Brutti, sporchi… e “tassinari“

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Fote foto: LetteraTureStorie – Altervista –

 

Le lacrime e i sospiri degli amanti, il tempo che si perde al gioco, e l’ozio lungo d’uomini ignoranti, vani disegni che non han mai loco, i vani desideri sono tanti, che la più parte ingombran di quel loco; ciò che in somma qua giù perdesti mai, là su salendo ritrovar potrai  (Orlando furioso-xxxIv Ludovico Ariosto)

 

Sarà a noi pur necessario, inviare un nostro Astolfo sulla Luna per rimediare al senno perduto di tanti auto-definentesi anticapitalisti e super-conflittuali: antifà senza se e senza ma?

Una cosa è certa: la Terra vista dalla Luna consente una diversa e completa prospettiva; concede poco ai giudizi de panza-televisivi-da bar sport, che il culto della narrazione post-moderna condiziona e contagia con il suo neo-assolutismo.

Approfittiamo di questa nuova visione che l’immaginario Astolfo, qualche secolo prima del genio di Treviri, dona al nostro intento; fissiamo il magnifico cannocchiale verso una città di nome Roma, in Italia. L’Italia è un paese estremamente appetibile agli interessi multinazionali: non che vi siano energie fossili copiose o bauxite, silicio o miniere di diamanti o materie prime interessanti.

La materia prima che interessa in Italia è la spina dorsale della struttura capillare produttiva, il controllo del territorio, assai militarmente ghiotto (esistono fin dal 1945 tantissime basi USA  e dal 1949 NATO ),  ed anche una immane offerta di storia, arte ed eccellenze in diversi campi. Il nostro paese esporta “cognitari “ e cognizioni pregiate, dopo la distruzione sistematica della sua originaria realtà accademica: tale esportazione è in pratica direttamente proporzionale, soprattutto nel passato prossimo, allo smantellamento-trasferimento  di diversi stabilimenti, ove la compressione salariale sia maggiore, magari dopo aver usufruito di Pubblici contributi.

Ora in questa Roma, dove la sedimentazione delle contraddizioni è ovviamente enorme, capita ad una categoria come i tassisti, fare i conti con l’enorme potenza di una azienda dal capitale liquido e globalizzata come la UBER. La ricetta è sempre la stessa: prevede un lavoro culturale “a monte”.

Ma francamente, credo sia preistorico e tipico sinistrese, affrontare il discorso da un lato volontaristico-idealista: in fondo post-utopista. Ovvero ammettere la banalità del tasso di diffusione ed endemico del consumismo e della ideologia del cittadino utente globale, schizofrenicamente  opposto alla sua condizione sociale e ruolo nel mercato e nella relativa collocazione di classe e lavorativa o come riserva di essa.

In sintesi: quale senso ha dire che i “tassinari “,( dialettalmente)  si comportino esattamente come  i loro critici, magari loro utenti, che se non in casi eccezionali non fan parte certo di classi disagiate, (magari destinati a treni pendolari e bus e metro –bestiame) ?

Quando magari scelgono Ryanair? O si avvelenano al discount o vedono su SKY Roma e Lazio? La loro colpa è di non essere schiavi come ad Almaviva, o non accorgersi dello smantellamento del proprio stabilimento, rimontato magari ad est ? State tranquilli: saranno ridotti o correranno il rischio anche loro di una neo-schiavitù, anzi, già il processo è iniziato.  E così, dopo Alitalia, la Fiat e decine di grandi fabbriche e situazioni, ora è anche il turno dei tassisti: brutti, coatti, cattivi, e fascistoidi.

Forse un pizzico di buon senso, non dico la conoscenza del vero scontro in atto oggi, la competizione globale, la crisi capitalista strutturale e la oramai caduta (libera) del saggio di profitto , dovrebbero suggerire, senza fatica, da che parte stare ed a cosa dare priorità politica.

E mentre i tassisti vengono colpiti da un martellamento mediatico, che si sofferma, giustamente dal punto di vista nemico ( sono pagati dal padrone trans-nazionale , non da noi), sugli aspetti folcloristico violenti, inquadrando saluti romani e megafonini tricolori e tirapugni, e qualche noto volto, un silenzio assordante di solidarietà  o il disprezzo prodotto da un antifascismo da tifo e di pancia, lascia da soli i brutti e sporchi tassisti romani e italiani.

Intanto UBER  brinda e gongola e assapora nuovi profitti, nuovi sfruttamenti … futuri disservizi a ricaduta. Questo mentre attualmente i tassinari debbono rispondere a delle logiche calmierate e di indirizzo generale; non dipendenti dalla logica liberista ma da un impronta di piano pubblico utile. Dietro Uber e similari agisce la potenza, oltreché finanziaria, di una chiara logica di pubblicità di parte, ove chi si presenta bene e crea l’illusione di risparmio ed efficienza, alla fine costa il triplo e ti offre un terzo.

Quale immane fatica  ci vuole a comprendere che se magari, sigle sindacali di base, presenti tra i lavoratori dei taxi ed altri, fossero stati egemoni e presenti, quelle strumentalizzazioni sarebbero state certamente in scala ridotta, e magari la protesta sarebbe stata più incisiva e scadenzata e allargata?

La politica da che mondo è mondo occupa gli spazi lasciati liberi: un ritornello che purtroppo debbo spesso ripetere. Più una certa area, piccola rispetto a quello che consiste il popolo degli “straccioni “, attacca questa ultima, più aliena a se ogni prospetto egemonico anti-capitalista: gioca al conflitto! Non fa sul serio; lo rappresenta e testimonia, proiettandolo nella sfera celeste, con i suoi guru incartapecoriti, incantati in pedissequi ritornelli: un poco come Mieli, Caprarica, De Benedetti e tutte le beneamate colonne del sostegno “tolemaico- oscurantista “ alla UE.

Certo, i tassisti non sono esattamente gli eroici operai della FIOM, mobilitati contro gli accordi capestro di Marchionne anni fa, non sono le acciaierie Putilov o la Breda del1943 in sciopero, ma regalarli al nemico, ai fascisti velleitari ed al massacro sociale, isolandoli per qualche infiltrazione, tra l’altro da tempo attiva e inosservata, è un madornale errore di ottusità politica: di livore e refuso di stomaco. Occorre invece ragionare…altro che litanie sul populismo o il corporativismo senza contestualizzazione ed oggettività. Senza logica.  Ecco perchè il nostro compagno Astolfo, con il suo ippogrifo si è recato sulla Luna per tentare di riprendere il senno di tanta sinistra nominalmente anticapitalista, di fatto silente o non rivolta verso il vero nemico, le multinazionali, il CETA, la UE, l’Euro.

Non possiamo voltarci dall’altra parte. Oggi il palazzo del PD è  la nuova reggia di Versailles.

 

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