L’Italia dello stivale e delle isole limitrofe ha bisogno di fonti energetiche che non siano impregnate di scivolosi liquami o di flatulenze che provengano dall’Orso russo che, si sa, vuole abbeverare i suoi carri armati a Bruxelles.
Di contro al furore bellico che ci giunge minaccioso dall’oriente è bene che ci tuteliamo negli approvvigionamenti in modo da rimanere indipendenti.
Ragion per cui pare ai nostri capoccia europeisti indispensabile rifornirsi di gas dai vicini States e dagli ancor più vicini giacimenti dell’Azerbaijgian. Dico indispensabile ma in effetti non hanno deciso loro, povere pedine come sono di un gioco molto più grande di loro. La stessa imperatrice del vecchio (vecchio sul serio) continente, Angela Merkel, infiacchita dai suoi successi ordoliberali che minacciano ora il suo stesso Paese,
deve ormai inchinarsi davanti al suo Padrone che diventa sempre più assoluto, sebbene sia in fatale agonia.
La Nato, da decenni ordinatrice prudente e velata dello status germanico-europeo, ha definitivamente sciolto gli ormeggi.
E ha finalmente annesso l’Europa 1). Fortezza Europa non solo per la temeraria invasione dei facinorosi brutti, sporchi e cattivi ma anche dal punto di vista militare.
A dicembre, come annunciato dalla solerte ministra di guerra Roberta Pinotti, nascerà infatti la Pesco (cooperazione strutturata permanente) dell’Unione Europea nel settore militare 2), dipendente (è il caso di dirlo ?) dai vertici militari della Nato e veri capi politici dell’Occidente, sempre statunitensi.
Un’ Europa che spende miliardi di dollari per gli armamenti e fonda gran parte della sua crescita sulla produzione di strumenti di morte si avviluppa in un’ideologia guerresca che la costringe a rifiutare il commercio e l’amicizia politica con i Paesi che “sono dall’altra parte” (Siria, Iran, Venezuela…) e a prepararsi ad una forma di autarchia, seppure in salsa globale.
E’ una preparazione alla guerra. Da una parte gli amici (Israele, Arabia saudita, Stati Uniti ovviamente, Gran Bretagna…)
Il gas, perciò, che poteva arrivarci dai Balcani e dall’Ucraina deve essere stoppato, per non parlare di quello iraniano, come si sa potenza terroristica, come affermato dalla credibile dirigenza sionista.
Che il gas sia considerato strategico anche dal punto di vista militare lo si è potuto constatatare in Puglia nell’area tra Meledugno e la marina di San Foca. Due chilometri di recinto rinforzato (blocchi di cemento, griglia metallica, filo spinato sulla sommità) delimitano l’area dei lavori. Le zone adiacenti saranno presidiate e chiuse con otto cancellate. Centinaia di agenti di polizia creano tra l’altro un clima grave di tensione. Per gli abitanti sembra di essere in guerra. La popolazione non può avere accesso, neanche i proprietari dei terreni ( se non dietro autorizzazione apposita). L’ordinanza prefettizia, durissima, con uno stile che ricorda i “vecchi tempi” (“territorio nelle disponibilità della polizia”) 3) evidenzia come si intende operare nelle Puglie in modo non dissimile dall’eroica resistenza dello stato nella costruzione della TAV contro i terroristi valsusini.
La TAP (Trans Adriatica Pipeline), multinazionale formata dai giganti del settore (la Snam è presente con un 20%) arriva in Italia dopo aver percorso 3.500 Km., approda sotto la spiaggia di San Foca presso Medelugno, vicino Lecce. A nove km. dalla costa dovrebbe essere realizzato il terminale di ricezione che permetterebbe il collegamento con la rete nazionale.
Oltre al disastro ambientale (estirpati centinaia di ulivi) con vicina spiaggia bandiera blu, voglio ricordare che studi recenti hanno evidenziato “rischi estremamente rilevanti” per la formazione di miscele altamente esplosive nei terminali del gasdotto.
Tralascio di parlare del malaffare che accompagna tale progetto a partire dall’Arzebaijgian per arrivare alle cosche locali mafiose con la benedizione dei politici. Malaffare che pare sia sbarcato tenebroso anche a Malta.
