Nonostante la strategia di recupero della fiducia degli investitori, sia interni che stranieri, messa in campo da Chavez prima e da Maduro poi, l’economia venezuelana (che è ancora economia di mercato capitalistico) è stata deliberatamente boicottata da un piano di attacco “debilitante” concertato dagli Stati Uniti d’America.
Non c’è da meravigliarsi se adesso l’economia del Venezuela versi in un grave stato di crisi, con inflazione alle stelle malgrado la grande ricchezza di materie prime di questa nazione.
Già il 15 gennaio scorso, alla vigilia della proclamazione dello “stato d’emergenza economica”, il Presidente Maduro rese palese questa situazione accusando il settore privato di attentare all’economia nazionale al fine di favorire interessi politici stranieri.
È responsabilità della guerra economica scatenata contro il governo Maduro la “deriva” dell’aumento graduale dei poteri dell’esecutivo venezuelano d’ispirazione marxista, e la sospensione di alcune garanzie economiche e politiche.
Tale responsabilità non ricade certo sulle spalle del governo legittimo, costretto a queste mosse, ma il tam tam della propaganda ideologica borghese sta come sempre distorcendo la verità.
È un film già visto: provocare il disastro economico per poi incolpare di questo disastro la politica sociale dei governi che tentano di sollevare le sorti dei proletari ed alleviare le sofferenze dei più poveri e diseredati.
Adesso si accusa Maduro di preparare la dittatura socialista, ma la dittatura temporanea è l’unica via per uscire dall’economia di mercato capitalistica e battere il disegno internazionale che intende punire un intero popolo per aver sostenuto i propri legittimi rappresentanti.
Ben venga la dittatura socialista, noi siamo con Maduro, soprattutto se la “dittatura” prenderà la forma del parlamento parallelo all’Assemblea nazionale venezuelana (infiltrata da agenti del capitale), parlamento parallelo che Maduro ha già approntato e sarà composto da soli chavisti e da rappresentanti di altre correnti comuniste della Tendenza Marxista Internazionale, coerentemente con le linee guida di una nuova concezione comunista.
Fonte foto cuslar.org (da Google)