Alitalia: ennesima vergogna governo/Unione Europea

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Secondo le astruse teorie economiche dell’ Unione Europea (funzionali tuttavia ad una ristretta elite) quando una grande impresa pubblica (sopratutto se italiana) ha i conti in rosso, non resta da fare altro che licenziare e abbassare i diritti di chi ci lavora e qualora vincesse l’estremismo ( cioè che i lavoratori non fossero d’accordo), minacciare la chiusura (impossibile con un traffico di 24 milioni di passeggeri:words,words,words) e poi proporre un commissariamento che ha come compito precipuo cercare un compratore (si parla ovviamente della germanica Lufthansa) che acquisterebbe solo con un’ulteriore riduzione della dignità del lavoro.

Dico Unione Europea perché il patetico quartetto (Martina, Del Rio, Poletti, Calenda) è solo un esecutore passivo che ripete come un pappagallo gli slogan teutonici: nessun intervento dello stato e soprattutto nessuna nazionalizzazione.
Si badi… un intervento dello stato in quella fogna profonda che sono i “capitani coraggiosi” che sono riusciti a distruggere la “compagnia di bandiera” (che sconta perdite annuali di centinaia di milioni non causati certo dai “privilegi” dovuti al lavoro) innanzitutto perché incapaci, in secondo luogo perché ladri, va escluso…servirebbe solo a prolungarne l’agonia per due-tre anni con inutile dispendio di denaro pubblico.

Ricordo che l’Unione Europea ha il controllo politico ed economico del Bel Paese perché un tale bene le è stato concesso tramite il lavorio minuzioso della politica di governo italiano in questi ultimi trent’ anni
Lo stato italiano è stato smontato nelle sue competenze di intervento economico e monetario dai D’Alema che si vanta ancora oggi di essere stato colui che ha maggiormente privatizzato 1), dai Ciampi che, già, negli anni ’90 aveva predisposto che in Europa (vedi Maastricht) rimanessero sul grande mercato solo tre compagnie aeree: British Airways; Air France; Lufthansa 2), dai Prodi, artefice massimo della dissoluzione dell’Iri che, nonostante le ruberie di prammatica, costituiva il volano dell’economia italiana, dagli Andreatta e dalla epocale decisione nel1981 di realizzare la separazione Stato e Banca centrale che, in piena autonomia, non sarebbe stata più obbligata ad acquistare le obbligazioni di stato, Stato che dunque sarebbe stato costretto a ricorrere ai mercati e a subire gli alti interessi che avrebbero favorito l’aumento del debito pubblico…Taccio qui dei crimini degli anni ’90 e del “colpo di stato” 3) degli anni 2011-2014, a partire dalla figura dark di Monti.

Che il neoliberismo sia nemico della democrazia e che sappia agire solo con grande arroganza è dimostrato per l’ennesima volta dalla noncuranza con cui ha risposto all’esito refendario che ha visto il 70% circa del lavoratori esprimersi contro la pre-intesa di accordo firmato dall’ Azienda, dal Governo, dai sindacati confederali ormai in caduta libera.
Il governo è intervenuto minacciosamente ad urne aperte ed è rimasto scornato. Solo i sindacati di base hanno respinto l’accordo. La Confindustria propone un prestito ponte da parte dello stato, con la la solita ipocrisia di fondo, per salvare interessi immediati (Fiumicino per esempio), nella consapevolezza dell’allungamento dell’agonia…

Una sola opzione è realmente razionale: la nazionalizzazione, il recupero di un’azienda all’efficienza, alla serietà professionale che possa essere un contributo alla crescita dell’economia reale, e del turismo in particolare. Dovranno studiarsi le modalità finanziarie della rimessa in ordine dei conti in rosso, ma un compito così gravoso richiede la partecipazione dei lavoratori, dei sindacati di base che ne sono stati la reale espressione. Far ripartire l’Alitalia come bene pubblico in modo che faccia da apripista ad una politica economica che sia a favore non solo del mondo del lavoro ma anche della stessa Italia contro cui hanno agito, prima dell’Unione Europea gli stessi dirigenti politici italiani e i nostri “padroni”(vedi il più indecente di tutti : Marchionne)

Note:

1) marco Bersani

2)controp.

3) Gallino

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