Non esiste più il medico! Esiste il cardiologo, l’oculista, l’urologo, il fisiatra, l’otorino, il geriatra, il senologo, il ginecologo, l’andrologo etc. etc.
Non esiste più il filosofo! Esiste il filosofo della scienza e il filosofo della politica, il filosofo morale (tutti gli altri, evidentemente, della morale se ne fottono) e il filosofo del diritto, il filosofo della storia e lo storico della filosofia, lo scienziato della politica e il semiologo, etc. etc.
Nessun settore comunica con gli altri; del resto, quale linguaggio si potrebbe mai utilizzare per confrontarsi, dal momento che la specializzazione ha giustappunto eroso i linguaggi comuni: il linguaggio del comune?
Di conseguenza, essa è diventata sempre più autoreferenziale, tecnica e incomprensibile.
Proliferano quindi le guardie confinali, pagate dai propri settori di riferimento per abbattere severamente chiunque vada oltre: lo sconfinamento in altri settori è considerato il peccato mortale contro lo Spirito Santo della propria corporazione.
In tutto questo, mi chiedo, il pensiero dov’è?
La specializzazione è un lento, progressivo ed incessante, rimpicciolimento dello spirito dell’uomo. La forza dell’essere umano si riduce – grazie alla specializzazione – insieme allo spettro sempre più minuto dei campi di indagine. L’uomo così si inaridisce e perde pian piano la sua interezza. Pezzi di uomini, brandelli di pensiero, appaiono appesi e infiocchettati: pendono, come residui di cibo, dalla bocca del pensiero dominante.
Il potere frammenta le conoscenze, riduce, amplifica i campi di indagine, cancella l’unità e la totalità dell’uomo.
Il potere divora il pensiero per meglio controllarlo.
Quando tutto ciò si sarà pienamente realizzato, il potere trionfante annuncerà che il regno della libertà, della salute e della conoscenza, è cominciato.