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I provvedimenti di Donald Trump hanno diviso gli analisti internazionali. Da un lato c’è chi, come il filosofo marxista Inaki Gil de San Vicente, denuncia la ‘’strategia del terrore’’ di Trump’’, cioè una sorta di islamofobia finalizzata ad uso geopolitico e figlia della balorda teoria dello ‘’scontro fra civiltà’’. Dall’altra parte il geografo marxista Manlio Dinucci ha rilevato che:
‘’Si ignora il fatto che negli Usa il bando blocca l’ingresso di persone provenienti da quei paesi — Iraq, Libia, Siria, Somalia, Sudan, Yemen, Iran — contro cui gli Stati uniti hanno condotto per oltre 25 anni guerre aperte e coperte: persone alle quali sono stati finora concessi i visti d’ingresso fondamentalmente non per ragioni umanitarie, ma per formare negli Stati uniti comunità di immigrati (sul modello di quella dei fuoriusciti cubani anti-castristi) funzionali alle strategie Usa di destabilizzazione nei loro paesi di origine. I primi ad essere bloccati e a intentare una class action contro il bando sono un contractor e un interprete iracheni, che hanno collaborato a lungo con gli occupanti statunitensi del proprio paese’’ 1
Il razzismo e l’islamofobia dell’amministrazione Trump sono sotto gli occhi di tutti ma una domanda sorge spontanea: quali iraniani sarebbero interessati ad andare a vivere negli Usa? Di certo nessun sostenitore della Rivoluzione khomeinista. Manlio Dinucci mette in risalto un aspetto fondamentale della questione: i gruppi (più o meno organizzati) di musulmani che vanno a vivere ( ripeto: vanno a vivere ) negli Usa, provenienti da paesi (che svolgono un ruolo antimperialista) come l’Iran e lo Yemen, sono il più delle volte funzionali alle strategie Usa di destabilizzazione nei loro paesi di origine. Storicamente è sempre stato così e le diaspore sono sempre state grandi nemiche delle lotte antimperialiste perché sradicano gli esuli dalle istanze sociali, che comunque hanno sempre una base nazionale, delle comunità di origine.
Le manifestazioni contro il veto di Trump rimuovono (a) l’origine sionista della politica razzista della nuova amministrazione Usa, concentrandosi soltanto sulla questione dei diritti civili. Quale Islam vogliono difendere gli attivisti che sfilano, con bandiere colorate ed arcobaleni ( cosa di per sé imbarazzante ), per le strade di Roma? Quello dei Fratelli Musulmani spalleggiati da Amnesty International e magari anche dallo speculatore Soros?; (b) la continuità delle politiche di Trump con quelle di Obama, di Bush e dei Clinton. Trump disprezza, con un razzismo volgare, gli yemeniti (e chi scrive è un sostenitore attivo della Resistenza di Ansarola), ma Obama aveva già devastato quel paese a suon di bombardamenti. Dove erano, negli anni passati, quei manifestanti?
La reazione dell’Iran è politicamente legittima: Trump sta spalleggiando l’imperialismo israeliano nel tentativo di muovere guerra alla Repubblica Islamica Iraniana, di fatto il bastione – da Ansarola agli Hezbollah – di tutte le Resistenze antimperialistiche dell’intera area mediorientale. Le condanne di Correa ed Evo Morales sono ben formulate: se Trump proverà a ripristinare la vecchia Dottrina Monroe (mai realmente abbandonata dagli USA) troverà la Resistenza dei popoli latino-americani. Ma coloro che manifestano dietro le bandiere di Amnesty International, cosa chiedono? Qualcuno di loro ha mai attaccato il sionismo israeliano, rivendicando il dovere della Comunità Internazionale di disarmare Israele e liberare i prigionieri politici palestinesi? Purtroppo nessun attivista anti-Trump ha denunciato la vergognosa amicizia del populista di destra Trump col neonazista Naftali Bennet. Evidentemente, alla ‘’sinistra per bene’’ queste cose non interessano.
Gli attivisti ‘’radical’’ dicono a gran voce che ‘’l’America non è questa’’, ma in realtà gli Usa (gli Usa e l’America non possono essere sovrapposti) sono anche e in larga parte un paese xenofobo e razzista che poggia le sue fondamenta sul – negato – genocidio dei nativi americani (e sulla riduzione in schiavitù degli africani). Trump non si è inventato nulla e forse ignora come l’eugenetica, pseudoscienza di cui si servirono i nazisti, nasca proprio nella sua patria.
