Foto: Estudo pratico (da Google)
La reazione scomposta di alcuni militanti comunisti “doc” durante un dibattito apertosi in seguito alla recentissima pubblicazione su FB di un mio breve commento (dove spiegavo che è una contraddizione in termini sostenere che nell’attuale società capitalista le donne possano essere retribuite in misura inferiore rispetto agli uomini a parità di qualifica e mansione, per la semplice ragione che se così fosse, avremmo una occupazione femminile infinitamente superiore a quella maschile, come spiego qui https://www.linterferenza.info/attpol/islanda-laboratorio-del-femminismo-europeo/ ) e a cui alcuni di voi hanno anche partecipato, mi ha spinto ad alcune riflessioni che già da tempo maturavo. Peraltro, uno di quei militanti è stato un vecchio e autorevole dirigente e parlamentare comunista, fuoriuscito dal PCI e poi successivamente anche da RC, sempre da posizioni di sinistra, mentre gli altri due erano una donna (vecchia militante comunista anch’ella) e un giovane.
Sollecitati più volte ad entrare nel merito e a confutare in modo logico-dialettico la tesi da me sostenuta, si sono sistematicamente rifiutati di farlo e hanno scelto la strada dell’insulto personale.
Non è una sorpresa, sia chiaro. Chi, come noi, da tempo, sottopone a critica l’ideologia femminista, è abituato a questo genere di reazioni oppure, bene che vada, ad una sorta di sprezzante indifferenza. Non è casuale. Perché scegliere di confrontarsi significa riconoscere l’interlocutore. Viceversa, il lasciar cadere nel nulla oppure abbandonarsi all’insulto becero comporta il disconoscimento dell’altro come interlocutore. Ma non è di questo che volevo parlare (anche perché è un tema che abbiamo affrontato più volte…).
La questione di cui voglio trattare oggi è un’altra.
Di fronte alla richiesta di argomentare, prima di lasciarsi andare all’insulto, i soggetti in questione hanno ripetuto, evitando accuratamente di entrare nel merito, le solite scontate e rassicuranti (per loro) filastrocche ideologiche fissate in una sorta di spazio e luogo atemporale, una sorta di Iperuranio ideologico impermeabile alla dialettica, al divenire delle cose, in pratica alla realtà vera. Che non è e non potrà mai essere quella che vorremmo che fosse in base ai nostri desiderata ideologici fissati una volta per tutte e per sempre, ma appunto una realtà in continuo mutamento rispetto alla quale il nostro approccio metodologico, pur valido, deve necessariamente relazionarsi, al fine della corretta comprensione della realtà stessa.
Sono convinto che se non si fa questa operazione – si resta prigionieri di un rigido schematismo e in ultima analisi del DOGMATISMO. E il dogmatismo rende ciechi. Proprio i marxisti dovrebbero saperlo. E invece – questo il paradosso (non da ora…) – proprio tra le file dei comunisti troviamo i più grandi dogmatici. Il dogmatismo è l’esatto contrario della dialettica (e non è un caso, infatti che rifiutino, sdegnati, il confronto, e scelgano la facile strada dell’insulto) e della prassi. Non sto qui a citare Marx e Gramsci, filosofi, sia pur diversi, della prassi, perchè altrimenti dovrei scrivere un libro. Mi pare però che l’atteggiamento di queste persone – che pure sono dei comunisti doc – vada proprio nella direzione opposta a quella tracciata sia da Marx che da Gramsci. Ma questa mia riflessione non vuole essere né una celebrazione dei due grandi filosofi rivoluzionari (non certo immuni da errori, come tutti gli umani di questo mondo…) né tanto meno un approfondimento che necessiterebbe di ben altro spazio, tempo e competenza, ma appunto una breve riflessione sul dogmatismo che, a mio parere, è una delle più brutte bestie che possano esistere, e sicuramente incistata da sempre nella storia di tutta la Sinistra e del movimento comunista.
Sempre in estrema sintesi. Dove nasce il problema? Esattamente in quella incapacità di entrare in una relazione dialettica con la realtà, a cui facevo cenno prima, che gli impedisce di osservarla e interpretarla lucidamente.
Qual è, dunque, l’operazione che fanno queste persone e che le rende cieche?
Applicano alla realtà attuale le stesse categorie di un secolo e mezzo fa come se nulla fosse cambiato. Hanno letto, ad esempio, del patriarcato su un libro di Engels scritto 150 anni fa, e lo applicano pedissequamente alla realtà attuale. Il loro comunismo e il loro metodo (che di dialettico non ha nulla) consiste nella mera applicazione dei testi “sacri”, fissati in quell’Empireo ideologico extratemporale (e di fatto de-contestualizzato) a cui facevo cenno prima, alla realtà attuale.
