Limitiamoci a partire dal 1922 e facciamo finta di ignorare quello che è successo prima.
E dunque: una volta, questo paese è stato in balia di un dittatore. Era un grande dittatore. Idee folli ma grandi. Troppo grandi. Anzi, diciamola tutta: megalomani e patetiche. A guardarlo oggi, – come si fa a non vederlo? – sì, davvero un personaggio ridicolo. Ha tenuto in stato di minorità la gran parte del paese, impedendo qualsiasi sviluppo civile, politico e culturale. Ci ha condotti in un conflitto sciagurato. Abbiamo fatto la resistenza per liberarcene. C’è stata una guerra civile e tanti morti. Alla fine ce l’abbiamo fatta!
Poi, è venuta una struttura di potere democristiano ma con una forte intesa, esplicita o implicita, col partito comunista – e non mi riferisco soltanto al compromesso storico. E’ stato un sistema di potere spesso repressivo e bigotto (culturalmente) ma che ha tenuto l’Italia, bene o male, e molto “all’italiana”, fra i paesi sviluppati. Negli ultimi anni, era diventato – insieme al partito socialista di Craxi – assolutamente inguardabile e indecoroso, molto più di quanto non lo fosse già prima, producendo fra l’altro un debito pubblico di proporzioni enormi di cui ancora paghiamo le conseguenze.
Poi, nel nostro benedetto paese, ha preso il potere un partito-azienda che, con la scusa di fare una riforma liberale, ha bloccato qualsiasi iniziativa politica intorno alla difesa corporativa degli interessi del Capo, contenti soltanto di mangiare alla tavola del padrone. Una marea di leccaculo travestiti da ribelli – fra politici, giornalisti, vallette, presentatori, calciatori etc. etc. – ha preso in giro per venti anni il popolo italiano, non soltanto non risolvendo, ma addirittura tagliando fuori (spero non) definitivamente il nostro paese da una autentica strada democratica – sia sul piano culturale che economico.
Ora, invece, questo paese è in balia di un ducetto da discoteca e di un partito che ha tradito la propria storia e l’identità di coloro che lo hanno sostenuto da sempre. Il ducetto non ha avuto bisogno neppure di fare la marcia su Roma. Né di essere raccomandato dalla Chiesa. E neppure di possedere un impero economico e mediatico. E neppure di essere eletto. Lo osserviamo divertiti sparare cazzate come se la cosa non ci interessasse e magari ridiamo come se si trattasse di cabaret. Al massimo esprimiamo uno sdegno passeggero che presto dimentichiamo. Ha provato addirittura, insieme ad un governo non voluto dagli elettori e frutto di un parlamento eletto in maniera incostituzionale, a costruirsi una costituzione su misura. Non gli è andata bene, per fortuna. Gli italiani hanno pensato saggiamente che fosse il caso di fidarsi della costituzione antifascista e non certo del ducetto.
Nonostante non siano ormai molti, c’è tuttavia ancora qualcuno a sostenere che il ducetto abbia fatto – e farà – riforme importanti e, nel frattempo, si mette in tasca i soldi per le sigarette che questo politicante e i suoi accoliti gli infilano furbescamente in tasca, non accorgendosi che gli stanno ulteriormente smantellando sanità, istruzione, trasporti ecc.
Spero davvero che alle prossime elezioni il ducetto, il suo partito e anche il partito di coloro che prima hanno tradito e poi gli hanno permesso di prendere il potere, spariscano una volta per sempre dall’orizzonte della politica italiana.
Foto: wantedinrome.com (da Google)