassinato un leader della Brigate Al Qassam provocando un violento scontro a fuoco. Un portavoce di Hamas, Abdul Latif Al-Qanou, ha dichiarato a Quds Press che “ciò che è successo giovedì sera a Jenin, ovvero la ricerca da parte delle forze d’occupazione israeliane dei combattenti della resistenza e la morte di Ahmed Jarrar in questa battaglia eroica, non sarebbe stato possibile senza il coordinamento della sicurezza tra l’Autorità palestinese e i servizi di sicurezza israeliani” 1. La risposta dell’Autorità Nazionale Palestinese è stata delle peggiori.
Ieri, 25 gennaio 2018, in occasione della commemorazione del decimo anniversario della morte di George Habash, teorico marxista e fondatore del Fronte popolare di liberazione della Palestina, i militanti di Al Fatah hanno distrutto le targhe dedicate al leader socialista provocando degli scontri a fuoco con i combattenti del FPLP. Il messaggio sembra essere chiaro: Al Fatah non vuole resistere al sionismo, è una organizzazione moderata che fondamentalmente accetta la colonizzazione. Gli slogan delle organizzazioni ‘’pro-Palestina’’ occidentali rischaino di essere un inganno per gran parte degli attivisti, per lo più in buona fede.
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Personalmente credo che il movimento anti-militarista, semmai vorrà costituirsi, debba staccarsi una volta per tutte dalla propaganda delle borghesie ‘’compradore’’, e l’ANP è, a tutti gli effetti, un avversario interno, incapsulata com’è nel sistema economico occidentale, quindi dipendente dai finanziamenti delle ONG statunitensi. Il legame fra diverse organizzazioni ‘’antimperialistiche’’ ed i ‘’nemici interni’’ del popolo palestinese è un problema serio – anzi, serissimo – e porta acqua al mulino sionista. Israele è uno stato con pericolose componenti fasciste (per non dire naziste) al proprio interno, razzista ed imperialista – insieme ad USA e GB, rappresenta la triade imperialistica mondiale – collaborare con essa significa scegliere di essere, frontalmente, dei nemici dei popoli e dei lavoratori. Il sistema di potere sionista ha distrutto le opposizioni interne, ma tollera Abu Mazen. Come mai? Il giudizio deve essere severo, non possiamo defilarci ipocritamente e col solito bigottismo caratterizzante il 90% delle organizzazioni di solidarietà.
Mesi fa, recensendo un rapporto di B’Tselem rilevavo che: ‘’ La collaborazione fra ANP ed Israele, in materia di repressione, va avanti da molti anni. Una semplice citazione dal documento ci chiarisce gli aspetti più importanti della vicenda: ‘’Dei 32 che hanno riferito della data del loro arresto da parte dell’ANP, 17 sono stati arrestati dallo Stato di Israele dopo meno di un mese dal loro rilascio da parte dell’ANP, sette, da uno a quattro mesi dopo il loro rilascio, quattro da sei mesi a un anno da tale data, e quattro sono stati arrestati dall’ISA dopo più di un anno dal rilascio da parte dell’ANP’’ ( pag. 75 )’’ 3. Parliamo di 32 palestinesi arrestati dall’agosto del 2013 al marzo del 2014 e, subito dopo, finiti nelle mani delle autorità israeliane. Il “dittatore pazzo” Netanyahu e “Mr. CIA Abu Mazen” hanno un obiettivo in comune: distruggere le organizzazioni antimperialistiche, cosa che consentirebbe all’ANP di vivacchiare coi dollari statunitensi, comprese le organizzazioni di solidarietà occidentali, ‘’anime belle del razzismo’’, le quali continuerebbero a dire all’infinito che ‘’siamo contro l’occupazione’’, presentandosi con la maschera dell’innocenza ma, nello stesso tempo, compatibili col sistema sionista ed imperialista. E’ troppo facile protestare rimanendo all’interno del sistema, cioè quel capitalismo globalizzato, che consente alla ‘’sinistra compatibile’’ di galleggiare con i dollari USA, di tirare avanti con quella insopportabile puzza sotto il naso.
