La sorte della sinistra “radicale” italiana nelle elezioni europee è stata delegata ad Alexis Tsipras, che ha poi nominato Barbara Spinelli suo luogotenente. In pratica quel gruppo disgregato di mestieranti della politica incapace di avere alcun ascendente popolare e alcuna funzione di direzione politica, ha trovato in questi due poveri cristi la miracolosa ciambella di salvataggio, di un destino segnato. Ora che la Spinelli, a ragione ritenuta capace di portare quelle scarse percentuali in grado di far superare il quorum, ha accettato il suo seggio a Bruxelles, dopo aver promesso di dimettersi terminata la sua funzione di “specchietto per le allodole”, si scombinano i piani spartitori soprattutto di SEL che si vede privata della sua “quota” di poltrona.
Questa ridicola chiusura illumina il contesto farsesco nel quale si sta estinguendo quest’area politica: Tsipras rivendica, a ragione, il suo ruolo di “console” e sollecita la Spinelli a non mollare l’osso; SEL ribadisce la sua natura di ufficio di collocamento per politicanti di varie provenienze da traghettare fuori-dentro il PD; Rifondazione – l’area più antica e residuale – sta in questo gioco come l’eremita di Zarathustra; non avendo notizie dal mondo non è stata informata che “Dio è morto”.
Facile, inutile e ingenerosa sarebbe tutta l’ulteriore ironia possibile, basti invece osservare tre aspetti di questa avventura:
1) “L’altra Europa”, il “titolo” della lista non significa nulla nella “forma”, è come dire l’altro capitalismo, l’altro mondo, mentre nella “sostanza”, nel gioco reale, c’è uno scontro chiaro, una contraddizione principale e strutturale, tra l’Europa del capitale e i popoli d’Europa che nella stragrande maggioranza, di espressi e astenuti, vogliono l’abbattimento o comunque il superamento di Bruxelles. E’ un luogo classico, questo, è il ricorrente “fuori storia” della sinistra di fronte ai conflitti evocati; un precedente forte fu la fine della II internazionale di fronte alla guerra imperialista;
2) Il vertice “eteronomo” della lista, calato da fuori (Grecia) e dal lato (La Repubblica) segnala che l’abbandono dello studio marxiano della società (SEL la riduce a diritti individuali e Rifondazione a nuclei di resistenza operaia) ha provocato un disastro culturale, e questo è stato colmato dal radicalismo borghese (la Spinelli) di “La Repubblica” che, con l’altra sua ala, quella moderata, copre e offre “mediazione mentale” anche all’empirismo primitivo del PD;
3) L’isolamento dal popolo è ribaltato al popolo. Soprattutto SEL con il “campione” Boldrini ha in questi mesi evocato, a sproposito, il pericolo “populista” per poi sottolineare la buona creanza, il bon ton, dei propri ideali. E’ la situazione della “coscienza infelice”, di “quante cose belle ho visto ma purtroppo non le vedo più”, del “vorrei ma non posso”, insomma del perfetto spirito borghese. In fondo è questa la più utile indicazione storica della lista greco-salottiera: la dimensione socialmente esigua del malessere borghese di fronte alla crisi.
Sarà un caso che dietro e a sostegno si sia mossa La Repubblica, da sempre espressione della borghesia decadente e immaginaria? Sarà un caso che questo “cuscinetto” lasciando nell’al di là “l’altra Europa” ha cercato e pescato voti nell’al di qua, cioè nel M5S, il vero spauracchio, in questa tornata, per mestieranti della politica e faccendieri dell’economia?
In conclusione la “scelta di Barbara” è sensata e come tutte le scelte segnala una discontinuità: il mondo dei mestieranti e degli eremiti è finito!