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Competenza contro onestà.
Questa è l’“essenza” della campagna elettorale in corso.
Il mantra ripetuto in ogni dove sia da Renzi che da Berlusconi (e dai loro rispettivi accoliti) è che la loro squadra di governo è quella più capace e affidabile mente i “grillini” sono degli incompetenti. Sanno che il M5S gioca la carta dell’onestà (che loro non possono certo giocarsi…) e la buttano sulla “professionalità” e la competenza. Come se la Politica e il governo di un paese fossero il consiglio di amministrazione di un’azienda. Dall’altra parte, non potendo vantare né esperienza, né particolare competenza (le amministrazioni locali pentastellate non brillano in tal senso), né tanto meno chissà quali programmi rivoluzionari, il M5S risponde con l’onestà (che è condizione necessaria ma non sufficiente).
Altro non c’è, al di là di un po’ di chiacchiere nei talk show necessarie per cercare di mobilitare il proprio elettorato, con le quali si spiega che queste elezioni costituiscono una scadenza di fondamentale importanza, addirittura decisiva per le sorti del paese.
In realtà non è affatto così. Chiunque prevarrà, centrodestra o centrosinistra, non cambierà assolutamente nulla perché i due schieramenti sono sostanzialmente intercambiabili. Sia nell’un caso che nell’altro continuerà l’atteggiamento servile nei confronti dell’UE e della NATO e delle politiche neoliberiste e di austerity imposte da Bruxelles e da Berlino. Nessuna differenza neanche per quanto riguarda altre questioni come l’immigrazione o le politiche di “genere”. Sulla prima il governo Gentiloni sta agendo da tempo più o meno come avrebbe agito un governo guidato da Berlusconi o anche da Salvini (con l’unica differenza che se fosse guidato da quest’ultimo ci sarebbero degli effetti scenici maggiori…). Sulla seconda il centrodestra è ormai da molto tempo perfettamente allineato con il centrosinistra (e anche Salvini si è adeguato con la candidatura scoop di Giulia Bongiorno).
A mio parere cambierebbe ben poco anche con il M5S. In ogni caso, anche se dovesse risultare il primo partito non sarebbe in grado di avere i numeri per formare un governo (a meno di un exploit che tendo ad escludere), anche perché nessuna forza politica sarebbe disposta a fare un governo con loro. E’ circolata la voce di un possibile accordo post elettorale fra il M5S e Liberi e Uguali, ma è una chiacchiera, un gossip e nulla più. D’Alema e Bersani (Grasso ci mette la faccia mentre Civati e Fratoianni contano quanto il due di coppe quando regna bastoni…) non farebbero mai comunella con i grillini e stanno già facendo capire (lo hanno anche detto a chiare lettere) che loro sono una forza “responsabile” (altra “categoria dello spirito” ampiamente utilizzata durante le campagne elettorali…) che si metterà a disposizione di un eventuale governo di centrosinistra (poi, naturalmente, bisognerà vedere le percentuali ottenute dai vari partiti).
In tutto ciò, contenuti, zero. Anzi “Zero contenuti”, parafrasando la celebre affermazione “Zero tituli” di un famoso allenatore di calcio. Del resto, di cosa dovrebbero parlare gli attuali partiti? L’attuale ordine sociale dominante è condiviso da tutti. Una vera dialettica politica, cioè un confronto tra forze politiche portatrici di idee, programmi e visioni del mondo diverse, non esiste. E non esiste appunto perché tutte, nessuna esclusa, sono del tutto allineate all’ordine sociale (capitalista) dominante. E allora di che parliamo?
Meglio, molto meglio, quanto meno sicuramente più divertente, vedersi partite di calcio in tv o qualche fiction piuttosto che dei talk show pseudo politici ridotti a televendite.
Ecco perché personalmente non andrò neanche a votare. Del resto, non siamo alla vigilia di una rivoluzione. Si tratta di una scadenza elettorale come ce ne sono state (e ce ne saranno ancora) tante altre, il cui esito non cambierà assolutamente nulla per ciò che riguarda la vita reale della gente, per le ragioni che ho prima spiegato.
La traversata del deserto è appena cominciata…