L’esatto contrario della dialettica e soprattutto della prassi. Se gli si fa notare, ad esempio (ma ne potrei portare altre decine) che solo in Italia c’è un milione di padri separati sotto la soglia della povertà, espropriati dei figli, della casa, del reddito, molti di essi gettati in mezzo ad una strada, ricoverati alla Caritas e magari anche falsamente denunciati per molestie e simili, questi tutt’al più rispondono che si tratta di un incidente di percorso, per quanto spiacevole, sul cammino della liberazione dell’umanità, di una “contraddizioncella” secondaria certamente spiacevole ma che non muta il senso complessivo del processo storico e delle sue sorti magnifiche e progressive. Risponderebbero nella stessa identica maniera se gli facessimo notare tante altre cose, e cioè che a morire sul lavoro sono soltanto uomini, che a suicidarsi per la perdita del lavoro sono sempre e solo uomini, che la grande maggioranza dei senza casa e dei marginali sono uomini, che gli uomini costituiscono la stragrande maggioranza della popolazione carceraria, la maggioranza degli abbandoni alla scuole primaria, che gli uomini non sono i soli ad agire in modo violento, che la violenza sui minori è purtroppo agita prevalentemente da donne, e così via. E risponderebbero nella stessa maniera se uno gli spiegasse (cosa che abbiamo fatto fino all’inverosimile, qui mi limito a linkare alcuni articoli https://www.linterferenza.info/editoriali/il-capitalismo-alloffensiva-su-tre-fronti/
https://www.linterferenza.info/editoriali/il-nuovo-orizzonte-del-capitalismo/
https://www.linterferenza.info/editoriali/caro-formenti-femminismo-uno-solo/
https://www.linterferenza.info/editoriali/linsostenibile-paradosso-della-sinistra-antagonista/
e un saggio scritto non dal sottoscritto ma da Riccardo Achilli e che condivido https://www.linterferenza.info/contributi/vita-dna-ricerca-scientifica-e-dignita-delluomo/ ) che l’attuale società capitalista NON può essere a trazione patriarcale (né ha alcun interesse ad esserlo) per tante ragioni che abbiamo appunto ampiamente spiegato.
Questa cecità gli impedisce di vedere che il sistema capitalista ha sostituito la sua vecchia ideologia/falsa coscienza di riferimento (il vecchio sistema valoriale ideologico vetero borghese, Dio, Patria e Famiglia) con la nuova ideologia politicamente corretta e neofemminista.
Ragion per cui, siamo anche di fronte ad uno spettacolo che ha del patetico. Perché queste persone, in grandissima parte in buona fede, si ritrovano a muovere una critica radicale all’attuale ordine sociale dominante, con strumenti e categorie obsolete e del tutto inservibili. E’ come se per criticare il sistema capitalista noi utilizzassimo gli stessi argomenti utilizzati dagli illuministi per criticare l’”ancien regime”! Come se invece di sottoporre a critica gli attuali rapporti di produzione capitalistici noi, riferendoci al presente, utilizzassimo gli stessi strumenti e le stesse categorie utilizzate a suo tempo per criticare i rapporti di produzione feudali!
Non solo non avrebbe senso ma faremmo solo il solletico al sistema che vogliamo combattere. Di più. Avendo quello stesso sistema sussunto (e rielaborato pro domo sua) l’impianto ideologico di quelle forze che sostengono di criticarlo, quelle stesse forze si ritrovano di fatto ad essere funzionali ed organiche ad esso, il più delle volte senza neanche rendersene conto. Quanto detto vale per la “sinistra” liberal, radical e “antagonista” e, come abbiamo visto (oggetto, appunto, di questa breve riflessione) addirittura per quella comunista.
Il che è da un certo punto di vista sconcertante. E però, una volta superato il naturale e comprensibile sgomento, alla luce di quanto spiegato, ci rendiamo conto che il fenomeno è meno paradossale e sconcertate di quello che può sembrare.
Sconcertante resta comunque il ritardo di queste aree politiche e ideologiche nella capacità di analisi della realtà e delle trasformazioni avvenute. L’approccio di questa tipologia di comunisti poteva avere forse un senso fino alla seconda guerra mondiale. Oggi, quel modo di approcciare la realtà attuale fa addirittura tenerezza, così come in fondo fanno tenerezza gli insulti rabbiosi in cui si producono quando uno gli fa notare certe cose.
Mi dispiace molto, e sia chiaro che non mi beo affatto di quanto sto dicendo. Perché della “sinistra” liberal e radical e di parte di quella cosiddetta “antagonista” non me ne può fregare di meno. Ma con i vecchi comunisti e socialisti c’è un rapporto affettivo, un filo che dispiace spezzare.
Però non si può neanche far finta di nulla.
Foto: Blog de Iosep Lluesma (da Google)