Lo scorso anno scrivevo che:
‘’I gruppi neonazisti nel 2008 erano 159 e in soli tre anni sono saliti a 1274. Questi i nomi delle organizzazioni più famose: American front, American guard, Hammerskins, National alliance, National socialist american labor party, National socialist vanguard, Nsdap/Ao, White aryan resistance. Il fascismo ed il nazismo sono state due brutali dittature capitalistiche. Poco studiato è il razzismo antiafricano del regime mussoliniano la cui ideologia, specie dopo il 1945, è stata in una qualche misura assimilata dall’imperialismo nord-americano. Anche il massacro di Ferguson affonda le sue radici in un determinato brodo di coltura (appunto il razzismo molto diffuso negli USA) e sarebbe errato pensare che questo fenomeno non abbia nessun legame con l’ideologia che sta alle spalle della politica imperialistica nordamericana’’ 2
Trump si è soltanto messo alla testa di quel movimento reazionario che Obama, Bush e Clinton hanno creato con il loro sciovinismo funzionale a soddisfare gli interessi del complesso militar-industriale. Donald Trump è in fondo la prosecuzione (e la conseguenza) dell’ipocrisia di Obama, non una contrapposizione al ‘’multiculturalismo’’ che gli Usa, in realtà, nella sostanza, non hanno mai veramente conosciuto. Il neoeletto presidente è, come ha scritto Mumia Abu Jamal, il “Presidente della Paranoia”, un bullo di estrema destra che mostra, a chi lo vuole vedere, quello che è stato anche il vero volto di Obama: un guerrafondaio che – in compagnia di Hillary Clinton – durante tutto il suo mandato non ha fatto altro che seminare guerre e destabilizzare stati sovrani.
Nel 2016 la polizia Usa ha ucciso oltre 800 neri (col plauso di Obama?); l’America è questa ma non solo. Gli Usa nella loro storia hanno sterminato milioni di pellirosse e condotto centiaia di guerre di aggressione coloniali e imperialiste. Lo storico marxista Domenico Losurdo ha ricordato:
‘’E’ ormai noto il debito che il Terzo Reich contrae nei confronti degli Usa, dove la nuova ‘scienza’, inventata nella seconda metà dell’Ottocento da Francis Galton (un cugino di Darwin), conosce una grande fortuna. Ben prima dell’avvento di Hitler al potere, alla vigilia dello scoppio della prima guerra mondiale, vede la luce a Monaco un libro che, già nel titolo, addita gli Stati Uniti come modello di ‘igiene razziale’. L’autore, vice-console dell’Impero austro-ungarico a Chicago, celebra gli Usa per la ‘lucidità’ e la ‘pura ragion pratica’ di cui danno prova nell’affrontare, e con la dovuta energia, un problema così importante eppur così frequentemente rimosso: violare le leggi che vietano i rapporti sessuali e matrimoniali misti può comportare anche 10 anni di reclusione e, ad essere condannabili, oltre ai protagonisti, sono anche i loro complici. Ancora dopo la conquista del potere da parte del nazismo, gli ideologi e ‘scienziati’ della razza continuano a ribadire: ‘Anche la Germania ha molto da imparare dalle misure dei nord-americani: essi sanno il fatto loro’. E’ da aggiungere che non siamo in presenza di un rapporto a senso unico. Dopo l’avvento di Hitler al potere, sono i seguaci più radicali del movimento eugenetico americano a guardare come ad un modello al Terzo Reich, dove non poche volte si recano in viaggi di studio e di pellegrinaggio ideologico’’ 3
Anche questo sono gli Usa: ‘’un meraviglioso paese del futuro’’, secondo Alfred Rosenberg, l’ideologo di Hitler. In fondo, se vuole essere un coerente e “buon” presidente americano, Trump, in fondo, ha ancora molto da imparare da Obama…
http://www.voltairenet.org/article195152.html
https://www.linterferenza.info/esteri/lamerica-di-obama-fra-razzismo-neonazismo-e-ingiustizie-sociali/
http://www.kelebekler.com/occ/losurdo.htm