Abu Mazen ne ha fatte di tutti i colori e nessuno – per non guastarsela coi ‘’movimenti pacifisti’’ – lo denuncia. Ma il pacifismo, come diceva Trotsky nel 1927 (quindi prima della sua erronea rottura col PCUS), è il miglior servo dell’imperialismo. Ogni tanto è bene rispolverare le cose scritte dal fondatore dell’Armata Rossa, nemico giurato d’ogni forma di pacifismo invertebrato e compatibile col sistema: ‘’Il pacifismo inglese ed americano, malgrado tutte le differenti condizioni sociali ed ideologiche (malgrado anche l’assenza di ogni ideologia come in America) hanno portato a termine essenzialmente lo stesso lavoro: essi forniscono uno sfogo per la paura del cittadino piccolo borghese verso gli eventi che scuotono il mondo, che dopo tutto possono solo deprivarlo di ciò che resta della sua indipendenza. Essi addormentano la sua vigilanza con gli inutili concetti di disarmo, diritto internazionale e tribunali d’arbitraggio. Poi, ad un dato momento, essi lo consegnano anima e corpo all’imperialismo capitalista che ha già mobilitato ogni mezzo necessario ai suoi fini: cioè, conoscenze tecnologiche, arte, religione, pacifismo borghese e “socialismo” patriottico’’. I pacifisti ‘’consegnano anima e corpo all’imperialismo capitalista’’, proprio quello che ha fatto Abu Mazen quando, strisciando ai piedi dei neoconservatori USA, ha incontrato la scorsa estate Maryam Rajavi, leader dell’organizzazione MKO che, da anni, insanguina la Repubblica Islamica dell’Iran. Di che cosa hanno parlato i due? Ovviamente di una alleanza con Israele in nome della lotta al nemico comune: l’Iran. Riassumendo, Abu Mazen vuole liquidare uno Stato protettore storico dei palestinesi per incassare il plauso di Netanyahu, nel mentre in Europa le organizzazioni pro-Palestina ripetono questa frase, sempre più sciocca: ‘’non dobbiamo dire niente, altrimenti fomentiamo le divisioni all’interno del ‘’movimento’’’’. Non dicendo nulla – cari amici – non si fa altro che aiutare Israele mettendo, guarda caso, al sicuro le ‘’quinte colonne’’ sioniste. Si diventa, volenti o nolenti, complici.
L’economista Tim Anderson ci ha spiegato che cosa rappresenta l’Iran per il movimento patriottico palestinese: ‘’L’”Asse della resistenza”, alleanza dell’Asia occidentale, riunisce Resistenza palestinese, Iran, Siria e Hezbollah, principale vera opposizione allo Stato dell’apartheid. È ciò che Israele teme. Quando questa alleanza sarà ben consolidata, sarà una forza in grado di costringere Tel Aviv ai negoziati. Washington e Tel Aviv lo sanno; è per questo che persistono nei tentativi di dividere e destabilizzare la regione. Ci sono numerosi opportunisti che sostengono di supportare il popolo palestinese, ma si oppongono ai loro alleati. Criticano Israele, apparentemente in nome di uno Stato d’apartheid più bello e gentile. Fingono di sostenere i palestinesi, ma solo se vittime passive. Gli negano il diritto di resistere; e attaccano ferocemente Iran, Hezbollah e Siria. Molti di noi sono arrivati a definire la versione occidentale di costoro “sionisti di sinistra”. Tali “sionisti di sinistra” hanno spacciato i loro marci miti sulla resistenza. Ad esempio, durante gli attacchi sionisti a Gaza cercarono di equiparare crimini israeliani e presunti attacchi indiscriminati coi razzi palestinesi su Israele. In effetti, sappiamo da prove indipendenti (ONU ed Israele stessa, contro il proprio interesse) che, nell’assalto a Gaza del 2014, oltre il 75% dei 1088 palestinesi uccisi erano civili; mentre solo il 6% dei 51 morti nei territori occupati erano civili. Non esiste un’equivalenza morale, per carattere e “danni collaterali”, tra pulizia etnica ed assalti punitivi dello Stato sionista e resistenza del popolo palestinese. La chiarezza morale su tale questione va ripetuta’’ 5. Possiamo dire che Abu Mazen è il capo della banda, un clan di affaristi, i suoi incontri con la Rajavi lo smascherano. L’ANP è contro la Resistenza, non è mai stata favorevole ad una decolonizzazione radicale, seguendo la linea di ebrei antimperialisti illuminati come Ilan Pappe, Norman G. Finkelstein e soprattutto Gilad Atzmon, personaggi che con coraggio hanno messo a nudo le contraddizioni della borghesia ‘’compradora’’. Il sionismo, anche per colpa sua, è oggi più forte, conta su armi ancora più avvelenate, inganna e sfrutta l’emotività e la buona fede degli attivisti pro Palestina.
La Resistenza palestinese fa benissimo a mantenere i rapporti con l’Iran e la Siria, dall’altra parte ricordare George Habash è doveroso, aldilà delle sue critiche ad Arafat, personaggio eroico ma non privo di colpe. I compromessi fanno parte della politica, non devono stupirci. Chiarito questo è corretto ribadire che l’abbandono dei principi potrebbe decretare una sconfitta ingiusta, chi scrive ritiene di dover (almeno provare, altro sarebbe pretestuoso) fermare – coi mezzi di cui dispone – questa fase degenerativa, denunciando i responsabili della catastrofe, i protagonisti d’un film inqualificabile. La Palestina rappresenta il simbolo della lotta dei popoli per la loro libertà e autodeterminazione, non può essere ceduta al colonialismo ed ai suoi agenti falsi, ipocriti e doppiogiochisti.
http://www.infopal.it/le-fazioni-palestinesi-sollecitano-la-fine-della-collaborazione-anp-israele/
http://www.bisann.ps/ar/new/s/6824/
https://www.linterferenza.info/esteri/tortura-in-israele/
http://iran-interlink.org/wordpress/?p=8686
https://aurorasito.wordpress.com/2018/01/23/dal-1979-liran-difende-la-causa-palestinese/