L’87% delle violenze subite da donne è ad opera di persone che le stesse vittime hanno scelto come marito, fidanzato, amante, ex, amico (telefono viola). Un dato che non deve essere trascurato se davvero si vuole capire e risolvere il problema della devianza affettiva. La vittima arriva alla scelta affettiva in fase secondaria – cioè al di fuori della famiglia di origine – con un deficit di giudizio su chi fidarsi e quanto affidarsi. In altre parole è disposta a fare scelte incaute sulla base di una esperienza formativa già subita nei rapporti famigliari, in fase primaria evolutiva.
In particolare è proprio il rapporto con la madre il gradiente di riferimento primario che determina l’esposizione della figlia ad una personalità con tratti masochisti. Non c’è nessun altro parametro più adeguato per comprendere una realtà ossessivamente proposta dai media e dalle agenzie di divulgazione sociale che però evitano accuratamente di considerare il fenomeno con gli opportuni criteri di analisi causale e formativa. Preferiscono invece fomentare un ingiustificabile odio di genere che diventa a sua volta nuova causa di disagio e violenza. È logico pensare ad una pratica di nevrotizzazione sociale finalizzata alla manipolazione e controllo ambientale, proprio per il fatto che questa forzatura sul conflitto tra sessi è coordinata, imposta dall’alto, tutt’altro che spontanea. Piuttosto questo potere nevrotizzante fa appello agli istinti reattivi delle persone malate nevrotiche per trovare consenso e radicarsi nell’opinione corrente, persino nelle scuole, nei sindacati e nelle istituzioni.
Nell’articolo la vittima giustifica il suo persecutore nella più classica delle simbiosi sadomasochiste tra vittima è carnefice, tra la bella e la bestia o il drago della tradizione che la incatena ai processi famigliari di oppressione. Dietro tutto c’è la relazione problematica con la matrigna, strega, che per invidia di generazione o per semplice disistima e immaturità sessuale scarica sulla figlia la sua anaffettività sadica. La stessa anaffettivià che poi determina la scelta masochista della giovane che tende a riprodurre nella scelta secondaria del persecutore la mancanza di rispetto subita in famiglia.
Nell’articolo si riporta l’agitazione della madre della ragazza che si dice certa dalla natura distruttiva del rapporto della figlia con il fidanzato. Lei di certo ne deve sapere qualcosa!
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