Portaerei USA nel Mar Cinese meridionale
Foto: archive.piovegovernoladro.info
Non sono un simpatizzante della Cina e non penso affatto che quel paese sia sulla via della costruzione del socialismo, come sostengono alcuni. Al contrario, penso che la Cina sia un paese capitalista, anche se non (o non ancora) imperialista, sia pure con caratteristiche proprie inevitabilmente determinate dal contesto storico e culturale di quel paese. Lo stesso identico discorso può essere fatto per altri paesi e altri contesti, sia pure culturalmente completamente diversi fra loro; dalla Russia all’Arabia Saudita, dal Qatar alle Filippine, dall’Indonesia al Giappone, dalla Thailandia al Kuwait e via discorrendo. Del resto il capitalismo è il sistema economico o, se preferite, il rapporto di produzione dominante a livello planetario, anche se io credo che ormai sia molto di più di questo data la sua straordinaria capacità di occupare, condizionare e addirittura plasmare le menti delle persone. Naturalmente, mi guardo bene dal semplificare o dal fare di ogni erba un fascio e sono perfettamente consapevole della complessità del tema che mi riprometto di affrontare in altro momento.
Per ora, l’oggetto della breve riflessione è un altro.
Mi sono imbattuto, del tutto casualmente, in questo articolo: http://www.linkiesta.it/it/article/2016/09/30/le-isole-artificiali-cinesi-possono-diventare-un-grosso-problema-per-i/31941/
Ora, al di là del parallelismo del tutto improvvido, fuori luogo e decisamente stucchevole sotto ogni punto di vista con il nazismo (la tesi è che i cinesi stiano alla ricerca del loro “spazio vitale” come i nazisti nel secolo scorso…), l’articolo è da guinness dei primati per quanto riguarda il tasso di ipocrisia.
Si rimprovera alla Cina – che non dispone di nessuna base militare fuori dei propri confini – di aver costruito alcune isole artificiali nelle proprie acque territoriali dove verrebbero dislocate delle postazioni militari dotate di sistemi missilistici in grado di raggiungere le (innumerevoli) basi e portaerei strategiche americane in Asia e nel Pacifico. Tutto ciò anche se il governo cinese ha smentito di voler militarizzare quelle isole.
Anche ammettendo che Pechino racconti una balla e che effettivamente l’intenzione sia quella di voler adibire quelle isole ad avamposti militari (cosa peraltro del tutto legittima dal momento che si tratta delle loro acque territoriali), suona ipocrita e falso anche solo l’aver sollevato la questione.
Gli USA sono un impero mondiale, dispongono di circa un migliaio di basi militari dislocate in tutto il mondo (di cui qualche centinaio in diversi paesi satelliti asiatici proprio con lo scopo di circondare la Cina), senza contare la sua enorme flotta di portaerei e sommergibili nucleari (a cui si debbono aggiungere gli eserciti e le flotte delle potenze alleate, a cominciare dalla Gran Bretagna, dalla Francia e da Israele) e si ha pure la faccia tosta di “denunciare” la presunta ricerca di “spazio vitale” da parte della Cina, e sul proprio territorio!
Siamo veramente alla frutta, come si suol dire. O meglio, siamo alla vera e propria costruzione di una realtà artificiale o immaginaria da parte dei media. E il bello (si fa per dire…) è che il giornale in questione si definisce “indipendente, libero da ideologie e da posizioni precostituite”: http://www.linkiesta.it/it/chi-siamo/
E va bè, non ci aspettiamo nulla di diverso, però per lo meno si abbia il buon gusto di non parlare di indipendenza e di ammettere che si sta portando acqua al proprio mulino.