L’assassinio dell’ambasciatore russo, Andrej Karlov, ad Ankara, ha suscitato una reazione composta ma ugualmente decisa da parte del Presidente Vladimir Putin: “Dobbiamo sapere chi ha dato gli ordini”, ha dichiarato il leader russo permettendoci di capire che la Russia non si sarebbe astenuta dall’avanzare contromosse verso, si sa già, i settori d’intelligence filo-NATO della Turchia. Aleksei Pushkov, responsabile della commissione esteri della Duma, è andato ben oltre mettendo da parte le tradizionali ritualità diplomatiche: “E’ stata un’azione pianificata…ed è altamente probabile che ci siano dietro elementi dei servizi della NATO. E’ una vera provocazione e una sfida per la Russia” 1. I giornali italiani non hanno fornito nessuna informazione utile agli analisti ma Scott Bennet, ex ufficiale dell’esercito Usa responsabile della Guerra Psicologica, ha dichiarato: “Questa è la tipica azione di elementi ‘terzi’ (third party elements) come il Mossad israeliano e Netanyahu, o genuini simpatizzanti IS per alienare Russia e Turchia”. Il vile assassinio, rivendicato dal Fronte Jabat Al Nusra, non è il gesto sconsiderato d’un pazzo isolato ma dobbiamo inquadrarlo come un crimine politicamente rilevante, un atto di rappresaglia subito dopo la vittoria russo-siriana contro i tagliagole islamisti che avevano occupato Aleppo Est. L’occidente, ipocritamente, si ostina a non voler chiamare i suoi “bravi ragazzi’’, o ‘’ribelli’’ per quello che sono: terroristi e null’altro.
Perché l’ambasciatore russo non aveva una adeguata protezione? Il sito Analisi Militares ci fornisce una importante informazione: ‘’Ciò che è emerso è che da più di 10 anni Ankara non consente la protezione armata dei diplomatici russi in Turchia. Questo compito dovrebbe essere dell’unità speciale ‘Zaslon‘ dell’SVR russo, ma ancora a più di 10 anni, non è autorizzata a svolgerla nel territorio turco. I commenti del funzionario intervistato in questo articolo non sbagliano. Zaslon non aveva il permesso di proteggere le spalle all’ambasciatore durante il discorso e anche se era protetto da due membri dell’unità ai fianchi, non potevano rispondere a qualsiasi minaccia’’ 2. Quindi Erdogan è indirettamente responsabile: (1) il presidente turco ha infiltrato mercenari islamisti nei gangli vitali dello Stato; (2) l’accaduto dimostra che – pur volendo, ma ne siamo certi? – Erdogan non è capace ( oppure non è nelle condizioni ) di dialogare con la Russia. Questo ha favorito l’azione degli elementi filo-NATO dell’intellingence turca.
Chi è il vero mandante? Alcuni analisti statunitensi l’hanno individuato direttamente in Obama. Il 16 dicembre Obama aveva emesso una vera e propria minaccia di morte contro la Russia in perfetto stile mafioso: “Non c’è dubbio che quando un governo straniero cerca di avere un impatto sull’integrità delle nostre elezioni, è necessario che intraprendiamo qualche azione. E lo faremo, a tempo e luogo di nostra scelta. Qualcuna sarà esplicita e pubblicizzata; qualcun’altra potrà non esserlo” 3. Insomma, un vero e proprio delirio che il liberale Lyndon LaRouche commenta in modo estremamente severo: “Quelle parole nella sua bocca sono […] una minaccia di assassinio contro personalità importanti. Perché questo è ciò che a Obama ha insegnato il suo patrigno ed è il modo in cui Obama ha operato”. Domanda: Obama vuole eguagliare la russofobia di Hillary Clinton?
Una parte dell’intellingence russa ha indicato come possibile mandante Gulen, accusato, non si sa se in modo fondato, da Erdogan, come organizzatore del fallito golpe di luglio. Il canale HispanTV pubblica, in spagnolo, una analisi documentata:
‘’ Mientras siguen avanzando las pesquisas sobre el asesinato del embajador ruso en Turquía, Andrei Karlov, ocurrido el pasado lunes, una fuente de alto rango en la Presidencia turca declaró el jueves al diario local Daily Sabah que Rusia barajará la petición de extradición de Gülen una vez finalizadas las investigaciones.