Ma la popolazione ha reagito. Cortei lungo le vie cittadine a Lecce, contestazioni al Rettorato dove comiziavano i vari Soloni e naturalmente pestaggi presso il cantiere.
Messaggi di solidarietà dai NoTav e dal comitato di Cagliari “No rigassificatore.
Rigassificatore a Cagliari di cui, sia pure in breve, tratterò 4), per evidenziare i pericoli sul piano ambientale e sulla sicurezza, i danni economici nell’area interessata, nonché la scarsa lungimiranza del progetto.
Credo che all’ordine del giorno sull’affaire rigassificatore non sia la formazione di un’equipe costituita da esponenti dell’ISgas e delle cooperative rosse, da esperti in termini di valutazione ambientale e di sicurezza che vogliano valutare i rischi di “incidente rilevante”. Credo piuttosto che all’ordine del giorno sia la militarizzazione dell’area, con annesse forze di polizia e strumentazioni dissuasive. Come isolare la costruzione dai terroristi, quanti km quadrati devono essere resi inaccessibili, come rendere mediaticamente utile e sicuro il progetto.
Naturalmente sindaci dell’area metropolitana, Presidenza della Regione, giornali e televisioni e partiti locali non sardisti dovranno dare un contributo fattivo alla valorizzazione del progetto che restituirà competività alle aziende sarde e alleggerimento delle spese per la bolletta del gas per i cittadini dell’area metropolitana e della Sardegna tutta (404 km. di rete).
Uno scempio di proporzioni immense è auspicato perché l’Europa lo vuole. Poco importa che uno straordinario compendio naturalistico come quello dell’oasi lagunare di Santa Gilla vada devastato con la perdita di un enorme patrimonio di vegetazione. Poco importa che una ricca avifauna vada dispersa. Poco importa che il borgo antico del villaggio dei pescatori, il polo industriale di Macchiareddu e la stessa area metropolitana siano a rischio rilevante.
Il porto commerciale, adibito al traffico passeggeri, al diportismo e al crocierismo e il porto container con un accesso in media di venti/venticinque navi al mese avranno da guadagnarci dall’arrivo delle gasiere proprio su una banchina del porto canale (tutti i lavori dovranno essere fermati per almeno 15 ore e la crisi attuale invece di essere scongiurata a causa della concorrenza con Tangeri sarà vieppiù accentuata)?
No, di certo. Senza dimenticare che una tale promiscuità di traffico non depone favorevolmente sulla sicurezza della navigazione. Abbiamo dimenticato l’orribile incidente nel porto di Livorno, la collisione tra la Moby Prince e la nave Agip Abruzzo e i più di cento morti?
Gli sponsor del progetto faranno di tutto per dimostrare non solo l’utilità per la Sardegna del rigassificatore e degli impianti, tra cui 18 silos con una capienza complessiva di 20.000 metri cubi di gas liquefatto ( GNL)…magari trascurando di dire che di tale energia ben poco rimarrà nell’isola, pontificando che Barcellona con i suoi 450.000 metri cubi a ridosso della città non ha mai avuto problemi e che nulla ha da preoccuparsi.
Bisogna opporsi a questo progetto per ragioni ambientali e di sicurezza ma anche perché le motivazioni economiche non risultano convincenti. Il quadro concettuale entro il quale tale scelta di politica economica si inserisce è antiquato, conservatore. Come se si volesse investire nel treno a carbone invece che nel treno ad alta velocità (in Sardegna potremmo accontentarci di un normale e regolare servizio ferroviario).
Non sarebbe più utile investire nell’energia alternativa, fotovoltaica, geotermica, solare, eolica, idraulica… come sta facendo la Cina che usa ancora il carbone ma che è anche la nazione più avanzata nel settore dell’energia alternativa, preparando cioè il suo futuro energetico. Futuro molto più rassicurante.
NOTE
1)Vedi il mio ” La Nato annette l’Unione europea” in l’Interferenza, 7/8/2016
2) Aggiornamento della petizione “La campagna per l’uscita dell’Italia dalla Nato-per un’italia neutrale”
3)”Vecchi tempi” sempre verdi per il ministro dell’interno Minniti
4) Vedi il mio “Rigassificatore a Cagliari. Quale convenienza? in “l’Interferenza” e in “Cagliaripad” 11/9/2017
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