Questo non è un articolo politico però non posso fare a meno di esprimermi sulla storia personale di Macron e di sua moglie Brigitte che a mio parere non può lasciare indifferenti. Siccome sono fra quelli che pensano che la realtà sia complessa e non possa essere affrontata da un solo punto di vista, credo che non si possa far finta di nulla rispetto a questa vicenda umana che io trovo francamente inquietante.
In questi giorni gira sulla rete il video di questo psichiatra, Adriano Segatori, che molti/e di voi avranno sicuramente già visto, le cui posizioni mi sento di condividere:
Insomma, quella di Macron è la storia di un ragazzino che viene sedotto sessualmente e psicologicamente dalla sua insegnante, e quindi di fatto molestato, e questo comportamento si è protratto nel tempo. Non stiamo parlando di un episodio, che sarebbe comunque già grave di per sé, ma di una relazione iniziata fra una donna di oltre quarant’anni e un ragazzino di sedici o giù di lì. Una relazione che è durata nel tempo e che continua tuttora. Una donna che peraltro era la sua insegnante, quindi c’è un aspetto che va ad aggravare pesantemente le cose. E’ come se uno psicoanalista di quarant’anni si fidanzasse con una sua paziente di quindici o sedici anni. Lo trovereste normale? Non avreste nulla da dire?
Ora, sono il primo a pensare che il concetto di normalità sia relativo, sia chiaro, e non possa e non debba sottostare a canoni sociali e culturali prestabiliti però, come si suol dire, c’è un limite a tutto. Un limite che, nel caso in questione, è stato ampiamente superato, come afferma giustamente lo psichiatra nel video. Perchè non mi sembra psicologicamente sano che un ragazzino di sedici o diciassette anni si metta con una donna di oltre quarant’anni che potrebbe essere sua madre e che addirittura ci si sposi. Non sono uno specialista, ovviamente, ma il buon senso mi dice che il percorso formativo di un adolescente e poi di un uomo (o di una donna) dovrebbe essere di tutt’altro genere. Possibile che questa, a mio parere inquietante, vicenda venga vissuta come un fatto del tutto naturale? Mi rivolgo a chi di mestiere fa l’insegnante e a tutti i genitori. Voi non avreste nulla da dire se un professore o una professoressa ultraquarantenni si mettessero con vostro figlio o vostra figlia quindicenne e poi ci si sposassero? E trovereste normale che un uomo a 15 anni avesse iniziato una relazione con una donna di vent’anni più grande con cui sarebbe rimasto per il prosieguo della sua vita?
E’ bene, a questo punto, chiarire un aspetto fondamentale. Un ragazzo (o una ragazza) a quell’età, per quanto possa essere più maturo e brillante rispetto alla media dei suoi coetanei, resta comunque un ragazzo, anzi un ragazzino. E ha il diritto di vivere la sua vita di adolescente, senza nessun tipo di interferenza. Mi pare che in questo caso si sia andati ben oltre l’interferenza e, come spiega sempre lo psicologo, si possa parlare esplicitamente di violenza. E ne ha ben donde a sostenere che la relazione fra i due sia malata e che sia Macron che la moglie siano soggetti affetti da turbe psicologiche. Né potrebbe essere altrimenti, date le circostanze. Insomma, non siamo sul set di un film o anche nella realtà dove un adolescente sbircia di nascosto la maestra che accavalla le gambe o una signora che si va a cambiare il costume nella cabina di uno stabilimento. Chi è che non ha mai avuto sogni erotici con la propria prof. di lettere o matematica o chi per lei?…
Ma qui stiamo parlando di una donna, un insegnante, quindi un’ educatrice, che a 42 anni si mette con un ragazzo minorenne e poi se lo sposa. E in questo caso non può non esserci manipolazione. Dopo di che si può discutere finchè si vuole sulla complessa dinamica di intrecci e risvolti psicologici che determinano quel “gioco”, ma resta il fatto che deve esserci un limite e che ad avvertire quel limite deve essere la persona adulta, in special modo quando questa riveste un determinato ruolo nei confronti dell’altro/a (insegnante, psicologo, medico ecc.) e quindi si trova oggettivamente nella possibilità di esercitare un potere di condizionamento. E poco importa se Macron, come racconta il gossip, sia in realtà omosessuale e il matrimonio con Brigitte sia una copertura. Non cambia assolutamente nulla rispetto a quanto stiamo dicendo.