“Los rusos están convencidos de que FETÖ (organización terrorista Fethulá Gülen; el nombre con el que Ankara designa a la cofradía gülenista) está detrás del asesinato del embajador ruso. La parte rusa también podrá iniciar el proceso de extradición de Gülen de Estados Unidos”, afirmó la fuente.
Los rusos están convencidos de que FETÖ (organización terrorista Fethulá Gülen; el nombre con el que Ankara designa a la cofradía gülenista) está detrás del asesinato del embajador ruso. La parte rusa también podrá iniciar el proceso de extradición de Gülen de Estados Unidos”, afirmó una fuente turca.
Según la fuente, que prefirió el anonimato, esto significa una “guerra global contra FETÖ” y que Washington ya no podrá seguir haciendo caso omiso a la petición tanto de Turquía como de Rusia.’’ 4
Il FETO è legatissimo alla Fondazione Clinton quindi si ritorna alla domanda iniziale: Obama ed Hillary Clinton sono i veri mandanti dell’assassinio? Il tutto non sarebbe potuto avvenire se Erdogan non avesse islamizzato lo Stato turco, quindi abbiamo la responsabilità del trio Obama, Clinton, Gulen e quella di Erdogan? L’ipotesi potrebbe essere credibile. Una cosa è certa: colpire Gulen significa colpire Hillary Clinton, la Regina del Caos. Domanda: Killary è ancora in grado di dare ordini? Risposta: purtroppo sì e la sua mano è molto più lunga di quella d’una marionetta come Obama.
I ‘’giochi’’ geopolitici sono interessanti ma, molto spesso, anche poco realistici, e per questo il giornalista Fulvio Grimaldi si chiede ‘’a che gioco gioca Erdogan ?’’. Il suo lungo articolo merita una citazione perché ci apre gli occhi sulla fallacia di un certo geopoliticismo acritico:
‘’Mentre è evidente il coordinamento tra l’assassinio inteso a mandare in frantumi l’eventuale avvicinamento di Ankara a Mosca e a sabotare l’intesa a tre per uscire dal marasma mediorientale e, poche ore dopo, l’attentato al mercatino di Natale berlinese che doveva spostare su quest’ultimo l’attenzione e il turbamento dell’opinione pubblica, meno chiare appaiono le mosse di Erdogan. Proviamo a mettere insieme la spedizione congiunta russo-turco-iraniana per la pace, il perdurante flirt Ankara-Mosca, le accuse di Erdogan al rivale ospitato negli Usa, Fethullah Gulen, sia per il golpe, sia per l’omicidio di Karlov, dove Gulen sta per Cia, e poi l’assalto turco ad Al-Bab, città di 60mila abitanti posta tra Aleppo e il confine turco. L’operazione “Scudo dell’Eufrate”, lanciata dal principale padrino dell’Isis nella regione per impedire il congiungimento tra i cantoni a maggioranza curda in Siria, ma soprattutto per rubare territorio alla Siria e farlo ottomano, aveva già conquistato la vicina Manbij. La direttrice è chiara: dal confine turco a Nord va dritta come un fuso verso Aleppo passando per Manbij e Al-Bab’’ 5
La Turchia è intervenuta in Siria violando il diritto internazionale quindi si tratta di una vera e propria aggressione, come ha dichiarato il presidente siriano Bashar Al Assad. Erdogan non dismetterà il progetto neo-ottomano, mentre Siria ed Iran non possono abbandonare l’Asse della Resistenza. Due progetti contrapposti destinati a scontrarsi. .
http://www.maurizioblondet.it/mandanti-ankara-lasciato-la-firma/
https://aurorasito.wordpress.com/2016/12/22/perche-lambasciatore-russo-ad-ankara-non-aveva-unadeguata-protezione/
http://movisol.org/le-responsabilita-di-obama-negli-attentati-del-19-dicembre/
http://www.hispantv.com/noticias/turquia/328143/moscu-pedir-eeuu-extradicion-opositor-turco-gulen-karlov
http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2016/12/berlino-la-vittima-buona-dei-cattivi.html
Foto: Panorama