Google e Facebook, che dominano la distribuzione dell’informazione sul web e sul mobile, dichiarano che adotteranno una politica “anti bufala”. Verranno pubblicate solo notizie vere. Domanda, chi è che deciderà cosa è vero e cosa è falso, indirizzando milioni e milioni di persone? Sul tema anche Ponzio Pilato ebbe alcune difficoltà. Risposta: un algoritmo supportato dall’intervento umano. Quindi ci sarà un pool di giovanotti e signorine, suppongo pochi, concentrati geograficamente, connotati culturalmente, dipendenti di un’azienda privata e, in quanto dipendenti, tenuti ad eseguire gli ordini che arrivano dall’alto, che avranno al responsabilità di orientare, dal punto di vista della “verità”, il popolo del web a livello mondiale.
Questa cosa non mi piace. E’ tipico dei poteri autoritari impugnare la lotta contro il caos per eliminare ogni voce dissidente. Fu fatto anche in Italia un po’ di tempo fa, rendendo la vita impossibile alle radio libere e alle tv private. Il risultato fu il duopolio Rai-Mediaset, che ha segnato un abbassamento dei livelli culturali, il trionfo della tv spazzatura ed una omologazione al ribasso dell’informazione.
Senza la confusione del web, che ospita voci indipendenti a costo zero o quasi, oggi vivremmo in una dittatura. Ed il rischio di bollare una posizione semplicemente eretica con la dizione “falso” è enorme.
Il web è caotico? Zuckerberg e soci rispondono: mettiamoci dei guardiani, diamo regole, sopprimiamo quel che non è orientato secondo i nostri canoni. Perdonatemi se sarò un tantino retrò, ma la libertà è anche far parlare gli idioti. Alle volte è una cosa fastidiosa da sopportare, ma che garantisce anche l’espressione della libertà dei meritevoli. La vicenda statunitense di Larry Flynt, editore del periodico Hustler, ne è il massimo esempio.
Potrà sembrarvi paradossale, ma le bufale, e non gli algoritmi ed i guardiani del web, sono l’unica garanzia della nostra libertà di espressione.