Fin qui il risvolto psicologico e personale della vicenda. Ma ce n’è un altro a cui ho fatto brevemente cenno e che è intimamente legato all’altro. Torno al concetto di limite, affrontato anche, e io credo non casualmente, dallo psichiatra (minuto 0,50 del video).
Viviamo in una società, quella attuale, che interpreta il concetto di limite nel modo esattamente opposto in cui lo interpretava la filosofia greca antica, che lo concepiva come “metron”, cioè come misura, equilibrio, “giusto mezzo”, come limite (razionale) che de-limita l’illimitato, che de-termina l’indeterminato. E quindi appunto il concetto di limite non inteso in senso repressivo o limitativo della libertà ma, al contrario, come argine razionale all’irrazionalità, cioè in ultima analisi alla volontà di potenza. Era questo lo spirito che animava e che ha dato vita alla polis greca e che ha caratterizzato tutto il pensiero greco classico, naturalmente non privo di grandi contraddizioni; stiamo pur sempre parlando di una civiltà che risale a migliaia di anni fa. Eppure, nonostante quelle contraddizioni (basti pensare al fatto che lo stesso Aristotele considerava la schiavitù un fatto naturale), quel pensiero è stato capace di elaborare tesi avanzatissime, per l’epoca, anche dal punto di vista della concezione della politica, della società e dello stato. Il “metron” fu concepito quindi nel senso sopradetto.
Oggi, come dicevo (e mi rendo conto di aver fatto un volo di millenni in cui in effetti questo concetto è stato deformato e concepito come strumento repressivo), ci troviamo invece in una situazione completamente opposta. Il concetto di limite, inteso come metron, cioè come giusta misura, è stato derubricato come ostacolo da un contesto sociale e ideologico – ultracapitalista – che si auto-fonda proprio sul concetto di illimitato, di possibilità illimitata. Questo modo di concepire le cose si applica innanzitutto alla sfera economica dove la possibilità dell’accumulazione di capitale deve essere in linea teorica infinita e illimitata e non può, appunto, prevedere un limite. Siccome però siamo nella cosiddetta “società totale” (oltre che complessa), dove ogni spazio dell’agire umano e dell’umano stesso deve essere sottoposto alle stesse dinamiche (perché nella società complessa e totale sfilare un mattone significa far crollare l’intero edificio), è evidente che tutto deve essere ricondotto nello stesso alveo e nello stesso binario. Ecco, dunque, secondo questa logica, che la libertà, da dimensione partecipativa essenziale, soggettiva e intersoggettiva, individuale e collettiva, di una società democratica, viene trasformata in una sorta di possibilità infinita, illimitata, dove tutto o quasi deve diventare in linea teorica possibile. Non possiamo avere figli per cause naturali oppure perché siamo una coppia di gay o di lesbiche? Che problema c’è, oggi si possono comprare dalla madre naturale che li fa e poi li vende, e tutto ciò viene ormai largamente praticato e sostenuto con opportune campagne ideologiche che sostengono che proibire la “maternità surrogata”, cioè l’utero in affitto, costituisca un attentato alla libertà personale.
E’ solo un esempio fra i tanti che potevo portare ma credo che ci siamo capiti. Sulla base dello stesso criterio, cioè la libertà intesa come assenza di metron, perché vietare ad una donna o ad un uomo di 40 o 50 anni di accompagnarsi con un ragazzino o una ragazzina di quindici? Quale dovrebbe essere l’eventuale ostacolo? Nessuno, e infatti è considerato talmente normale che oggi il presidente di una delle più grandi nazioni europee è sposato con una donna che se lo è preso – come amante e poi come sposo – quando lui aveva quindici anni. E la vicenda dei due non solo non ha sollecitato una doverosa riflessione ma è stata anche enfatizzata e celebrata come esempio e simbolo di libertà. Non si capisce a questo punto perchè scandalizzarsi (giustamente…) in presenza di un/a turista che pratica sesso con un/a minorenne in un paese del terzo mondo e poi inneggiare alla libertà e ai lumi nel caso in questione. C’è forse molta differenza?
E’ ovvio, dal mio punto di vista, che siamo in presenza di una deformazione del concetto di libertà che viene concepita e declinata come possibilità di realizzare qualsiasi capriccio o peggio, di trasformare un comportamento psicologicamente patologico in un atto di autodeterminazione e di liberazione da legacci o vincoli considerati alla stregua di tabù da superare. Non può spiegarsi altrimenti l’indifferenza della cosiddetta pubblica opinione di fronte ad una vicenda che ha tratti decisamente inquietanti.
Fonte foto: Ultim’ora news (da Google)